Torre Pedrera in festa per il suo re: Paolo Cima alias Zizì, il latin-lover di Rimini Nord. In centinaia si sono ritrovati lo scorso 4 giugno per festeggiare il compleanno di Zizì, un mito della riviera romagnola, uno degli ultimi "vitelloni" che sulle spiagge, catenoni d'oro al collo, hanno fatto strage di cuori. "La mia vita sono le donne, ne ho avuto e ne ho tante", è il suo cavallo di battaglia. Un simbolo della Rimini del boom turistico, un personaggio conosciutissimo anche in Svizzera e Germania. Negli anni '70 faceva strage di cuori, in particolare tra le avvenenti turiste tedesche, nelle due discoteche di Torre Pedrera: il "Number One" e il "Charlie Brown", spesso accompagnato dall'amico "Ringo", bagnino di Torre Pedrera. Zizì sfrecciava sul lungomare con la sua moto Laverda, inconfondibile con i suoi capelli lunghi. Quando non si dedicava alle conquiste femminili, solcava il mare alla ricerca di pesci.
2. IMPARATE DA ZANZA
ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI Lia Celi per www.linkiesta.it
«La mia vita sono le donne, ne ho ancora tante che non so dove buttarle,» ha confessato recentemente Paolo Cima, in arte Zizzì, dieci anni in più di Zanza ma stesso curriculum, solo dislocato un po’ più a nord, a Torre Pedrera, distante qualche chilometro dalle leggendarie «quattro sorelle» - il Carnaby, lo Chic, il Life e il Blow Up, le discoteche di viale Regina Elena in cui impazzava la buonanima.
Capello lungo (grigio), una faccia che ai maligni ricorda un po’ il Wrestler di Mickey Rourke, catene d’oro di prammatica, benvoluto da tutti, ora è Zizzì «l’ultimo dei vitelloni» e può permettersi di snobbare l’invito di Caterina Balivo nel salotto Rai di «Vieni da me»: «Ma venite voi da me, se volete, io me ne sto qui!».
Zizzì è l’unico a custodire il segreto del «birro», il manzo da spiaggia formato esportazione che ha reso Rimini famosa nel mondo, facendone per almeno vent’anni una delle poche Mecche del turismo sessuale al femminile. Dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Scandinavia, e perfino dall’America e dall’Australia, disinibite fanciulle venivano qui con il preciso obiettivo di fare l’amore con i giovani indigeni, ragazzi senza nulla di speciale, se non essere sempre allegri e disponibili, capelluti e ingioiellati, provvisti di macchine, moto vistose e nickname con almeno due zeta.
Ma il segreto non stava nella moto, nella macchina, nei capelli alla Drupi o nei petti villosi che oggi verrebbero riformati alla visita instagram-militare per insufficienza toracica. Non stava nel soprannome con due zeta, due come nel sinonimo più volgare e conosciuto per «membro maschile». E non stava nemmeno nel membro, anche se indubbiamente doveva essere come minimo super-efficiente per tenere il ritmo delle due-tre ragazze a notte per tutta una stagione. Anzi, forse il «birro» romagnolo è proprio una sfinge senza segreto, come le donne secondo Oscar Wilde. O, per meglio dire: l’unico segreto è non averne nessuno, e lasciar fare a loro, alle donne. «Quando ti sei fatto un nome, le donne sono così: quando ne hai una ne hai due, tre, quattro, cinque. Se non ce ne hai neanche una, non ce ne hai neanche una»,teorizza l’immarcescibile Zizzì. «Vogliono provare com’è,» spiegava Zanza alla Bild, all’apice della fama, concludendo filosoficamente: «Keine Probleme».
Nessun problema. Provare com’è. Come un giro sul Katun di Mirabilandia, «l’inverter coaster più lungo d’Europa». Ma nella Rimini pre-tondelliana degli anni Settanta-Ottanta non c’era Mirabilandia, e nemmeno Aquafan. A dare qualche minuto di su-e-giù da brivido alle turiste straniere c’erano Zanza e compagni. E quando Sigrid, Gerda e Inge scendevano dalla sex-machine capelluta, felici e un po’ stazzonate, lo raccontavano alle amiche, che poi provavano a loro volta e lo raccontavano ad altre amiche, finché non si capiva più se c’era più gusto a farlo o a raccontarlo.
