Barbara Visentin per corriere.it - Estratti
L’emozione di Sanremo ha lasciato posto a un febbrone a 39: «Ho avuto un calo di tensione importante - commenta Alfa al telefono, con la voce un po’ acciaccata -, ma è una febbre felice, se così si può dire».
Il cantautore genovese, 23 anni, ha ricevuto un’ottima accoglienza con il suo brano «Vai!», amplificata dall’emozionante duetto con Roberto Vecchioni su «Sogna ragazzo sogna», «un momento incredibile, da cui devo ancora riprendermi, ora vedremo anche se inciderla».
Intanto arriva il suo nuovo album, intitolato «Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato» e ad aprirlo è proprio la voce di Vecchioni che legge una poesia scritta per lui: «Abbiamo creato un rapporto di stima e affetto che procede oltre il Festival e che mi onora, adesso gioco anche con suo figlio alla PlayStation. Ci accomunano lo slancio vitale e il suo credere nei giovani e nell’amore, tanto che la differenza di età non si sente. Ha deciso di cantare con me in un anno molto difficile per lui, tanta è la sua grandezza».
Alle polemiche di questo Sanremo 2024 Alfa guarda in modo costruttivo: i fischi a Geolier e il dibattito sul televoto? «Il sistema di voto è quello e Geolier mi sembra molto in pace con quel che è successo. Per quel che ho visto dall’abbraccio con Angelina Mango, c’è stima reciproca. Che importa alla fine chi vince? La cosa veramente positiva è che abbiano vinto due ventenni, dovremmo essere contenti. Il Festival è cambiato ed è diventato una vetrina incredibile per noi ragazzi. A me, loro coetaneo, dà tanta speranza».
Gli appelli di Ghali e Dargen? «Credo abbiano fatto bene, ma poi Ghali ha solo detto”stop al genocidio”. Trovo giusto che Sanremo possa essere il palco da cui si parla di certe tematiche, specie quelle importanti, contro la guerra. Tutti odiano la guerra».
Alfa racconta di aver cantato più di cuore che con attenzione alle note: «Io sono giovane, sono leggero, ma leggerezza non implica per forza superficialità, spero che si sia visto quello».
Il cuore è anche centro del suo nuovo album, rappresentato nei colori dell’arcobaleno sulla copertina e motore scatenante delle canzoni: «Spero possa essere un messaggio alla mia generazione. Siamo molto aggressivi e fragili. Il modo per uscire da questa condizione di rabbia e critica continua penso possa essere l’amore verso gli altri. Nel disco ci sono tante sfumature di amore, in un’ottica più universale possibile».
Qua e là tra le canzoni, si sentono degli audio, messaggi vocali suoi o dei suoi amici: «Ci ho messo dentro tante persone a cui voglio bene, volevo fosse una fotografia». Al cantato si alternano strofe rappate, con un linguaggio e un arrangiamento sempre fresco e moderno: «Sto cercando la mia dimensione. Il mio idolo è Ed Sheeran che alterna molto le due cose. Voglio diventare il primo cantante folk pop italiano e credo che questo lavoro sia un passo avanti».
«Frida», uno dei brani, affronta il tema del femminicidio, parlando della differenza fra innamorarsi e amare: «L’ho scritto dopo il caso di Giulia Cecchettin - spiega Alfa, nome d’arte di Andrea De Filippi -. Sono andato su Instagram, ho visto che alcune persone nella sua famiglia mi seguivano e mi ha molto colpito. Ho cercato di dire che mi vergogno a essere uomo. Vuole essere anche una provocazione perché non si può più dire “non tutti gli uomini”. È proprio il tipo di cultura e di visione: ci siamo tutti dentro. Ok, non abbiamo le stesse colpe di un omicida, ma credo che iniziare a dirlo sia un primo passo».
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