IL CINEMA DEI GIUSTI - “GIOVANI SI DIVENTA” DI NOAH BAUMBACH È IL FILM PIÙ FIGHETTO DEL MOMENTO - UNA COMMEDIA SOFISTICATA SULLA MALINCONIA DEI QUARANTENNI E SULLA BEATA IGNORANZA DEI GIOVANI

Diciamo che tutta la prima parte del film è molto riuscita, e c’è una scena magistrale di dialogo tra Josh-Ben Stiller e un finanziatore ignorantissimo che è da antologia comica, mentre lo sviluppo della trama con la truffa di Jamie è un po’ banale e porta il film in una zona meno interessante…

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Marco Giusti per Dagospia

 

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“Non è cattivo, è solo giovane”. Mettiamoci un po’ di Ibsen, un po’ di Godard, un po’ di guerra tra quarantenni senza figli e quarantenni con i figli, un po’ di guerra tra quarantenni e venticinquenni in carriera, molta New York, i vecchi vinili, il mondo continuamente connesso, i problemi fra i documentaristi impegnati di ogni generazione e un gran cast con Ben Stiller che si sforza di non fare Ben Stiller con le solite faccette, una Naomi Watts meravigliosa come sempre, un Adam Driver un po’ hipster del Pigneto con cappelluccio e jeans a sigaretta sempre in bici, una Amanda Seyfried che somiglia troppo a Emma Stone e viene fuori il film più fighetto del momento.

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Diciamo che è una commedia sofisticata sulla malinconia dei quarantenni e sulla beata ignoranza dei giovani questo buffo, divertente, abbastanza riuscito Giovani si diventa, o While We’re Young, scritto e diretto da Noah Baumbach, regista di Frances Hee e cosceneggiatore storico e amico di Wes Anderson.

 

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Certo, la presenza di Ben Stiller, troppo star, lo spinge a essere meno radicale e più comicarolo di quel che potrebbe e vorrebbe essere, ma la sostanza del film rimane intatta, grazie sia a questi attori magnifici sia alla bella sceneggiatura di Baumbach, che si avvicina più al mondo di Peter Bogdanovich che a quello di Piccolo-Archibugi.

 

Una coppia di quarantenni newyorkesi, il documentarista e professore di cinema Josh e la produttrice di documentari Cornelia, cioè Ben Stiller e Naomi Watts, che non possono più avere figli, rimane affascinata da una coppia di simpatici venticinquenni, Jamie e Darby, cioè Adam Driver e Amanda Seyfried.

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Mollano così i vecchi amici coetanei, che sono rincoglioniti da una tardiva maternità, e si buttano in un mondo che non conoscono dove i loro “rifiuti” culturali, vinili, film, canzoni, sembrano come magicamente recuperati. Josh, regista di un importante documentario, “Le élite del potere”, ma che è impantanato da otto anni in un progetto similare che non riesce a finire, complice anche la figura di un suocero documentarista importante alla Fredrick Wiseman, interpretato dalla vecchia star Charles Grodin, scopre che anche il giovane Jamie è un documentarista.

 

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Lo aiuta in un progetto legato a Facebook e alla guerra in Afghanistan che coinvolge un reduce eroe di guerra, ma scopre ben presto che Jamie non è il bravo ragazzo che pensava, che non si è avvicinato a lui da amico, ma con un ben preciso piano, quello di succhiare a Josh la firma del potente suocero documentarista che potrà aprirgli le porte del successo.

 

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Diciamo che tutta la prima parte del film è molto riuscita, e c’è una scena magistrale di dialogo tra Josh-Ben Stiller e un finanziatore ignorantissimo che è da antologia comica, mentre lo sviluppo della trama con la truffa di Jamie è un po’ banale e porta il film in una zona meno interessante.

 

Ma la struttura generale è notevole, come sono notevoli tutte le figure di contorno ai quattro personaggi, compreso un montatore sfiduciato e il vecchio storico ebreo continuamente intervistato da Josh, interpretato da un meraviglioso Peter Yarrow del vecchio gruppo folk Peter, Paul&Mary. E la malinconia di Naomi Watts sembra così reale. Da vedere. Già in sala.

 

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