Da “Posta e risposta – la Repubblica”
Caro Merlo, le scrivo con la speranza di farle cambiare idea sul Premio che il Club Tenco ha assegnato a Claudio Baglioni. La esorto sommessamente ad approfondire la conoscenza della sua intera produzione musicale. Un cantautore è una persona tutt'altro che superficiale.
E cosa hanno fatto di più (o di meglio) i pur bravi Luciano Ligabue (premiato nel 2011), Salvatore Adamo (2018), Gianna Nannini ( 2019) e gli altri di quest' anno, Alice, Angelo Branduardi, Fabio Concato, Giorgio Conte?
Giampaolo Moncelsi
Risposta di Francesco Merlo
Ho ironizzato sul premio e non su Claudio Baglioni, di cui la sua lunga lettera, che mi scuso di avere accorciato, mi invita all'ermeneutica. Ho simpatia per le tante teste italiane dentro cui risuonano i suoi contagiosi musicarelli e non sottovaluto nessuno degli autori premiati che lei cita. Specie quelli tra loro che sanno che, senza l'ironia e la leggerezza "scanzonata", la sociologia della canzone è un grottesco esercizio da dottor Balanzone.
Mi disoriento però leggendo nella motivazione che Baglioni "sin dalla fine degli anni Sessanta ricerca quell'attimo di eterno che tramite l'arte sappia descrivere la vita", "ha cercato risposte a domande universali" ed è "sua la canzone del secolo (Questo piccolo grande amore)". Ecco: l'eterno, l'universo e il secolo: che altro dire se non "mamma mia"?
Insomma, nella risposta all'impareggiabile Sergio Staino, che del club Tenco è il presidente, io ironizzavo sulla premiomania italiana. Ma, forse, avrei dovuto essere ancora più chiaro sul premio Tenco che, prendendo il nome da un cantautore che di Sanremo è morto, di quel festival dovrebbe premiare il controcanto. Fa perciò sorridere che il premio anti-Sanremo venga assegnato a Sanremo (come se il raduno degli antiPutin premiasse Conte e Salvini).
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