1 – VATICANO, DIMISSIONI CHOC: LASCIA IL VERTICE DEI MEDIA
Franca Giansoldati per “il Messaggero”
Papa Bergoglio con Greg Burke e Paloma Garcia Ovejero
Botti di fine anno e Capodanno piuttosto traumatico per la squadra che cura la comunicazione di Papa Francesco, forse tra tutti i settori quello che finora è stato più esposto alle batoste. Dal 2013 ad oggi - per diverse ragioni - quest' area sensibile e fondamentale per il pontificato, ha risentito di fortissimi stress. Divergenze, liti, resistenze, incomprensioni.
La complessa macchina non sempre ha dimostrato di essere sinergica e in grado di far fronte alle progressive sollecitazioni del nuovo pontificato, così come ai cambiamenti interni che le riforme avviate imponevano o, ancora, alle sfide esterne che man mano si sviluppavano con attacchi e critiche sempre più feroci nei confronti del Papa.
PROTAGONISTI
Il giorno di San Silvestro, poco prima che il Papa celebrasse il Te Deum, l' ultimo atto di una crisi che si respirava nell' aria, è esplosa. Fragorosa. Il portavoce Greg Burke si è dimesso da capo dell' ufficio stampa. In contemporanea la sua vice, la spagnola Paloma Garcia Ovejero la prima donna chiamata da Francesco a co-dirigere la struttura e volto del rinnovamento del settore ha fatto la stessa cosa, senza che all' esterno venisse fornita dal Vaticano alcuna spiegazione ufficiale. Contestualmente veniva comunicata la nomina ad interim del sostituto di Burke, Alessandro Gisotti, un giornalista della Radio Vaticana.
Burke statunitense ed ex corrispondente della Fox News, membro dell' Opus Dei, era stato chiamato a lavorare in Vaticano nel 2012 per curare il profilo Twitter di Benedetto XVI, e per aiutare la Segreteria di Stato a gestire un passaggio difficile del pontificato pesantemente segnato dagli scandali di Vatileaks. Papa Francesco una volta eletto - ha scelto di confermarlo mandando in pensione padre Federico Lombardi, il gesuita che ha gestito per anni la Radio Vaticana e che non sempre si è trovato in sintonia con il modus operandi di Bergoglio.
Burke, ieri, in un tweet, ha voluto ringraziare coloro che hanno mandato pensieri gentili a lui e a Paloma, aggiungendo una frase sibillina: «prima di prendere questa decisione entrambi abbiamo pregato per mesi, ma ora siamo in pace e sereni».
PROBLEMI
Che un cambiamento fosse nell' aria si avvertiva anche all' esterno. Erano troppi i problemi che si erano accumulati. Dalla traumatica uscita di scena di don Dario Viganò, ex prefetto della Segreteria della comunicazione, consumatasi nell' arco di pochi giorni, dopo la gaffe della lettera di Ratzinger ritoccata ad usum delphini, al recentissimo siluramento del direttore dell' Osservatore Romano, Gian Maria Vian, un colto professore di patristica che dopo 11 anni di lavoro si è visto liquidare dal nuovo prefetto della Comunicazione, Paolo Ruffini con metodi decisamente inusuali per i felpati ambienti d' Oltretevere, tanto da dover mettere una toppa al buco con una tardiva lettera papale di ringraziamento.
Il suo posto è andato a un professore di liceo romano, amico di padre Antonio Spadaro, il gesuita che dirige Civiltà Cattolica e che si è ritagliato un ruolo importantissimo nell' entourage di Francesco come spin doctor in materia di comunicazione.
L' altra nuova nomina che il Papa ultimamente ha voluto per consolidare la squadra è quella di Andrea Tornielli, il vaticanista conosciuto quando era arcivescovo di Buenos Aires e al quale ha affidato il coordinamento di tutti i settori, per dare un assetto unitario all' informazione e garantire maggiore sinergia.
ITER
Una mission impossible che in passato è risultata ardua per via delle tante realtà esistenti (e autonome): il Ctv (il centro televisivo vaticano ribattezzato Vatican media), la radio, la sala stampa, l' ufficio informazioni in Segreteria di Stato e la segreteria per la comunicazione. Troppe voci, troppe teste, troppi pareri. Il settore ha continuato così a sviluppare debolezze che poi si riversavano negativamente sull' immagine del pontificato. Le divergenze sono sempre state tenute sotto traccia. Fino alle ultime nomine e alla decisione di Burke e Paloma Garcia Ovejero di rassegnare le dimissioni (subito accettate da Francesco).
Papa Bergoglio con Greg Burke e Paloma Garcia Ovejero
2 – IL MAGO DEL PAPA SCATENA IL FUGGIFUGGI DALLA SALA STAMPA
Lorenzo Bertocchi per “la Verità”
C' è una guerra aperta all' interno del sistema mass mediatico della Santa Sede, aggravatasi dopo la nomina di Andrea Tornielli a direttore editoriale di tutti i media vaticani. Lo avevamo già scritto sulla Verità a proposito del metodo con cui è stato defenestrato l' ex direttore dell' Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. Ma il 31 dicembre 2018 sono scoppiate altre bombe: Greg Burke, direttore della Sala stampa vaticana, e la sua vice, Paloma García Ovejero, hanno rassegnato le dimissioni dall' incarico a cui erano stati nominati da papa Francesco nel luglio 2016.
Solo un anno e mezzo. Un attimo se lo confrontiamo con i 22 di Joaquín Navarro Valls e i dieci di padre Federico Lombardi. Segno che, anche se qualcuno finge di averlo già dimenticato, il caso aperto dall' esplosivo memoriale dell' ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, non è ancora chiuso.
