"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI
Videoblog di Glauco Benigni
http://www.youtube.com/user/glaucobenigni/featured
1 - CI VEDIAMO A HOLLYWOOD...
Il 2007 si apre nella nuova sede di San Bruno con un nuovo problema da affrontare. Vi ricordate la citazione di Ginsberg che aveva ispirato i Fondatori: «YouTube non è indirizzata alle nazioni, ma a quegli individui che vivono nelle nazioni il cui intento non è alzare frontiere ma abbatterle»? Be', si adatta perfettamente a quanto sta accadendo in Iran, nazione in cui le autorità hanno bloccato, agli utenti presenti nel proprio territorio, l'accesso a YouTube e ad altri siti simili. Motivo?
Impedire la diffusione di musica, film e immagini in genere, non conformi alle leggi islamiche e alla morale corrente. Prima o poi doveva succedere. E non sarà l'unica volta né tantomeno l'unica nazione. È il segno che l'avventura YouTube ha varcato i confini politici Usa e comincia massicciamente a incidere in altri territori. Tant'è che nel giorno della Befana, nella calza dell'ufficio legale di YouTube, si rinviene un grosso pezzo di carbone, stavolta in arrivo dal Brasile.
Lo manda la modella e VJ di MTV, Daniela Ciccarelli, nota alle cronache rosa come l'ex fidanzata di Ronaldo. Quel giorno un'ingiunzione, inviata dai legali della modella, chiede che YouTube venga reso inaccessibile sul territorio brasiliano fin quando ogni copia del video incriminato non sia rimossa. Nel filmato la bella Daniela e il suo partner del momento fanno sesso su una spiaggia spagnola. Sfortunatamente per loro un paparazzo è riuscito a registrare le loro performance.
Per niente sconfortati i Ragazzi di San Bruno rispondono con la prima mobilitazione «fisica» della Comunità, chiamando a raduno gli youtuber d'America e di tutto il mondo a Hollywood. Ognuno è invitato a partecipare a una allegra manifestazione, il cui titolo, stavolta mutuato dalla frase di John Lennon «and the world will be as one» (e il mondo sarà uno solo), è appunto As One. Gli slogan fioccano numerosi: «Noi siamo YouTube»; «Qualcuno cerca amici, qualcuno cerca la fama, eccoci qui»; «Il mondo ci guarda» eccetera. Gli youtuber sono felici di incontrarsi, ognuno filma tutto quello che può e poi lo invia diligentemente al sito.
lapresse youtube Chad Hurley Steve ChenProbabilmente l'industria cinematografica considera la manifestazione fatta a casa sua come una chiamata in causa diretta, una sollecitazione a prendere più apertamente posizione rispetto al fenomeno. E la Mecca del cinema a questo punto si divide in due. Una parte decisamente pro YouTube, l'altra decisamente contro. Nella prima si schierano molti manager addetti alla promozione e al marketing, i quali sostengono che, grazie al sito, si può arrivare prima e meglio agli spettatori e convincerli ad andare al cinema.
La loro strategia prevede che il rapporto tra gli Studios e YouTube passi attraverso la fornitura di immagini già predisposte e impacchettate, in modo tale che non ci sia né violazione di copyright né tantomeno danni di immagine, ma solo aumento di visibilità. In sostanza questa parte considera YouTube un potente medium al quale gli uffici stampa possono fornire il materiale adeguato ...e basta. Alcuni manager di Time Warner e 20th Century Fox cominciano dunque a intavolare discussioni finalizzate a trovare accordi che comunque prevedano filtri e controlli, tali da evitare violazioni.
Dall'altra parte invece si schierano «contro» coloro i quali elencano eclatanti casi di violazione del copyright, a causa dei quali si perdono denari. Uno dei casi più citati è 8 Mile, interpretato dal rapper Eminem (70 milioni di dischi venduti). Il film, spezzettato in 12 parti da 9 minuti l'una, è stato cantato da un pischello, che si firma Yosickoyo, verso la metà del 2006 ed è stato visto milioni di volte.
La Universal Pictures, che l'aveva distribuito nel 2002, non apprezza affatto. Ha chiesto e ottenuto la rimozione quando il guaio era già stato fatto, e da quel momento paga tre impiegati affinché controllino tutti i giorni YouTube. I tre hanno scoperto 1000 pezzi illegali al mese. Nell'area «contro» si rinvengono anche, come già accennato, registi, scrittori e attori rappresentati dai loro sindacati e, tra questi, il Directors Guild of America, autorevole sindacato dei registi fondato nel 1936 da gente del calibro di King Vidor e Frank Capra, mantiene la linea più dura.
il fondatore di youtube«Proteggeremo aggressivamente i nostri membri» fa sapere il loro presidente «sia dal punto di vista creativo che economico». Attenzione, si sta verificando qualcosa di strano: i cosiddetti «vecchi talenti», nonostante la loro riconosciuta tolleranza e le loro tradizioni democratiche, non si adattano proprio all'idea di chiudere un occhio e dare spazio ai cosiddetti «nuovi talenti», specialmente nei casi di mashed up, cioè ardite riedizioni e fantasiosi rifacimenti delle loro opere. E comunque: YouTube è di Google... Pagassero!
