Marco Giusti per Dagospia
Charles Lindbergh aveva un pupazzo di Felix The Cat quando sorvolò l’Atlantico nel 1927, Paul Hindemith preparò una musica originale dedicata a Felix nel 1928 per il festival di Baden-Baden, nello stesso anno l’immagine del faccione di Felix apparve come monoscopio della futura tv sperimentale, l’artista Mark Leckey ha dedicato a Felix opere e dotti studi.
Nessun altro personaggio animato negli anni ’20 era popolare come Felix, che compie proprio oggi 100 anni, visto che il suo primo cartoon, Feline Follies, era uscito nel lontano 9 novembre 1919. Il suo vero ideatore, regista e principale animatore, Otto Messmer, lo aveva modellato sulla figura dei grandi comici del tempo, da Charlie Chaplin a Buster Keaton. Messmer aveva capito che per sfondare, i cartoon dovevano avere un forte protagonista ben riconoscibile e comico.
Felix fu in assoluto il primo essere di cartone dotato di una certa personalità, di una stravagante forza surreale. Sia Messmer che il produttore della serie, l’australiano Pat Sullivan, che deteneva i diritti sulla serie e aveva il nome sui titoli di testa, sostenevano che Felix non era una versione maschile della Krazy Kat fumetto di George Herriman, quanto una sorta di trascrizione del “Gatto che cammina da solo” protagonista di un celebre racconto di Rudyard Kipling del 1902.
Un gatto che grazie alla sua astuzia teneva testa alla donna che viveva in una caverna e aveva come motto “Io sono il gatto che se ne va da solo e per me tutti i posti sono uguali”. Come il gatto di Kipling anche Felix è totalmente libero di andare dove vuole. Inoltre può aiutarsi col suo proprio corpo fatto di inchiostro e di carta, può servirsi della coda per formare un punto interrogativo. E’ un gatto astratto, folle, ma sempre in movimento perché nasce per il cinema e non per il fumetto.
Nato su richiesta di Pat Sullivan per il “Paramount Magazines” deve il nome a John King, che associò tra loro le parole latine “felis” e “felix”. Diventato popolarissimo da subito, nel 1922 diventa mascotte ufficiale dei New York Yankees, ogni cartoon, e ne usciva uno nuovo ogni due settimane, faceva incassare a Sullivan circa 10 000 dollari puliti. Messmer allarga così lo studio, chiama giovani animatori a lavorare con lui, come Al Eugster e William Nolan. “Non c’erano copioni”, raccontava Eugster, “Otto Messmer aveva tutto in testa. Un film cominciava con un’idea e degli schizzi che dava al capo animatore. Se ne parlava tutti assieme e si cominciava a disegnare. Mentre lavorava Otto pensava continuamente, ad alta voce, a nuove idee per questo film o per il successivo. Animava e pensava contemporaneamente. Non so come facesse”.
E’ però Nolan a dare a Felix quella rotondità che prima non possedeva, a renderlo anche più facile da disegnare. Dei 150 cartoon di felix, molti sono dei capolavori. Con l’avvento del sonoro, però, tutto si fermò. Sullivan non voleva lasciare il muto. E nei primi anni ’30, quando ormai era arrivato Mickey Mouse, il topastro sonoro, accadde di peggio. Nel 1932 la moglie di Sullivan si uccise cadendo dalla finestra mentre cercava di farsi notare dall’autista del marito. Poi, nel 1933, muore anche Sullivan, alcolizzato e depresso. Non riuscendo a trovare in Australia un parente lontano o vicino di Sullivan che potesse prendere in mano la produzione, lo studio chiuse senza che Messmer, che era il vero artefice del successo del gatto, potesse far niente per impedirlo e vantare qualche pretesa sui cartoon.
Lasciò l’animazione, dedicandosi a disegnarlo Felix a fumetti e a dare vita a grandi insegne luminose su Times Square fino agli anni ’70. Negli anni che verranno si tenterà di riportare in vita Felix, ma senza grande successo. Ma andate a rivedervi qualche vecchio cartoon di Felix e vedrete quanto è pazzo e moderno ancora oggi.