Padre Georg Ganswein bacia la bara di ratzinger
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
Su Panorama, un lungo articolo di Carlo Cambi (giornalista enogastronomico, noto fino al 2017 come autore del Mangiarozzo, guida alle «1000 e più osterie e trattorie d’Italia») descrive l’attualità vaticana, ma il titolista lo azzoppa subito perché fantastica di «manovre per il prossimo concilio», intendendo evidentemente il prossimo conclave.
Si può chiudere un occhio sulle molteplici ripetizioni «Padre Georg Gänswein» e «Padre Georg» (che è arcivescovo e dunque monsignore) e anche l’altro occhio sulla «cripta in Vaticano» (che sono evidentemente le Grotte della basilica vaticana), ma non sulla frase «Quando Ratzinger salì al soglio di Pietro al suo posto venne nominato il cardinal Müller».
Joseph Ratzinger fu eletto infatti nel 2005, quando Gerhard Müller era vescovo di Ratisbona, e qui rimase fino al 2012, anno in cui venne nominato prefetto della Congregazione (oggi Dicastero) per la dottrina della fede, mentre a crearlo cardinale fu papa Bergoglio nel 2014.
PADRE GEORG GAENSWEIN E PAPA FRANCESCO
Per quanto riguarda poi le statistiche sul collegio cardinalizio con cui Cambi chiude il suo articolo, i porporati che lo compongono oggi non sono 226 bensì 223, e tra loro gli elettori (quelli cioè che non hanno compiuto 80 anni) sono 123 e non 132; inoltre gli elettori europei sono 48 e non 54.
Non è vero infine che «America del Sud (38) e Asia (20) da sole possono eleggere il nuovo papa»: a parte infatti i conti che non tornano (tutti gli elettori americani, compresi quelli del Centro e del Nord, sono 35, mentre quelli asiatici sono 21), per eleggere il romano pontefice è necessaria la maggioranza di due terzi, e cioè servono oggi 82 voti. Per fortuna Cambi non è un grande elettore.
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Forse per conformarsi alle cognizioni geografiche del suo collaboratore Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico televisivo, La Stampa pubblica, a corredo di un articolo del medesimo Tozzi, una cartina in cui la Siria viene spostata a destra e prende il posto dell’Iraq. «La Natura ci mostra la nostra fragilità», si legge nel titolo. Anche la cartografia.
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Federico Rampini nel suo blog Oriente Occidente sul sito del Corriere della Sera: «La Turchia è un Paese importante per tutti noi, la sua posizione è diventata ancora più cruciale durante la guerra.
La Stampa, Siria messa al posto dell'Iran
È uno Stato membro della Nato che presidia il fianco sud-orientale dell’Alleanza con un vasto confine con la Russia». Né vasto né ristretto: la Turchia non confina con la Russia, ma solo con la Bulgaria, la Grecia, la Siria, l’Iraq, l’Iran, l’Armenia e la Georgia, oltre che con l’Egeo e il Mediterraneo, ed è bagnata dal mar Nero, così come Bulgaria, Romania, Ucraina, Russia e Georgia.
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Massimo Fini sul Fatto Quotidiano: «Le Andamane sono divise in due parti, quelle “civilizzate” e quelle che non ne hanno mai voluto saperne della nostra civiltà». Una delle due particelle pronominali è di troppo. Bisognava scrivere o «quelle “civilizzate” e quelle che non hanno mai voluto saperne» oppure «quelle “civilizzate” e quelle che non ne hanno mai voluto sapere».
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La lettrice Stefania Morittu si rivolge al Venerdì di Repubblica: «È vero che oggi l’igene orale può contare sugli spazzolini elettrici». È vero che lo strafalcione compare nella rubrica Lettere alla redazione, ma è anche vero che la redazione o non legge o non corregge.
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Accanto a un servizio firmato da Paolo Baroni, sulla Stampa compare anche un’intervista con Davide Tabarelli di Nomisma, siglata P. Bar., in cui si legge questa domanda: «Dopo il –19,5% relativo al primo trimestre già comunicato da Arera ad aprile ci si può aspettare un ulteriore calo delle bollette della luce?».
lucio caracciolo foto di bacco
Ricorda la perfida risposta della sibilla al soldato romano che la interrogò prima di partire per il fronte: «Ibis redibis non morieris in bello» (Andrai tornerai non morirai in guerra). Mettendo una virgola dopo redibis, diventa: «Andrai tornerai, non morirai in guerra». Mettendola dopo non, si trasforma: «Andrai non tornerai, morirai in guerra». Il nostro amico Cesare Marchi la chiamava «la virgola che uccide».
Forse P. Bar. intendeva affermare che, dopo il –19,5% relativo al primo trimestre già comunicato da Arera, ad aprile ci si può aspettare un ulteriore calo delle bollette della luce? In quel caso serviva una virgola dopo Arera. Ciò non toglie che non si capisce come Arera abbia potuto calcolare già ai primi di febbraio l’entità del calo relativo all’intero trimestre gennaio-marzo.
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Claudio Bozza sul sito del Corriere della Sera: «“Cambiare i vertici Rai? Giusto, occorre una nuova narrazione del Paese dopo la nostra vittoria elettorale”. Dopo il caso della vecchia foto in divisa nazista del viceministro Bignami strappata da Fedez sul palco, c’è poco da interpretare nell’intervista a Corrieretv di Gianmarco Mazzi (FdI), sottosegretario alla Cultura molto apprezzato dalla premier che ha un’esperienza “tecnica” particolare: per una decina di anni ha lavorato dietro le quinte del Festival di Sanremo».
La premier Giorgia Meloni ha lavorato per dieci anni come tecnico al Festival di Sanremo! Scoop poco valorizzato dal Corriere. Ma forse occorreva l’intervento di un correttore di Bozza. Il quale intendeva probabilmente scrivere: «Gianmarco Mazzi (FdI), sottosegretario alla Cultura che ha un’esperienza “tecnica” particolare, e per questo molto apprezzato dalla premier». La famosa virgola che uccide (vedere sopra) o che cambia il corso della vita.
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ULTIMO TANGO A PARIGI - MACRON E MELONI BY CARLI
Lucio Caracciolo, direttore di Limes, rivista italiana di geopolitica, in un editoriale sulla prima pagina della Stampa parla della Francia come dell’«unica potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza nell’Ue». Non sapevamo che esistesse un Consiglio di sicurezza dell’Unione europea, ma possiamo garantire a Caracciolo che la Francia è membro permanente solo di quello dell’Onu.
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Dal Bollettino della Sala stampa della Santa Sede, si apprende che «cardinal Pietro Parolin Secretary of State» ha inviato un telegramma a «His Eminence cardinal Mario Zenari Apostolic Nuncio in Syria», in cui scrive: «Deeply saddened by the significant loss of life caused by the earthquake in the area of north-western Syria, his holiness Pope Francis offers heartfelt prayers for...», eccetera eccetera.
Parolin è nato a Schiavon (Vicenza), Zenari a Rosegaferro, frazione di Villafranca (Verona). Non potrebbero parlarsi in italiano? Eventualmente anche in veneto. Volendo, resterebbe il latino.
MARIO TOZZI MARIO TOZZI mario tozzi biomassa IL POST DI FRATELLI D ITALIA DOPO LA VITTORIA ALLE REGIONALI IN LAZIO E LOMBARDIA PATRIZIA SCURTI E GIORGIA MELONI