Lo scontro dunque ha diverse sfumature. È generazionale, è stilistico, è economico, e va a intersecare i due diversi aspetti del diritto: d'autore e di produttore. Se alcuni grandi produttori possono considerarsi in parte soddisfatti dalla promozione, gli autori si ritengono solo sbeffeggiati e derubati dalle orde di youtuber.
In ogni caso, anche fra i vecchi talenti qualcuno la pensa diversamente. Chi rompe decisamente il fronte è Robert Redford, che nel suo ruolo di gran patron del Sundance Film Festival accetta un accordo con YouTube per mostrare ogni giorno videoclip della manifestazione di cinema e documentari che si tiene ogni gennaio a Salt Lake City e alla quale partecipa l'élite dei filmmakers indipendenti.
Il 14 gennaio 2007, a Varanasi nel Nord dell'India, un gruppo di studenti universitari fermano un treno. Contemporaneamente nel Gujarat si tengono sit-in di protesta contro YouTube. Perché? Perché un comico indiano, Gautham Prasad, nel tentativo di essere simpatico, ironico e disinvolto, dopo essersi truccato e aver indossato i panni del Mahatma Gandhi, si è fatto filmare in un paio di performance ritenute, a dir poco, oltraggiose secondo la rigida morale di circa un miliardo di persone, ovvero tutti coloro che considerano l'Apostolo della non violenza il Padre della moderna India. Insomma, Gandhi non si tocca.
Non si deride. Non si può utilizzare per macchiette e sciocchezze da mimo-clown. Rappresentarlo con una mitragliatrice in mano mentre si concede a libagioni circondato da donne discinte o vederlo ballare come un ossesso è «vilipendio al Padre della Nazione», anche secondo il governo. Si minaccia di oscurare il sito se il clip non verrà prontamente rimosso.
STEVE CHEN2 - A DAVOS, A DAVOS...
Sono passati solo sei mesi dal giorno in cui Chad ha espresso la sua opinione al Media summit dei banchieri d'affari d'America. «Sto parlando con i potenti», avrà pensato, ed era tutto contento. Immaginiamo dunque quanto sia felice quel giorno di fine gennaio 2007, quando sale su un aereo che lo porta in Svizzera. Non sappiamo se era un aereo di linea o un jet privato, magari quello di Eric Schmidt, messo a disposizione dalla Google, sappiamo solo che dopo l'atterraggio sale su una limousine, o forse su un elicottero, e si dirige a Davos.
Qui giunto viene identificato dalla security e finalmente, con il suo badge appeso al collo, si dirige nei saloni dove si tiene il World Economic Forum.
Chad è lì per partecipare all'incontro annuale, che si tiene dal 1971, al quale si recano: i più influenti leader mondiali in rappresentanza di governi, sindacati, religioni e (poche) ONG; i manager delle grandi imprese multinazionali del mondo; gli intellettuali maggiormente organici al modello di sviluppo occidentale e altri VIP accuratamente selezionati.
Tutti questi signori sono inoltre affettuosamente circondati da 600 giornalisti che li ascoltano devotamente, li filmano, li registrano e tentano di leggere nei loro remoti pensieri. Durante questo convegno privato, attorno al quale rombano manifestazioni organizzate da no global di tutto il mondo, questa piccola minoranza di potenti decide sulle priorità politiche, economiche e ambientali, e si aggiorna reciprocamente sulle strategie da perseguire. Davos è una specie di Olimpo insomma, un po' concilio dei semidei e un po' assemblea delle élite planetarie. E in tale contesto il nostro eroe è stato invitato a discutere sull'impatto del Web 2.0 e dei modelli emergenti di social network.
Chad sale su un palco, si siede, si guarda intorno con disinvolta curiosità. Seduti accanto a lui ci sono William H. Gates III (Mr. Microsoft); la signora Viviane Reding (Commissario Informazione e Media dell'Unione Europea); Mark Parker (presidente della Nike); Caterina Fake (fondatrice di Flickr) e Dennis Kneale (giornalista di Forbes che modera il dibattito). Un bel parterre, non c'è che dire. Per un'ora i sei si scambiano opinioni e informazioni abbastanza note. Tutto normale.
