CHE SENSAZIONE DI LEGGERA FOLLIA… "IN ‘INNOCENTI EVASIONI’ BATTISTI RACCONTAVA UNA MIA AVVENTURA SENTIMENTALE” – RENZO ARBORE: "LUI E MOGOL PRESERO DALLA VITA DEI LORO AMICI UN SACCO DI SPUNTI. NELLE LORO MANI DIVENTAVANO SUCCESSI LE DISGRAZIE SENTIMENTALI ALTRUI – I CANTAUTORI HANNO TOCCATO VETTE LIRICHE INIMMAGINABILI: DE GREGORI IN 'TITANIC' RACCONTA LA TRAGEDIA DELLA NAVE MEGLIO CHE NEL FILM. DALLA DICEVA CHE RISPETTO ALL’IMMENSITÀ DELLE PAROLE DI “ERA DE MAGGIO” DI SALVATORE DI GIACOMO, “LET IT BE” PAREVA UN JINGLE”. E SU TENCO – VIDEO

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Estratto dell'articolo di Stefano Mannucci per il “Fatto quotidiano”

 

“Non sono solo canzonette. Non lo sono mai state”.

 

(...)

 

Un patrimonio incredibile, fondamento della memoria collettiva.

RENZO ARBORE RENZO ARBORE

Cultura popolare. Ma che non siamo stati in grado di esportare, diversamente dalla moda, dal cibo, il design, l’architettura. Eppure la nostra creatività musicale non ha avuto eguali. Da Mina fino alla Carrà. A meno di non tradurle. Altri, come la Francia, la Spagna e perfino gli anglosassoni, hanno sfruttato il potenziale commerciale dei cantanti per diffondere le loro lingue. Io ho imparato il francese con Becaud e l’inglese con Nat King Cole. Con l’italiano non è stato possibile, perché le nostre succursali delle major discografiche avevano il mandato di lavorare per il mercato interno, senza progetti di varcare i confini.

Ma Morandi avrebbe potuto conquistare il mondo, e così Dalla.

 

Scarsa lungimiranza?

E pure il mancato appoggio delle istituzioni, non importa di che colore fossero i governi.

lucio dalla renzo arbore piero angela lucio dalla renzo arbore piero angela

Che non hanno colto l’altezza ingegnosa dei nostri artisti. Non c’è stata divulgazione, promozione, protezione, dialogo con l’estero. Eppure i cantautori hanno toccato vette liriche inimmaginabili: Dalla ha lavorato con il poeta Roversi, Battiato con il filosofo Sgalambro. De Gregori in Titanic racconta la tragedia della nave meglio che nel film. Tranne Dylan o Cohen e qualche chansonnier, chi è riuscito a tanto?

 

(...)

Battisti?

Rivoluzionò il meccanismo della canzone, che prima di lui aveva attraversato più fasi: in origine melodica con Villa o Achille Togliani, poi Modugno e gli urlatori, infine il rock’n’roll che avevano innescato lo spirito ribelle di Celentano, infine il beat, da cui copiavamo.

 

arbore orchestra italiana 4 arbore orchestra italiana 4

Battisti mise tutto a soqquadro. Per prima me ne parlò la discografica Christine Leroux, fidanzata con Cino Tortorella, il Mago Zurlì. Era entusiasta di questo giovane che suonava con I Campioni. Incontrai Lucio prima di Mogol.

 

Dove?

Abitavo nello stesso palazzo del direttore romano della Ricordi. A cena veniva Battisti, ascoltavamo dischi. Con Mogol presero dalla vita vera dei loro amici un sacco di spunti per brani di natura amorosa. In mano a quei due diventavano successi le disgrazie sentimentali altrui.

 

Compreso lei, Renzo.

Beh, Innocenti evasioni parlava di una mia avventura….

 

La sua prima incursione a Sanremo?

lucio battisti mogol lucio battisti mogol

Non avevo fatto neppure Bandiera Gialla. Mi mandò la Rai con il mitico registratore Nagra a realizzare banalissime interviste. Chiesi a Modugno se fosse emozionato.

 

Ne ha visti tanti, di Festival.

C’ero anche nel ’67.

 

Tenco.

Fui l’ultimo a far sorridere Gigi, in camerino. Davanti a lui chiesi a Dalida a quale Madonna si ispirasse per le pose: “All’Incoronata o all’Annunziata?”. Tenco rise. Poi andò a cantare, e più tardi, al ristorante, aveva il volto terreo. Pasticche a parte, gli aveva dato fastidio l’eliminazione in favore de La Rivoluzione di Gianni Pettenati, che apparteneva al nuovo filone della “linea verde” discografica, i brani spensierati.

 

isabella rossellini roberto d'agostino renzo arbore isabella rossellini roberto d'agostino renzo arbore

Tenco era fissato con le canzoni di protesta, che stavano passando di moda. Ciao amore ciao non era un capolavoro come Lontano Lontano, che mi aveva fatto sentire in anteprima. Ma Gigi ci credeva, temeva di sentirsi superato.

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