Francesco Borgonovo per “la Verità”
«Ci sono state le generazioni che hanno vissuto secondo le regole e poi ci sono generazioni che quelle regole le rompono». Lo ha dichiarato, piuttosto soddisfatta, Sarah Kate Ellis, attivista dell' associazione Lgbt americana Glaad. Le «regole» a cui si riferiva, ovviamente, sono quelle riguardanti le differenze tra i sessi. Le sue parole sono state riportate dalla rivista Time, che alla fine di marzo ha dedicato il servizio di copertina alla cosiddetta «generazione gender fluid».
Quella, appunto, che supera gli steccati e va «oltre la definizione di lui o lei». Si tratta di adolescenti, ventenni e trentenni per cui «la sessualità e il genere» sono identificati non da una distinzione binaria (uomo/donna; gay/etero) bensì da uno «spettro» di definizioni. «Parecchi di loro», spiegava Time, «sono soliti riferirsi a se stessi con il pronome loro invece che con lui o lei».
tendenza da vip La sessualità fluida va di moda da almeno un paio d' anni ed è stata celebrata da stelle e stelline di varia caratura.
Tra queste, la top model e attrice Cara Delevingne, che sembra l' incarnazione dell' Androgino: altissima, magra, poco seno e ancor meno curve. In lei maschio e femmina si confondono a livello estetico, prima ancora che sessuale. Cara non è lesbica, semplicemente non vuole definirsi, rivendica la sua «liquidità». La scimmiottano le varie Kristen Stewart, Miley Cyrus e compagnia patinata.
Emblema della fluidità nel mondo musicale è stato senz' altro Stromae, artista che ha goduto di una certa visibilità anche in Italia, transitato pure sul palco del Sanremo condotto da Fabio Fazio.
Stromae scrisse un brano intitolato Tous les mêmes. Al di là del testo - che trattava di problemi amorosi - era proprio il titolo a risultare estremamente simbolico.
Tradotto suona come Tutti uguali: l' uguaglianza livellatrice, infatti, è ciò che si cela dietro la marea di ciance sulla fluidità sessuale. Nel videoclip della canzone, Stromae alternava panni maschili e femminili. La sua magrezza, i suoi lineamenti dolci e la sua acconciatura rendevano davvero difficile la distinzione: a tratti sembrava una donna, nell' inquadratura successiva ritornava uomo. Il prodotto perfetto della trans-modernità, insomma.
Tuttavia, qui da noi, la moda della fluidità è apparsa più che altro come un riflesso di tendenze d' Oltreoceano, qualcosa di cui leggere sulle riviste e i siti Web. Fino ad oggi. Già, perché adesso qualcosa è cambiato: la «generazione gender fluid» è sbarcata anche in Italia, almeno a livello di immaginario, e ha trovato il suo longilineo portabandiera. Si tratta di Michele Bravi, vincitore della settima edizione di X Factor che ha intrapreso la carriera di cantante con un certo successo, beneficiando di collaborazioni importanti come quella con Tiziano Ferro.
Bravi, da pochi giorni, ha pubblicato un nuovo singolo tratto dall' album Anime di carta. Si intitola Solo per un po' e non affatto difficile sentirlo trasmettere alla radio.
Ecco, questa canzone si può considerare l' inno italiano della «generazione gender fluid».
All' ascolto è gradevole, richiama certi brani electro pop degli anni Ottanta. Il testo è un po' criptico, ma - secondo le esegesi più diffuse in Rete e secondo le dichiarazioni dello stesso cantante - parla di «sesso orale con una ragazza». In particolare, risulta abbastanza eloquente il seguente passaggio:
«Mi ricorderò di te, ma non di questo posto/ ho la bocca secca mi dispiace non riesco/ ad assimilare qualche cosa di diverso». In queste poche parole è racchiuso il senso della «sessualità fluida». Il protagonista della canzone, par di capire, è un ragazzo gay che prova, con difficoltà, ad avere un rapporto sessuale con una donna.
Sembra indeciso, insicuro, restio alla definizione: fluido, appunto. Ed è così che si presenta Michele Bravi. Parlando con il Corriere della Sera, un paio di giorni fa, ha detto: «Questa necessità di dire tu stai da una parte o dall' altra per me non c' è, e credo sia lo stesso per molti della mia generazione. So di avere un minimo di influenza: non voglio mettere da solo delle categorie».
A Vanity Fair, in febbraio, Michele ha raccontato di aver da poco chiuso una storia con un ragazzo. Ma non si è trattato, dice, del suo «coming out», di una dichiarazione pubblica di omosessualità. «Con il termine coming out», ha detto ancora al Corriere, «mi stai buttando fuori da una categoria e non è così.
[...] Ho raccontato anche quello che è successo dopo questa storia finita, che è quello che succede a tutti: ti lasci e vai con chiunque. [...] Mi auguro solo di innamorarmi, di chi non conta».
le vere ragioni Il manifesto della generazione fluida è tutto qui. E il videoclip di Solo per un po' - in cui Bravi viene accarezzato allo stesso tempo da donne e da uomini - rafforza il concetto.
Direte: che male c' è? Quel che fa questo ragazzo nel suo letto sono fatti suoi. Come no. Però bisogna essere onesti. La moda della sessualità fluida non è, come si dice, una questione di «libertà» o di «diritti». È una moda che dipende dal business. Non a caso, grandi marchi dell' abbigliamento - da Zara in giù - stanno sfornando a raffica vestiti «unisex» e «gender fluid». La manipolazione dell' identità risponde a una logica economica. È un modo per creare l' ennesima minoranza che è anche un (ampio) segmento di mercato. Un modo per dare sfogo al desidero senza limiti, giocando con la vita per due soldi in più.