Ciò che non è normale - come verrà rilevato da un gruppo di agguerriti youtuber - è che la registrazione video verrà caricata sul sito solo sei mesi dopo, il 17 luglio 2007. Per ottenere cosa? 42 visionamenti in un mese e 1 commento! «Sconfortante» a detta della parte più impegnata della Comunità.
In un successivo intervento, della durata di circa 1 minuto e mezzo, Chad rilascia invece due notizie. La prima è che YouTube si doterà di un sistema audio fingertips (un sistema di riconoscimento simile a quello che consente di identificare le impronte digitali) che lo metterà in condizione di riconoscere la musica e l'utente che l'ha caricata. La seconda è che dividerà i proventi della pubblicità con gli utenti così identificati.
CHAD HURLEY STEVE CHEN JAWED KARIM«Non viene chiarito un aspetto rilevante. In che percentuale saranno divisi tali proventi?» si fa notare da più parti. Il video è stato caricato il 29 gennaio 2007, è stato visto 430 volte e ha ottenuto 2 commenti. «Ancora più sconfortante» dice la parte più impegnata della Comunità. Perché? La risposta è in diversi blog secondo i quali: «Il segno inquietante è: dov'è la Comunità quando si parla di ‘fatti seri'?»
E inoltre: «La quasi totalità dei membri appare disponibile a visionare milioni e milioni di volte qualsiasi cosa li intrattenga, ma non si rivela interessata a partecipare a questioni strutturali, come se queste non li riguardassero. L'appello del Time: ‘Tu sei l'Uomo dell'Anno e la democrazia digitale si fonda sulla tua partecipazione' cade in tal modo miseramente nel vuoto e tutto, ancora una volta, si ammanta di populismo e demagogia digitale». Commenti duri quindi, ma importanti e puntuali.
In sincronia con le preoccupazioni espresse, lo stesso giorno in cui Chad comunica ai partecipanti del World Economic Forum le sue ipotesi di condivisione dei proventi pubblicitari, succede un fatto inquietante. Sul sito si è rinvenuto un video inviato da uno dei capi combattenti sciiti che si fa chiamare Abu Deraa. L'uomo vive a Sadr City e sostiene Moqtada Al Sadr. Il video è un «messaggio trasversale» lanciato contro una personalità sunnita. In questi casi la democrazia digitale che fa?
3 - DALL'EFFETTO CNN ALL'EFFETTO YOUTUBE...
Esiste una parte della Comunità di base che prende le distanze dal puro intrattenimento, che dà inizio a un'analisi strutturale del fenomeno YouTube, che monitorizza le relazioni tra i vertici della società e i potenti e che non si accontenta del generico «divideremo i proventi con gli utenti», ma chiede dettagli sulle ripartizioni. La stessa parte sottolinea un altro dei ruoli che YouTube ha, inconsapevolmente o suo malgrado, assunto: un ruolo di medium che trasporta rilevanti informazioni geopolitiche.
Costoro menzionano per esempio un videoclip girato, a quattromila metri d'altezza, su una montagna dell'Asia, al confine tra Tibet e Cina. In esso si vede una lunga fila di persone intirizzite, malvestite e in parte coperte dalla neve, che cammina lungo un costone nel silenzio totale rotto solo a tratti dal sibilare del vento. Improvvisamente si sente uno sparo, si vede una figura cadere e una voce fuori campo dice: «Li stanno ammazzando come cani».
Poi un altro colpo e un altro corpo resta inerte nella neve. Dopo poco i corpi vengono raggiunti da militari vestiti con uniformi cinesi che si chinano a verificare l'avvenuta morte. Le immagini sono state catturate da una spedizione di alpinisti che scalava l'Himalaya. Sono state dapprima divulgate dalla Tv romena e poi caricate su YouTube da qualcuno. Da lì hanno fatto il giro del mondo. Alcune organizzazioni umanitarie sono insorte, alcuni ambasciatori di governi occidentali a Pechino hanno inviato note di protesta costringendo il governo cinese a inventare scuse decisamente improbabili.
Anche i narcotrafficanti messicani hanno, oltre ai mitra, imbracciato le videocamere e filmano gli scontri a fuoco con le gang rivali. Da mesi su YouTube circolano video di sanguinose battaglie con tanto di colonna sonora tratta dalle tradizioni del folklore locale.
Sono solo due episodi. Ma ne esistono centinaia, se non migliaia, all'interno di YouTube e tutti insieme generano quello che viene definito, dal bimestrale Foreign Policy, «l'effetto YouTube».
