“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Sulla Repubblica, l’onnisciente Francesco Merlo nella sua avversione per Giorgia Meloni se la prende con «chi le consiglia pure i filosofi cattolici, da Agostino d’Ippona a Del Noce e a Paul Ricœur». Ma il raffinato collega evidentemente ignora che Ricœur era protestante.
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Sulla prima pagina della sezione Cultura del Corriere della Sera, Giangiacomo Schiavi recensisce La Scala. Architettura e città (Marsilio Arte) di Pierluigi Panza: «Il 29 maggio 1796 alla Scala si suona La Marsigliese: addio all’Ancien Régime. Pochi anni e Milano ritorna dépandance austriaca». Ci pareva che in francese, così come in italiano, si scrivesse dépendance. Più avanti si legge: «La sorpresa è il cilindrone che sovrasta l’edificio, un ellisse». Il gender dilaga.
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Davide Milosa e Paolo Frosina sul Fatto Quotidiano: «Gli inquirenti milanesi – guidati dai pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, coordinati dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci – sono al lavoro per verificare queste affermazioni che, fossero vere, evidenziano un buco clamoroso nella sicurezza pubblica». Si sono messi in due a cercare il condizionale («evidenzierebbero»), ma non l’hanno trovato.
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«L’altra sera, ospite da Lilli Gruber, il rettore dell’Università di Siena Tomaso Montanari ha definito il nostro come “un governo eversivo” senza che la padrona di casa mostrasse un sussulto almeno del sopracciglio», s’indigna Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, nel suo editoriale di prima pagina.
Tralasciando quel «nostro» freudiano che il biografo della premier riserva al governo, semmai Gruber sussulterà nell’apprendere che Montanari è rettore dell’Università di Siena: invece a noi risulta che a guidarla sia il professor Roberto Di Pietra, ordinario di economia aziendale. Nella città toscana, Montanari è rettore dell’Università per Stranieri, tutt’altra istituzione.
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Nel suo editoriale di prima pagina, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, infila questo inciso: «Il motto di Andreotti (“La smentita è una notizia data due volte”)». La verità è che la battuta fu coniata da Mario Missiroli, direttore del Corriere della Sera dal 1952 al 1961, e Giulio Andreotti, come d’abitudine, si limitò a farla propria. Ad attribuirla a Missiroli sono molteplici firme e proprio sul Corriere.
In ordine cronologico: Giuliano Ferrara (22 gennaio 1989); Francesco Verderami («Fini si affida a un’antica battuta di Missiroli per sostenere che “la smentita è una notizia data due volte”», 27 gennaio 1995); Enzo Biagi («E intanto si colpiscono reputazioni, e non c’è poi precisazione che tenga: la rettifica, diceva Missiroli, è una notizia data due volte», 21 settembre 1996).
Ma sono numerose anche le attestazioni nei libri, per esempio in Comunicazione pubblica: sapere & fare (editrice Il Sole 24 Ore) di Alessandro Rovinetti. Peraltro l’aforisma è perfettamente in linea con un aneddoto raccontato da Eugenio Marcucci in Giornalisti grandi firme. L’età del mito (Rubbettino): «Un giorno un redattore si accorse di aver sbagliato una notizia.
Andò di corsa dal redattore capo per concordare una smentita. Il fatto era eccezionale, bisognava informarne il direttore. Con l’aria contrita, caporedattore e redattore si presentarono a Missiroli che non li fece nemmeno finire di parlare, alzò l’indice puntandolo, fra minaccia e ammonizione, sui due malcapitati e sentenziò: “Ricordatevi che si smentiscono soltanto le notizie vere, quelle false mai!”».
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Incipit di Concetto Vecchio nel servizio d’apertura sulla prima pagina della Repubblica: «Un giorno l’ha fermato un signore e gli ha detto: “Presidente, non promulghi questa legge, è a fin di bene”. E ora, qui dal palco del Salone delle Fontane, all’Eur, nel dialogo con mille giovani, Sergio Mattarella rivela di avergli risposto: “Se io violassi le regole a fin di bene poi si abilita chiunque a violarle a fin di male”».
sergio mattarella alla giornata mondiale del risparmio
O Mattarella o Vecchio, oppure entrambi, ignorano la coerenza dei tempi verbali nel periodo ipotetico di secondo tipo (o della possibilità). Infatti, il congiuntivo imperfetto nella subordinata condizionale («se io violassi») richiedeva l’uso del condizionale presente («si abiliterebbe») nella principale.
••• Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Spazi ristretti, trattamento inadeguato e animali feriti: così si allevano i consigli in gabbia». I famosi consigli di disciplina.
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Su Domani, in un articolo sulla storia della Biblioteca vaticana, Giovanni Maria Vian rievoca la scoperta di parti perdute del De republica di Cicerone e specifica che ne fu protagonista «il futuro Angelo Mai». Supponiamo che il direttore emerito dell’Osservatore Romano intendesse scrivere «il futuro cardinale», giacché siamo sicuri che, al momento della scoperta, «l’italo ardito» cantato per questo da Giacomo Leopardi già fosse Angelo Mai e non qualcun altro.
Corriere della Sera, consigli in gabbia
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Titolo da Fanpage.it: «Bambola gonfiabile lanciata tra la folla colpisce la sua ragazza: uomo viene ucciso al concerto di Snoop Dogg». Anche le bambole gonfiabili sono diventate lesbiche.
(Nel caso vi stiate chiedendo che cosa sia accaduto, ecco la spiegazione nell’attacco del pezzo firmato da Biagio Chiariello: «Le indagini sulla morte di Robert Hart, avvenuta dieci anni fa durante il Parklife Festival di Manchester, si sono riaperte. L’uomo aveva 26 anni quando fu ucciso durante il concerto di Snoop Dogg, dopo che la sua ragazza, Gemma, era stata colpita alla testa da una bambola gonfiabile lanciata tra la folla». Tutto chiaro).
••• Titolo dal Corriere della Sera: «Furlan, “padre” dei City Angels: da ultrà e anarchico a Cavaliere del lavoro». Ci sembra improbabile. Anche perché nel servizio si precisa che è stato nominato, assai più modestamente, cavaliere al merito della Repubblica.
bambola gonfiabile aliena multizinne