CUOCHI DA PRENDERE SUL SERIO – LO CHEF GINO D’ACAMPO, STAR DELLA TV INGLESE DA STASERA SUL NOVE CON “CAMBIO RISTORANTE”, FRIGGE TUTTI: “LE STELLE MICHELIN NON SERVONO A UN CAZZO, SE VEDO QUALCUNO APRIRE UNA LATTINA DI ANANAS SCIROPPATO NEI MIEI RISTORANTI LO LICENZIO” - LE ORIGINI NAPOLETANE E LA BREXIT: “È STATA VENDUTA MALE E IO NON HO VOTATO. MA CERCO DI VEDERE I LATI POSITIVI. ADESSO CHI VIENE QUI VIENE PER LAVORARE” – VIDEO STRACULT: LE INCAZZATURE PER GLI ACCOSTAMENTI OSCENI DEGLI INGLESI

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Gianmaria Tammaro per Dagospia

 

gino d'acampo gino d'acampo

C’è chi parla come mangia, e poi c’è chi parla come cucina. Gino D’Acampo, 43 anni, origini napoletane, non usa mezzi termini: dice quello che pensa, e lo fa in cucina, nei suoi ristoranti, e in televisione. “Io sono così. Non ho peli sulla lingua. Se ho qualcosa da dire, la dico. Faccio tv come mi piace farla: non seguo nessuna linea, nessuna moda e non imparo nessun copione”.

 

Da stasera, su NOVE, conduce Restaurant swap - Cambio ristorante, il nuovo programma di Banijay Italia. “Questo è il primo show che faccio in questo paese”, ammette. “È da almeno cinque anni che il mio agente, Valeria D’Acampo, che è anche mia cugina, cerca di convincermi”.

gino d'acampo cambio ristorante 1 gino d'acampo cambio ristorante 1

 

E perché ha finalmente deciso di accettare?

“Perché no? Quello che spero è che gli italiani mi accolgano come il figliol prodigo. Cambio ristorante, per me, è un’idea estremamente semplice e interessante. Al centro di tutto c’è la ristorazione, e la ristorazione è tutta la mia vita. Pensi: ho aperto il mio primo ristorante quando avevo 21 anni”.

 

Quando ha deciso di andarsene dall’Italia?

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“Frequentavo la Luigi De Medici, che è una scuola alberghiera di Ottaviano, vicino Napoli. E mentre la frequentavo, mi sono accorto di avere un interesse genuino, sincero, verso la cucina. Era quello che volevo fare. E nel frattempo mi sono reso conto anche di un’altra cosa”.

 

Cosa?

“Che la realtà di Torre del Greco, dove vivevo, e di Napoli e dell’Italia intera non mi bastava. Volevo di più”.

 

È partito alla ricerca della Terra Promessa.

“L’America e l’Inghilterra sono molto più aperte dell’Italia. Ma l’America, allora, era troppo lontana. E così mi sono trasferito in Inghilterra”.

 

Oggi, però, il Regno Unito non è più così aperto.

gino d'acampo 9 gino d'acampo 9

“Non è vero. Anche con la pandemia, anche con il COVID, resta un paese che aiuta tantissimo i suoi cittadini”.

 

Mi riferivo alla Brexit.

“Quella è una cosa che è stata venduta male. Quando l’ex-primo ministro, David Cameron, ha avuto l‘idea di fare il referendum, non si aspettava certamente questa risposta”.

 

E che risposta è stata?

“Io cerco di vedere sempre i lati positivi delle cose. Adesso, con la Brexit, chi viene in Inghilterra viene per lavorare. Prima le persone venivano per sistemarsi, perché c’era la promessa di uno stato presente e pronto ad aiutare”.

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Lei che cosa ha votato?

“Non ho votato. E non l’ho fatto per un motivo molto semplice. Mi sono sentito a disagio. In Inghilterra, sì, mi sento a casa. Ma non ho pensato fosse una decisione che dovevo prendere io. Non volevo votare per salvaguardare i miei interessi”.

 

Non crede che ci siano troppi programmi di cucina?

“Assolutamente no. Soprattutto in Italia. Ammetto di non guardare molta televisione, ma da quello che ho visto mi sembra che il nostro paese sia indietro di quasi dieci anni rispetto al resto del mondo”.

 

gino d'acampo con pasta alle vongole gino d'acampo con pasta alle vongole

Quando va in tv all’estero, si arrabbia piuttosto spesso.

“Io perdo molto facilmente la pazienza quando si parla della nostra cucina. Perché è la più importante del mondo. Quando viene interpretata male, o bastardizzata, mi incazzo. Per me fare una carbonara o una pasta alle vongole ha lo stesso significato che per Leonardo da Vinci aveva fare un quadro. Non si può fare male. Ci vorrebbero più persone come me”.

 

In che senso?

“Persone pronte a incazzarsi e a farsi avanti. Chi non sa niente della cucina italiana, non ne dovrebbe parlare”.

 

giorgio locatelli giorgio locatelli

Cos’è che la fa arrabbiare di più?

“Gli chef italiani che seguono ciecamente il movimento francese delle stelle Michelin. Come fa uno chef italiano a preoccuparsi di una cosa del genere? Le stelle Michelin, alla fine, non servono a un cazzo: è solo pubblicità”.

 

Conosce qualcuno dei suoi colleghi italiani?

“Qualcuno di nome, sì. E conosco Giorgio Locatelli perché lavora in Inghilterra. Gli altri, però, non ho la più pallida idea di chi siano”.

 

Non c’è nessuno che le assomigli?

“Di caratteri come il mio ce ne sono pochi”.

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Ovvero?

“A me non interessa solo la cucina italiana. A me interessa la cucina italiana semplice. Quella di una volta. Genuina. Casalinga. È quello il tipo di cucina che faccio io. E a oggi sono in pochi a farlo”.

 

In Inghilterra che cucina si fa?

“Qui c’è la tendenza a complicare qualunque cosa. Qui sono in grado di complicare anche la pasta e fagioli”.

 

Si sente più italiano, più inglese o – come diceva Bud Spencer – più napoletano?

“Io mi sento italiano. E ovviamente mi sento napoletano perché vengo da Napoli, e perché tutti i miei amici e tutta la mia famiglia vivono lì. Abito in Inghilterra da 25 anni e ho la doppia cittadinanza. Ma ho rifiutato il passaporto inglese”.

PIZZA ANANAS PIZZA ANANAS

 

Piatto preferito?

“Gli spaghetti alle vongole”.

 

Perché?

“Perché è la vera cucina italiana. Aglio, olio, peperoncino. Le vongole. Una sfumata di vino bianco. Prezzemolo fresco. Due pomodorini tagliati a metà. Spaghetti al dente. E ci siamo. Minimum effort, maxium satisfaction. Minimo sforzo, massimo risultato. Eccolo il segreto”.

 

Cosa piace agli inglesi?

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“La pizza. E la pasta. Vendiamo tantissime pizze, nei miei ristoranti. Se fai una buona pizza e un buon piatto di pasta, li hai conquistati”.

 

Ora lei si arrabbierà…

“No, si figuri, non mi arrabbio...”

 

…ma che cosa ne pensa della pizza hawaiana?

“...ora mi incazzo. Se vedo qualcuno aprire una lattina di ananas sciroppato in uno dei miei ristoranti, lo licenzio”.

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