CLAUDIO CERASA E GIULIANO FERRARA
Estratto dell'articolo di Claudio Cerasa per "il Foglio"
Uno splendido giudice, che ringraziamo, qualche giorno fa ha depositato al tribunale di Roma una sentenza piuttosto gustosa.
Una sentenza che riguarda questo giornale, sì, ma che riguarda più in generale un lato interessante dello stato di diritto: il diritto, per l’appunto, di non considerare i magistrati come delle entità intoccabili e non criticabili. In sintesi estrema: sì, cari magistrati, care vestali del diritto, le sentenze si possono commentare. La storia è questa.
Il 30 giugno del 2020, su queste pagine, l’elefantino, Giuliano Ferrara, ha scritto un articolo formidabile su un grande scandalo italiano. Titolo: “Le porcherie rimosse contro Berlusconi”. Svolgimento: sette anni dopo il verdetto definitivo per frode fiscale contro il Cav., sette anni dopo la sentenza Esposito, dal nome del presidente del collegio giudicante della sezione feriale, sette anni dopo la sentenza in conseguenza della quale Berlusconi fu cacciato dal Senato della Repubblica, un relatore di quella sentenza, il compianto giudice Amedeo Franco, ammise, in una conversazione registrata mentre parlava con Berlusconi, che quel verdetto fu da lui giudicato “una porcheria”.
[...] Poco tempo dopo quell’articolo, i magistrati che si sono sentiti chiamati in causa hanno scelto di citare in giudizio questo giornale [...] e secondo i due magistrati attori, il Pres. Dott. Antonio Esposito e il Cons. Dott. Claudio D’Isa, quello del Foglio sarebbe stato, aperte virgolette, “un brutale e volgare attacco portato violentemente nei confronti sia, in primo luogo, del Presidente Esposito sia del Cons. D’Isa” [...].
Questo giornale, in sede di difesa, ha spiegato di aver semplicemente esercitato, in modo a nostro avviso legittimo, il diritto di critica [...].
amedeo franco sulla condanna berlusconi 9
Il 9 gennaio il tribunale di Roma ha dato ragione al Foglio ma la ragione per cui abbiamo scelto di parlare di questa storia riguarda qualcosa di più importante del Foglio. [...] Il tribunale ricorda [...] che il diritto di critica si differenzia dal diritto di cronaca poiché non si concretizza nella narrazione di fatti ma nell’espressione di un’opinione, “che come tale non può pretendersi rigorosamente obbiettiva, posto che la critica, per sua natura, non può che essere fondata su una interpretazione, necessariamente soggettiva, di fatti e comportamenti”.
[...] E qui arriva la riflessione più interessante. Se è vero, scrive il tribunale, che il diritto di critica, nelle sue più varie articolazioni costituisce espressione della libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 della Costituzione). [...] E’ anche vero che la critica, “oltre che in forma di pacata espressione di una valutazione personale dell’autore”, può esprimersi, legittimamente, “anche in forma di aperto dissenso”.
E questo vale, scrive il tribunale, anche per quanto riguarda “il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti dei magistrati” [...].
ANTONIO ESPOSITO 1 amedeo franco sulla condanna berlusconi 8