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3. IL CONCORSO DEI “BIRRI”
Pier Luigi Martelli per www.ilrestodelcarlino.it - 10 agosto 2014
È LUI, proprio lui. Ivo Mattioli, quello che inventò il fondamentale «festival del birro». Un concorso per vitelloni di paese (Casale di Sant’Ermete, sulle colline di Rimini) che ‘pesava’ le conquiste dell’estate con tanto di premiazione finale. Durò 9 anni, a partire dal 1984 e a bruciarlo fu proprio la sua popolarità: nel 1992 Alba Parietti, che conduceva su Rai 3 ‘La piscina’ fece arrivare nel bar di Casale le troupe della Rai.
Piombarono nel ghetto 5 camion con le parabole e 30 operatori per la diretta. Apoteosi. Giornalisti e televisioni da tutto il mondo s’arrampicarono sulla collinetta.
Ivo, che non aveva paura di niente, andò in crisi quando dovette spiegare a una tivù inglese perchè portarsi a letto un’anglosassone comportasse un malus e non un bonus. Poi arrivarono le femministe e ciao...
Senta, Mattioli, quel regolamento, per una donna era da forca e da galera...
«Ma no, era per ridere...».
Vabbè.. 1,5 punti per ogni tedesca, austriaca e svizzera e fin qui ci sta. Nordiche 2,5 perchè più rare. Ma 4,5 per romene, polacche, bulgare ceche ungheresi e 5,5 per una russa. Perchè?
«C’erano il muro di Berlino e la cortina di ferro. Valle a trovare nel 1985...».
Una francese 7,5
«Inarrivabili a letto...».
Adesso vengono i guai: meno sei punti per un’inglese...
«Erano considerate di agevole conquista».
Veniamo alle italiane: bresciane, comasche e bergamasche, un punto in meno. Ma come!?
«Semplice, venivano da terre in cui i mariti lavoravano come muli. Un’ora per andare in ufficio, un’ora per tornare... E noi invece avevamo tutto il tempo per dir loro che erano splendide, di portarle in riva al mare. Cadevano come pere mature».
Una romana 5 punti...
«Quelle della Capitale se la tiravano...».
Bolognesi e reggiane 9 punti!
«Non mi faccia dire perchè...».
Le indigene tre punti. Infermiere, parrucchiere e segretarie dei notai, malus di 5 punti?
«Vatti a ricordare perchè...».
Ma lei quanti punti metteva assieme?
«Io? Pochi... A me bastava sentire il profumo di una ragazza. Sfiorarle le labbra, il resto era un dippiù».
Ma poi cosa raccontava?
«Ah, al bar qualcosa dovevi inventarti perchè uscire tanto per uscire non era concepibile. Dovevi far legna o stare a casa».
Chi dominava?
«La premiazione era rigorosamenter anonima. Si saliva sul palco col cappuccio perchè le fidanzate erano sempre in agguato. Il primo torneo fu vinto dallo ‘squalo’ che battè ‘ramarro’, ‘lince’, ‘falco’, ‘farfallino’, ‘zucchino’, ‘leprotto’, ‘zingaro‘ e ‘formica...’».
Ma si usciva in gruppo?
«In gruppo?! Mai! Lo storno in branco smagrisce. Si usciva al massimo in due. Ma a ma piaceva anche l’uscita a solo...».
E dove andava?
«Evitavo lo Chic di Zanza e il Blue Up, quelli erano presidiati da professionisti, Io battevo un localaccio sfigato di Bellaria dove c’erano sì e no venti straniere. Ma mi bastavano».
Le rimorchiava e le portava a cena?
«Sì, a cena... Se avevo 10mila lire per la benzina era già tanto. Al massimo una piadina. Poi in spiaggia».
Ma come si faceva a imbastire un incontro senza il telefonino?
«Ti appostavi davanti all’hotel. E se non usciva ti facevi coraggio e chiedevi all’albergatore. Per scoprire che era già uscita con un altro... faceva parte del gioco».
Poveri ma felici?
«Sì, felici. Perchè c’era il gusto della scoperta, della conquista. Tutto arrivava poco a poco. Adesso su Facebook c’è tutto e troppo. E i ragazzi vogliono tutto e subito. Non sanno cosa si perdono...».
E Ivo Mattioli, l’ultimo romantico, cosa fa oggi?
«Fa l’ultimo metalmeccanico, con moglie di Bagnacavallo e tre figli...».
Maurizio Zanfanti Zanza Maurizio Zanfanti Zanza Maurizio Zanfanti Zanza Maurizio Zanfanti Zanza Maurizio Zanfanti Zanza