Marco Giusti per Dagospia
alessandro borghi luca marinelli le otto montagne
Ah! i rudi montanari italiani! Ah! Le montagne descritte da Paolo Cognetti! Ah! Le amicizie virili! E’ arrivato sui nostri schermi, previsto come un forte film natalizio per un pubblico più giovane e più colto, coatti e cafoni sono esclusi, forte del culto del romanzo di Cognetti e di un bel premio della Giuria vinto in quel di Cannes alla faccia di chi ha visto il film distrattamente e trovandolo solo una buona impaginazione del libro o una serie di belle riprese delle montagne della Val d’Aosta, "Le otto montagne", diretto dalla coppia di autori e registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, Gli stessi dei celebrati lacrimosi mélo moderni “Alabama Monroe” e “Beautiful Boy”.
luca marinelli le otto montagne
Il film è fotografato dal magnifico direttore delle luci Ruben Impens, lo stesso di “Titane”, dolcemente musicato da Daniel Norgren, e interpretato dalle due massime star italiane del momento, Alessandro Borghi come Pietro, il ragazzo di città, e Luca Marinelli come Bruno, il ragazzo delle montagne, oltre a Filippo Timi, come padre che sogna la montagna e Elena Lietti come la mamma.
Borghi e Marinelli, inoltre, non si ritrovavano sullo schermo dai tempi di “Non essere cattivo” di Claudio Caligari. Bel rientro. Il film, messo in piedi da Wildside, cioè da Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa e Louis Tisné, va detto, è finalmente una ragionata e civile operazione produttiva italiana, rarissima di questi tempi, che punta con decisione a un pubblico non solo italiano. Ben più vasto, si spera, degli ormai 25 spettatori a sala del film italiano medio. Come abbiamo capito proprio dal premio della giuria di Cannes, dove il film è piaciuto più ai critici internazionali che ai nostri e non è affatto sembrato solo una onesta messa in scena del romanzo di Cogneti.
alessandro borghi le otto montagne
Anche perché Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che lavorano da sempre in maniera molto precisa sulla costruzione delle immagini e sulle emozioni dei loro personaggi, qui si spingono oltre, verso un territorio quasi filosofico, alla Malick, per descrivere un’amicizia complessa e difficile che si sviluppo dentro una scenografia naturale maestosa come quella del Monte Meru e delle sue otto montagne.
luca marinelli le otto montagne
Che riprendono, cosa rarissima, con uno schermo che ha una ratio di 1.33 : 1, cioè non con quello solito orizzontale delle produzioni già pronte per la tv, ma quasi quadrato, più adatto però a quel che devono raccontare. Come ha scritto Justin Long sul “Los Angeles Times", “Questo è un raro film che comprende quanto siamo legati agli spazi fisici e psicologici dell'infanzia, come le nostre famiglie e le tradizioni con cui ci hanno cresciuti possano essere sia nutrienti che limitanti”.
le otto montagne di felix van groeningen e charlotte vandermeersch
Pietro e Bruno, di classi completamente diverse, uno di città e quindi montanaro solo nei mesi estivi, da vacanza, grazie alla cura del padre, Filippo Timi, si incontrano da ragazzini e diventano amici. Si perdono per 15 anni e si ritrovano da adulti, più tristi e più soli, con Pietro orfano del padre, e cercano di ricostruire il loro rapporto mediato dal peso della montagna e dalle sofferenze della vita.
I registi ben sfruttano il fascino dei suoi due protagonisti in una situazione di crescita totalmente maschile dei personaggi, ma puntano a strutturare tutto questo dentro a un panorama meraviglioso. Ne' noioso ne' mal girato, era dai tempi del vecchio Louis Trenker che non si vedeva in Italia un grande film di montagna. Che avrà sicuramente il suo pubblico. In sala.