UNA BERSAGLIERA REPORTER – NEGLI ANNI ’60, SU INVITO DELLA RIVISTA “LIFE”, GINA LOLLOBRIGIDA SCATTÒ OLTRE 20MILA FOTO IN GIRO PER L'ITALIA. E ARRIVÒ A IMMORTALARE ANCHE I MAFIOSI AL CONFINO A LINOSA, COMPRESO IL BOSS ANGELO LA BARBERA. POI RACCONTÒ: “SONO STATI TUTTI GENTILISSIMI CON ME, DEI VERI SIGNORI” – NELL’OBIETTIVO DELLA LOLLO FINIRONO, TRA GLI ALTRI, MARISA SOLINAS NUDA SU UNA FINESTRA DI VENEZIA, FEDERICO FELLINI SUL SET DI “ROMA” E IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA GUIDO CARLI – VIDEO

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Estratto dell’articolo di Elvira Serra per “Sette - Corriere della Sera”

 

gina lollobrigida alla presentazione di una mostra a milano nel 1964 gina lollobrigida alla presentazione di una mostra a milano nel 1964

[…] Gina Lollobrigida voleva essere ricordata come artista. Scultrice, fotografa, perfino cantante, perché ne La donna più bella del mondo, dove aveva impersonato Lina Cavalieri, era stata lei a intonare le arie della Tosca, con buona pace del New York Times che dopo averla sentita aveva osservato: «Gina canta con una voce meravigliosa, peccato non sia sua».

 

[…] Il giorno che è morta, il 16 gennaio scorso, un altro evento aveva monopolizzato le agenzie di stampa: l’arresto del boss siciliano Matteo Messina Denaro. E se un filo invisibile collega i due eventi, lo dobbiamo riavvolgere indietro di 52 anni, quando Gina, reporter in incognito, ritrasse il boss palermitano Angelo La Barbera nel suo esilio di Linosa mentre accendeva una sigaretta ad un carabiniere davanti a un muretto a secco.

 

gina lollobrigida con la mascherina mentre scatta le foto in una sala operatoria gina lollobrigida con la mascherina mentre scatta le foto in una sala operatoria

«Sono arrivata una mattina, intirizzita dal freddo», aveva raccontato. E dei mafiosi, che stavano scontando lì la loro pena: «Sono stati tutti gentilissimi con me, dei veri signori». Quella di Linosa era una tappa del reportage durato due anni, cui erano seguiti dieci mesi di postproduzione, durante i quali l’attrice, seguendo l’incoraggiamento della rivista americana Life, aveva perlustrato la Penisola in lungo e in largo, percorso trentamila chilometri, fuso una Fiat 124, perso cinque chili e scattato più di ventimila foto.

 

Al suo fianco, l’amico fotografo Roberto Biciocchi, che più di una volta l’aveva ritratta sui set. Nel bagagliaio gli attrezzi del mestiere: Nikon, Leika, Linhof, Hasselblad. E una valigia con i travestimenti: noccioli di prugna da mettere tra i denti e la mascella per cambiare i lineamenti, occhialoni con lenti spesse da miope, parrucche vaporose, jeans sdruciti e gonnellone, tutto il necessario per farla passare per una fricchettona hippy, e far dimenticare la diva abituata a chiudere i set americani con una visita da Bulgari […]

 

boss angelo la barbera a linosa foto di gina lollobrigida boss angelo la barbera a linosa foto di gina lollobrigida

Il libro uscì alla fine del 1972, si chiamava Italia mia, in meno di un’ora una libreria di Genova ne vendette cento copie. La prefazione l’aveva firmata Alberto Moravia, che le scrisse: «Sei riuscita a esprimere con esattezza fotografica la fedeltà degli italiani alla loro immagine originaria».

 

E non sappiamo se fosse proprio un complimento fino in fondo o un commento per luoghi comuni, ma certifica sicuramente l’impegno e lo sguardo della professionista, distaccata e abile sia che ritraesse dall’alto il suo paese d’origine, Subiaco, con la popolazione riunita nel campo sportivo, o Marisa Solinas nuda su una finestra di Venezia, il regista Federico Fellini sul set di Roma o «il sarto» Valentino sotto una tenda come un re tra le cortigiane, Audrey Hepburn sull’Isola Tiberina assieme al marito Andrea Dotti e gli operai della Fiat negli stabilimenti di Torino […].

 

Pure il governatore della Banca d’Italia Guido Carli si fermò davanti al suo obiettivo: lei lo ritrasse accanto a una cassaforte vuota del Cinquecento, per uno scatto originale.

 

 

ITALIA MIA LIBRO FOTOGRAFICO DI GINA LOLLOBRIGIDA ITALIA MIA LIBRO FOTOGRAFICO DI GINA LOLLOBRIGIDA

[…] Italia mia vinse il Premio Nadar e Gina Lollobrigida continuò a scattare foto. Girò 24 Paesi per i suoi reportage. Nel 1983 aveva addirittura aperto uno studio fotografico a Roma, annunciando la sua nuova attività imprenditoriale. Ritrasse Paul Newman in una pozza di ghiaccio, Indira Gandhi nel giardino della sua casa mentre giocava con i nipoti. Nel suo portfolio c’erano Jurij Gagarin, Fidel Castro (che la ospitò per 12 giorni a Cuba) ed Eugeni Eytushenko.

 

Lo storico dell’arte Philippe Daverio, che ne curò una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, elogiò la sua «genialità nel fare tante cose benissimo e con naturalezza». Del resto, se anche il Carnavalet di Parigi aveva voluto ospitare le sue foto nel 1983, questo provava il fatto che i suoi scatti non erano un capriccio da diva. Il capo della Dolby, pochi anni fa a Los Angeles, le riconobbe il merito di essere stata antesignana del Photoshop: da un falegname ingegnoso si era fatta fare un macchinario per correggere le foto, sovrapponendole 7-8 volte. Lei gongolò. […]

 

abitanti di subiaco fotografati da gina lollobrigida abitanti di subiaco fotografati da gina lollobrigida

La Bersagliera non desiderava che si disperdesse il suo patrimonio artistico. Per questo, nel 2018, aveva istituito con la legale Francesca Romana Lupoi il Trust Gina Lollobrigida, anche per dare seguito alle sue volontà testamentarie messe per iscritto il 5 gennaio 2017. «Lego a Horatio Pagani e Andrea Piazzolla le opere d’arte da me realizzate con l’onere di far conoscere e valorizzare la mia attività artistica attraverso la promozione e organizzazione di mostre nelle quali tali opere dovranno essere esposte nei più prestigiosi musei del mondo.

 

Desidero che tali opere non siano vendute, ma autorizzo espressamente i legatari a riprodurre le opere stesse mediante la realizzazione di copie temporanee o durevoli, su supporti materiali o digitali».

 

gina lollobrigida fotografa 1 gina lollobrigida fotografa 1

Lupoi ha inventariato tutti i pezzi: 54 sculture, 24 ritratti e 282 fotografie. Spiega: «Ci teneva che il gestore del Trust, il Trustee, dovesse organizzare scambi culturali con i maggiori musei del mondo, dal Louvre al Metropolitan, perché il suo timore era che un giorno potesse essere ricordata tanto come diva, ma poco come artista. Purtroppo, nel Fondo in trust siamo riuscite a mettere soltanto due sculture, una scultura di bronzo sulla base di marmo denominata Artemis, e mezzo busto in marmo bianco di Esmeralda con una capretta vicino. Le vicende giudiziarie l’hanno distratta». […]

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