Marco Giusti per Dagospia
Bello, intenso, pieno di vitalità, ironico. Si piange e si ride in quello che sarà il gay movie (e non solo) della stagione, cioè 120 battiti al minuto diretto da Robin Campillo, già sceneggiatore per Laurent Cantet e regista del non dimenticato Les Revenants, fresco di Gran Premio della Giuria a Cannes, ma anche fresco di nomima come campione francese per la corsa al Miglior Film Straniero agli Oscar.
120 battiti è anche un bel film storico sull'Aids a cavallo degli anni ’80 e ’90 e sulle lotte del gruppo militante Act Up contro il governo Mitterand e contro le industrie farmaceutiche colpevoli il primo di non fornire la comunicazione adeguate ai ragazzini sulla prevenzione del virus e le seconde di non condividere le scoperte fatte sulle cure e di speculare così sulla malattia. Rispetto a altri celebri film sull'Aids, penso a Milk, Dallas Buyers Club, la chiave qui è la protesta militante e organizzata come un gruppuscolo politico dei ragazzi di Act Up, con tanto di discussioni con tutti i loro complessi meccanismi di dialogo che ora abbiamo perso.
Non solo. Il film punta anche sul fatto che l'età dei malati sieropositivi diventati militanti e attivisti politici è davvero bassa, sono dei ragazzini che hanno contratto l'Aids anche a sedici anni (e grazie ai loro professori) e sono cresciuti con in testa la malattia, ma anche con la coscienza di essere parte di una comunità lesbo-gay di malati che è diventata comunità politica. In pratica, non si sentono né gay né malati, ma soldati giovanissimi. Questo rende il film qualcosa di totalmente nuovo e originale rispetto a altri film lacrimosi sull’Aids.
E il riferimento continuo agli zombies, ironico nel caso di un film del regista e ideatore di Les revenants, dimostra quanto si sentano vivi i militanti di Act Up rispetto ai ragazzini non malati.
Campillo è bravissimo nel ricostruire non tanto la storia del gruppo, quanto le dinamiche della piccola comunità di ragazzini guerrieri, malati e pronti a morie.
E' un'ottica che nessun film sull'Aids aveva mai pensato, e che qui è necessaria per costruire un film storico, prima di Internet e dei cellulari, con dei giovanissimi che amano e muoiono quasi per una ideologia, che è quella di far capire agli altri, a tutti, il pericolo. La necessità di comunicare, di essere in contatto col mondo.
Attori bravissimi, a cominciare dal protagonista Nahuel Perez Biscayart e da Adele Haenel. Campillo non ci risparmia niente, in quanto a sesso e a morte, ma è la parte politica e politico-romantica quella più riuscita. E trionfo assoluto della musica del tempo, a cominciare da Smalltown Boy dei Bronski Beat, “Run away, turn away, run away, turn away, run away…”. In sala da giovedì. Contro Blade Runner 2049.
120 BATTITI AL MINUTO 120 battiti al minuto