Burke, membro dell' Opus dei e già reporter per Fox news, fu chiamato in Vaticano da Benedetto XVI nel 2012 come super consulente per le comunicazioni e in aiuto dell' allora direttore della Sala stampa, padre Lombardi, a cui subentrò, appunto, nel 2016. La García, invece, è stata la prima donna impegnata in questo ruolo; i due sono stati apprezzati in questi anni di servizio anche per aver internazionalizzato il servizio della Sala stampa.
«Paloma e io», ha scritto l' ormai ex portavoce Burke sul suo profilo Twitter, «ci siamo dimessi con effetto dal primo gennaio. In questo momento di transizione nelle comunicazioni vaticane, pensiamo che sia meglio che il Santo Padre sia completamente libero di riunire una nuova squadra». Francesco ha accettato le dimissioni e «ha nominato direttore ad interim della Sala stampa della Santa Sede il dottor Alessandro Gisotti, finora coordinatore dei social media del Dicastero per la comunicazione».
andrea tornielli aka joseph thornborn
Ma qualcuno vocifera che questa di Gisotti rappresenti una soluzione ponte per consegnare poi tutto nelle mani del nuovo plenipotenziario Tornielli. Come avevamo raccontato sulla Verità, la «promozione» di Vian a direttore emerito del giornale del Papa aveva acceso le prime micce, tanto che Francesco è dovuto intervenire pubblicamente con una gentile lettera di ringraziamento all' ex direttore, sostituito dall' insegnante di religione Andrea Monda (pare su consiglio al Pontefice di padre Antonio Spadaro e Tornielli).
Il defenestramento di Vian, avvenuto senza preavviso alcuno, aveva causato mal di pancia anche alla terza loggia del Palazzo apostolico, quello della Segreteria di Stato. Infatti, la tradizionale cinghia di trasmissione che dalla Segreteria andava al quotidiano e alla Sala stampa, dopo l' avvento di Tornielli, veniva a essere quantomeno depotenziata, per non dire recisa. Il neo direttore editoriale, nella chiara veste di spin doctor del Papa, ha assunto un ruolo «politico» che riduce di fatto quello fino a ieri occupato da Burke a poca cosa.
Il gelido comunicato di Paolo Ruffini, prefetto del super dicastero della comunicazioni, la dice lunga sulla sorpresa generata dalle dimissioni dei vertici della Sala stampa. «Oggi», ha scritto Ruffini il 31 dicembre dopo aver ringraziato Burke e la García, «di fronte a quella che è una loro autonoma e libera scelta, non posso che rispettare la decisione che hanno preso». Da parte sua Burke commenta laconico su Twitter: «Nuovo anno, nuove avventure», dopo aver ringraziato il Papa per i due anni e mezzo di esperienza alla Sala stampa.
papa francesco bergoglio con il cardinal theodore mccarrick
Quindi, con la nomina di Tornielli le operazioni di accentramento verticistico delle comunicazioni vaticane arrivano in porto, creando un ufficio che da solo coordina e dirige, in accordo diretto con il Papa, il taglio e i contenuti di tutti i media. Un assetto mai dato all' interno delle comunicazioni della Santa Sede: Burke e la García, che pensavano di far parte di una struttura pluriforme con diversi gradi di autonomia, probabilmente hanno avuto uno scatto di orgoglio.
Nonostante tutti gettino acqua sul fuoco e affermino che le dimissioni non sono frutto dei nuovi assetti, il messaggio dei due è chiaro: noi a queste condizioni non ci stiamo. Il prefetto Ruffini avvisa che il 2019 sarà un anno «denso», che richiede «un massimo sforzo di comunicazione». Immediato pensare alla situazione abusi del clero che nel 2018 è esplosa causando una forte crisi del papato di Francesco.
Ora tutti gli occhi sono puntati sull' incontro del prossimo febbraio, dove i capi dei vescovi del mondo converranno a Roma insieme al Papa per affrontare la questione. La nomina di Tornielli a direttore editoriale sembra essere una mossa per rispondere punto su punto e in modo unitario alle eventuali questioni, ma rivela anche qualcos' altro e che può spiegare ciò che accade tra le mura leonine.
Papa Francesco conduce la sua riforma della curia, su cui tanto ha puntato, e per cui molti cardinali lo hanno votato nel Conclave del 2013, in modo molto particolare. Da una parte crea dicasteri e nomina prefetti e segretari, ma dall' altra ascolta in modo diretto una serie di uomini di cui si fida e con cui supera spesso gli uffici e gli uomini di curia che sarebbero preposti a consigliarlo e a lavorare per lui.
Ciò accade da tempo sui temi della comunicazione proprio con Andrea Tornielli, vaticanista di lungo corso con la passione per i giochi di prestigio, in servizio alla Stampa prima dell' incarico ufficiale, ma con accesso diretto a Francesco fin dalla sua elezione. E accade con padre Antonio Spadaro, influente e incisivo direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà cattolica.
Ma anche in altri ambiti, come quello dottrinario, in cui il Papa ascolta l' amico fidato Víctor Manuel Fernández, oggi vescovo di La Plata, e ghostwriter di Francesco in vari documenti, tra cui Laudato sii e Amoris laetitia, e lascia da parte il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. E si potrebbe continuare. Il Papa ha tutto il diritto di ascoltare chi vuole e quando vuole, poi però qualcuno non ci sta. Perché magari ritiene di non poter svolgere in piena coscienza la sua professione.