Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Stiamo attraversando una fase di transizione cupa come il Medioevo e sarà impossibile evitare il «fascismo elettronico». Potremmo salvarci, però, se sapremo negoziare un nuovo contratto sociale per riprendere il controllo delle nostre vite digitali. La vede così Derrick de Kerckhove, erede di Marshall McLuhan, direttore scientifico dell'Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila, docente al Politecnico di Milano, che oggi riceve a New York il premio «The Medium and the Light Award 2020».
Perché non possiamo più ignorare il determinismo tecnologico?
«Viviamo una transizione penosa, come quella medievale che portò alle guerre di religione, ma su scala globale. Tutto ciò nasce dalla rete: senza non ci sarebbero il terrorismo, le fake news, la post-verità. In passato il senso era la componente principale della comunicazione, ma ora non più. Non c'è più l'oggettività, ma un'esplosione dell'io freudiano, la soggettività, gli impulsi».
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Cosa ha corrotto le speranze del villaggio globale?
«Come diceva Umberto Eco hanno preso il potere gli imbecilli, che non hanno bisogno di vera conoscenza, ma anche i maligni. Negli Usa i repubblicani hanno rinunciato alla moralità costituzionale e la gente vota senza sapere se ciò che pensa è vero. Prevalgono gli interessi particolari e la rete crea connessioni veloci, intelligenti e pericolose fra gruppi di pressione, terrorismo, persone che fanno cose illegali, tipo la soppressione del voto. Al Capone è al governo, ma non frega niente a nessuno».
Oltre agli imbecilli, ci sono anche le fake news confezionate dalla Russia o i terroristi che reclutano in rete.
«Assolutamente, i maligni. La vera guerra globale oggi è cyber. La conduce il Cremlino, che vuole minare l'ordine globale e diffonde le fesserie di Trump. La Cina ha i social credit per controllare i propri cittadini, mentre politici come Erdogan e Orban sono i tiranni prodotti dalla crisi epistemologica del nostro tempo.
Stiamo parlando di determinismo, perché sono fenomeni che arrivano da un sistema di comunicazione che ha rovinato l'ordine sociale e istituzionale. Viviamo un'assenza di senso generalizzata, che sarà seguita da una repressione molto forte, sul modello cinese. Non possiamo evitare questo determinismo sociale, che non viene dalle decisioni inaffidabili degli esseri umani, ma dalla macchina dell'algoritmo sempre più intrusivo».
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Perché i social media rifiutano la responsabilità di controllare?
«Fa parte del caos generale. I social non hanno senso dell'ordine sociale e agire come controllori vuol dire stabilire un sistema di valori, un'ideologia, che può essere contestata dal pubblico. C'è pure un indebolimento della stampa adulta. Dopo la morte di Moro, McLuhan suggerì di staccare la spina. Bisognerebbe fare lo stesso con Trump, ma i media lo adorano e lo aiutano».
Quali sono i rimedi?
«Quando il male tocca a questo livello le basi della conoscenza, siamo in grave pericolo sul piano del senso della vita. Forse serve una crisi ancora più profonda del Covid per farci capire che dobbiamo cambiare. Il mondo ha perso le radici e possiamo ritrovarle solo con un accordo globale. Anche il futuro della politica non sarà più nazionale, ma ovunque nasceranno due grandi partiti, uno favorevole alle regole di base per il rispetto dell'ambiente e della società e l'altro contrario».
L'abuso dei media, Internet, e social, è alla base di questo caos?
«L'anarchia non può continuare e non continuerà, sarà controllata alla maniera cinese. Finora abbiamo parlato della trasformazione digitale come sistema industriale, senza capire che stava mutando all'interno la realtà sociale e personale».
Esiste una terza strada, tra anarchia e controllo?
«Ci sarebbe la religione o l'adesione ad un sistema morale di valori. Una visione d'amore. Ma sto sognando».
Possiamo ancora rimodellare gli strumenti di comunicazione prima che siano loro a modellarci?
«Ci siano affidati agli assistenti digitali che prendono il controllo della conoscenza su di noi, come Alexa. In futuro dovremo "dirottare" Alexa e farne il nostro gemello digitale, l'inconscio digitale che sa tutti di noi. Mi piace un sistema che mi conosce perfettamente e dice al medico cosa ho mangiato tre anni fa che mi ha fatto male. Ma perché dovremmo regalare tutti questi dati all'industria o al governo?».
Come si può riprendere il controllo?
«L'Europa ha approvato la Gdpr e ha fatto bene, ma non basta. Bisogna creare un interfaccia più ambizioso e controllabile, negoziando l'autonomia ancora potenziale dell'individuo. Gli algoritmi decideranno tutto, con verdetti più coerenti dei nostri. Il gemello digitale di un ventenne innamorato saprà dirgli se quella persona è fatta per lui o no, ma la decisione finale deve spettare al ragazzo. Non possiamo evitare il controllo sociale generalizzato e avremo il fascismo elettronico. Poi però faremo un nuovo accordo sociale. Non siamo ancora robot e non lo diventeremo. Dobbiamo conservare la possibilità di negoziare il nostro stato sociale, la vita, la possibilità di progredire».