Estratto dell’articolo di Alessandra Dal Monte per il “Corriere della Sera”
Non è l’edizione dei piatti lanciati per terra, ma è l’edizione delle rimostranze.
Più o meno ogni concorrente uscito finora da MasterChef 12, il talent culinario in onda su Sky Uno dal 15 dicembre scorso, ha avuto qualche sassolino da togliersi dalla scarpa. Francesco Girardi, eliminato alla quarta puntata, ai giudici dice: «Ricordatevi che avete davanti delle persone».
Intendendo, come da sua successiva precisazione, che la pressione all’interno del programma fosse tanta e che le pretese durante le prove fossero forse eccessive per dei cuochi amatoriali.
Silvia Zummo, uscita alla puntata numero sette, affida le sue riflessioni ai social: «Ringrazio gli chef, tutti molto competenti, ma tiro le orecchie a Bruno Barbieri perché ai giudici non tutto può essere consentito; i commenti sui miei capelli e sul grembiule che sottolineavano un aspetto sciatto li considero una grave caduta di stile e forse di più».
La questione riguarda le frasi che Barbieri le ha rivolto in trasmissione, poco attinenti al piatto e più al suo aspetto: «Di solito sei molto chic, adesso sembra che hai fatto un combattimento: sporca, con i capelli giù... non ti sei mai presentata così davanti a me. Anche perché hai un bellissimo viso, e con i capelli raccolti stai molto, ma molto, ma molto meglio».
Anche Giuseppe Carlone, eliminato giovedì scorso, punta il dito sui social. Non contro i giudici ma contro i compagni di gara: «Sarò stato anche io un’altra vittima del Clan? Eh sì, perché c’è chi per andare avanti preferisce unirsi ad un gruppo “pur sottomettendosi” e chi preferisce restare se stesso mantenendo lucidità, andando avanti con le proprie idee e col cuore». […]
Per Ernst Knam, maestro pasticcere e giudice di Bake Off, è lo show a dettare legge: «Ogni giudice ha un ruolo, a Bruno (Barbieri, ndr ) hanno costruito addosso quello del cattivo. Fa parte del meccanismo: le frecciate, le sfuriate fanno audience. Tutto, però, dovrebbe restare nella valutazione tecnica del piatto». […]