Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Arturo Brachetti ha una casa magica. Esci dall’ascensore e ti trovi in vicolo dei Bordelli. Un raggio di sole entra da una feritoia e illumina la porta di mattoni, oltre la quale si apre il più grande tempio dedicato alla divinità locale: il proprietario e il suo ego. Niente è come sembra: quello che pare vero non lo è, e viceversa. Due tigri in peluche a grandezza naturale si annoiano sui divani, mentre una terza prepara un’imboscata ai visitatori.
Dei tre bagni, uno sembra una cappella medioevale con tanto di icona dedicata al santo Francessus protettore degli stitici; uno si ispira a Keith Haring e dal rubinetto esce acqua di colore diverso se è calda o fredda; il terzo è magrittiano, con il cielo in una stanza e una riproduzione di Le Grand Siècle che mostra Brachetti di spalle. Il padrone di casa compare anche sotto forma di marionetta, trompe-l’œil, sotto una campana di vetro. Per non dire dei manifesti degli spettacoli che tappezzano lo studio. Dalla vetrata in cucina si apre la meraviglia di Torino: la Cupola del Guarini con la Sindone, Palazzo Reale, la Mole, la Chiesa dei Cappuccini, Palazzo Madama e la Chiesa di San Lorenzo.
Trasformista, illusionista, attore, regista. Dove tiene i costumi?
«In un magazzino fuori Torino: sono 450, ogni tanto vado a respirare la storia che hanno catturato. Alcuni li ho indossati una volta sola. Li conservo tutti perché sono pieni di trucchi».
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E il costume da prete?
«Grazie a quello un brigadiere non mi fece la multa mentre andavo a 70 all’ora su una strada da 50. Un’altra volta, con la complicità dei miei fratelli, andai a trovare mia zia per l’estrema unzione; lei aveva gli occhiali sul comodino, non mi riconobbe e cominciò a gridare: “Non sono ancora morta!».
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Pensa di essere apprezzato più all’estero che in Italia?
«Ma no, mi sento molto appagato. L’unica cosa che mi fa un po’ di tristezza è che la televisione italiana, tutta, al di là di grandi complimenti non mi ha mai proposto un One Man Show ».
E se glielo offrisse una piattaforma a pagamento?
«Bello! Però, anche lì... Ci sono colleghi che hanno fatto molto meno di me, venduto molti meno biglietti in Europa, e hanno i loro speciali».
Della sua vita sentimentale non si sa nulla. Perché?
«Per i miei spettatori io non ho sesso, sono come il personaggio di un popup».
È innamorato?
«Sì, da tredici anni».
Di un uomo o una donna?
«Non glielo dico, altrimenti lo scrive. Negli anni ‘70-’80 la sessualità era molto più libera di adesso e tutti abbiamo sperimentato un po’ tutto, quindi anche io ho avuto delle relazioni sia di qua che di là».
L’Aids stava arrivando.
«Per fortuna mia quando a Parigi vivevamo quella libertà sessuale sfrenata, non ho mai partecipato alle mega serate di orge: l’angelo custode mi ha evitato questo pegno».
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Il primo film?
« Mary Poppins . Confesso che quando lo riguardo, la scena della vecchietta davanti alla cattedrale mi frega sempre e mi commuovo».
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arturo brachetti foto di bacco (1)