“Dago in The Sky e la rivoluzione digitale”
Come internet e gli smartphone ci hanno cambiato la vita, rivoluzionando la concezione stessa della cultura - Human Stage del Wired Next Fest, a Milano
https://next.wired.it/nextfest-milano-2018/roberto-dagostino-in-the-sky/
Giuseppe Braga per Libero Quotidiano
DAGOSPIA E POLITICO - DA IL MESSAGGERO
A 18 anni, appena compiuti, dalla nascita di Dagospia, il più innovativo e tuttora non avvicinato sito internet italiano di notizie indicibili, sussurri, grida e tette, il reverendo Roberto D' Agostino domenica si è materializzato alla festa del mensile Wired e ha officiato venti minuti di sociologia digitale senza pietà: «La tivù generalista e giornali di carta hanno cominciato a morire nel 1989», ha detto, «con la caduta del Muro di Berlino e la comparsa di Internet: è stata la fine delle certezze ideologiche e la fine del dominio dei mezzi di comunicazione che dall' alto calano sul popolo bue indicazioni su che cosa dobbiamo pensare, come dovremmo vivere, come scopare. Nessuno capì la portata di quel che stava succedendo. Paolo Mieli disse che Internet sarebbe stata un moda stagionale, come il borsello. Però poi il borsello è durato fino a oggi».
la lezione di dago alla sapienza 6
Al contrario il primo a capire tutto fu Francesco Cossiga «È la guida spirituale di Dagospia. È stato il primo a darmi fiducia. All' epoca della guerra da parte di Profumo e Geronzi a Maranghi per la conquista di Mediobanca, Cossiga scelse Dagospia come veicolo per picconare a difesa di Maranghi».
Ecco, Dagospia, D' Agostino, Dago in the Sky (la sua trasmissione televisiva di cui sta per partire la terza stagione, ogni puntata un pamphlet warholiano di impressioni visive e concetti, non si sa quale dei due in sottofondo all' altro) stanno tutti qui: saltate regole e gerarchia, la diffusione dei fatti è diventata un pongo, una liquida narrazione di grazie e disgrazie delle persone, «cioè la cultura: Iliade e Odissea sono due racconti, e Dagospia racconta». Il gioco è strumentalizzare, sapere di essere strumentalizzati, e non scandalizzarsi.
INTERNET Internet, dice D' Agostino, ha ribaltato il mondo come fece l' invenzione della stampa a caratteri mobili, che mise a disposizione di tutti la Bibbia e i libri, sfilò religione e cultura dalle mani della autorità: così l' avvento del web ha distrutto le gerarchie, per esempio quella fra genitori e figli (oggi sono i figli che insegnano ai genitori analfabeti di computer e telefonino dove «trovare le esperienze»), e ha reso orizzontale l' idea di futuro: «Il futuro è già passato, ogni sera i fatti muoiono e la mattina dopo rinascono, ed è così che funziona Dagospia».
Dagospia ha compiuto i 18 anni il 23 maggio (veniva diffuso con dei bigliettini da visita, i social e Google non c' erano), «è maggiorenne, può cominciare a fottere».
Ma se questo è il discrimine, è maggiorenne dalla nascita: dal primo giorno informa e insinua su che cosa succede al di là dell' ufficialità, nelle quinte del potere, dell' economia e dello spettacolo, e così genera gravi forme di dipendenza a giornalisti, politici, economisti, arrivisti, «morti di fama», semplici curiosi dei fatti degli altri. Indugia con voluttà sul sesso, anzi sui sessi: «Ricordate che la Rete si è diffusa grazie al porno: il porno sul web, via computer o telefonino, è molto più intimo, le riviste e anche le videocassette erano troppo fisiche per non essere intercettate da estranei. Il web ha distrutto i tabù della civiltà cattolica, ha liberato i desideri inconfessabili, ci ha resi più consapevoli».
E, secondo Dago, ha liquidato la televisione buttandola indietro di un secolo: «La sua funzione sarebbe quella di mostrare cosa succede lontano da noi, e invece la guardiamo facendo altro perché i talk show non sono altro che radio, gente che parla, e mentre parla quel che dice è già passato. Sapete perché il trash, come il Grande Fratello, è stato premiato dagli ascolti? Perché racconta storie di persone».
In realtà, l' operazione di D' Agostino è astuta, va oltre la filosofia (in alcuni punti non solidissima) del digitale libertario. Infatti, quando rivela, spiffera, gossipa e deride, Dagospia mette in piazza per lo più quelli che già si mettono in piazza, o ci si metterebbero: così, o fa loro un piacere, o li mette nelle condizioni di diventare loro stessi informatori per non essere presi alle spalle, o per captare benevolenza.
PAROLACCE Storpia i nomi, gioca con le parole, con la casta, con le cafonerie, un piano inclinato sul quale tutti prosperano, un viavai trafficato di cui godono gli utenti finali, primi fra tutti i giornalisti che, note comari, ci sguazzano. È questo, infatti, l' altro aspetto del dagoismo: soddisfa ogni frustrazione, ogni brama, ogni basso istinto e lo fa con una grazia così volgare - la parolaccia e il riferimento crasso come licenze dalle costrizioni sociali e non come manifesto di ignoranza - che chi vi partecipa trova il suo stesso linguaggio e al tempo stesso si sente innalzato a un rango non diciamo letterario, ma quasi.
lectio magistralis di dago alla triennale 7
Così, l' Espresso, che nel 1999 relegò la sua fortunata ma molesta rubrica "Spia" in un sottoscala fra le pagine, spingendolo ad abbandonare «direttori scemi e caposervizio peggiori», aveva torto: oggi Dagospia è celebrato non solo in patria, ma prende medaglie anche all' estero: politico.eu, versione europea del sito di analisi politica di Washington, lo ha indicato come lettura indispensabile, «mix inebriante di scandali politici e pornografia softcore».
D' Agostino è fiero di definire Dagospia una portineria digitale, e si frega le mani vedendo emergere la terza repubblica. Sa che, per sua natura, l' informazione è incline a corrompersi in un pettegolezzo vestito meglio. E che l' Italia è un teatro di soli sipari, dietro c' è un gran andirivieni di gente che passa e di cui non resta nulla; i sipari, invece, per la gioia della mano che li scosta, non finiscono mai.
Gossip. Dalla Mesopotamia a Dagospia