«La maggior parte dei videoclip sono frivoli» scrive in quell'occasione Moises Naim «prodotte da e per i teenager. Ma molte sono serie... inviate dai combattenti islamici (e divulgate da Al Jazeera), o da gruppi umanitari o da soldati al fronte. Alcuni mostrano incidenti che hanno conseguenze politiche o documentano trend quali il riscaldamento globale, l'immigrazione illegale o episodi di corruzione. Qualche clip rivela la verità. Altri seminano disinformazione, propaganda e bugie. Tutti però fanno parte dell'effetto YouTube».
Quindici anni fa, al tempo della Prima guerra del Golfo, era esploso l'effetto CNN, che aveva condotto alcuni primi ministri a sedersi di fronte alla Tv per sapere cosa stava succedendo. Oggi però si comincia a parlare di una doppia eco: la prima quando la Tv riprende video presenti nel web, la seconda quando accade il contrario. L'organizzazione umanitaria Witness, che ha deciso di cavalcare il fenomeno, sta dotando di videocamere tutti i suoi membri presenti nelle zone di conflitto.
La stessa Al Qaeda ha creato una unità speciale di produzione detta Al Sahab (la Nuvola), che abitualmente invia video a YouTube, una parte dei quali vengono trasmessi dalle Tv di massa. Alcuni governi si stanno dunque interessando al problema e tra questi, come già accennato, il governo Usa figura in prima linea e ha attivato un osservatorio presso il Pentagono.
A corollario di queste considerazioni, nei primi mesi dell'anno, YouTube viene interdetta in tre nazioni. A seguito della divulgazione di un filmato in cui si vede una ragazza diciassettenne aggredita alla periferia di Melbourne, il governo australiano bandisce YouTube in tutte le scuole pubbliche di Victoria. La mossa si inscrive all'interno della grande battaglia contro il bullismo, un fenomeno che purtroppo ha da subito individuato nel sito una eccezionale cassa di risonanza.
Il 6 marzo la Turchia blocca invece l'accesso a YouTube «per aver pubblicato video offensivi» nei quali si insinua la presunta omosessualità del padre fondatore della moderna Turchia, Atatürk, e dei turchi in genere. Il video in questione era stato amplificato dalla CNN turca. In seguito il procuratore di Istanbul chiamerà in giudizio i proprietari di YouTube per offese alla cultura turca. La corte ha sospeso l'accesso al sito in attesa della rimozione del video. I legali di YouTube hanno documentato l'avvenuta rimozione del video e tre giorni dopo l'accesso è stato riabilitato.
L'8 marzo YouTube viene oscurato in Thailandia. Si ritiene che il divieto all'accesso sia dovuto all'intervista, divulgata dalla CNN, al primo ministro Thaksin Shinawatra. Il governo non smentisce né conferma il motivo della censura. YouTube tornerà a essere accessibile tre giorni dopo. Il 3 aprile, durante la notte, il sito viene nuovamente oscurato in Thailandia. Il governo ritiene che un clip, in cui compare il re Bhumibol Adulyadej, sia offensivo. Tuttavia fonti ufficiali assicurano che, a seguito della cancellazione, il sito tornerà a essere visionabile. Il blog tecnologico Mashable, ritenuto autore dell'uploading, è stato a sua volta chiuso.
Il problema esiste. È enorme. E non si risolverà facilmente.
Per contro, nell'immensa arena della politica planetaria, YouTube offre anche opportunità impensabili a piccoli e grandi eroi di battaglie democratiche. Uno dei video più cliccati di fine marzo 2007 è: I have a YouTube dream. Ne è protagonista un ragazzo sudafricano che ha riproposto una versione aggiornata di I have a dream, l'indimenticabile discorso del 28 agosto 1963 di Martin Luther King. Parafrasando il grande leader dei neri d'America (che peraltro è presente in quasi 2000 videoclip in YouTube) il ventottenne Khayav recita con una grande energia: «Ho un sogno oggi! Ho un sogno YouTube!
Che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli dei programmatori di computer e i figli degli ex uomini delle pulizie potranno sedersi alla stessa postazione e lavorare in fratellanza; che un giorno i miei cinquanta video che sono sul sito non verranno più giudicati in base al colore della pelle di colui che li ha realizzati, ma in base ai loro contenuti; che un giorno i ragazzini e le ragazzine nere possano collaborare a un video con i ragazzini e le ragazzine bianche e vivere come fratello e sorella». Khayav riceve purtroppo anche molti commenti razzisti, segno del fatto che la Comunità YouTube non è ancora completamente immune, ma il suo messaggio antiapartheid è stato visto circa mezzo milione di volte.
16/ Continua...
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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-13-puntata-segni-di-cedimento-i-filmati-37052.htm
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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-15-puntata-nella-tana-del-lupo-google-37164.htm