Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Beh. Se siete a Perugia, solo se siete a Perugia, vi ricordo che stasera alle 21 al Super Modernissimo presento “La cugina del prete”, un vecchio hard del 1975 diretto dal mitico Wes Craven col nome di “Abe Snake” e interpretato dalla porno star scucchiona sempre a gambe larghe Jennifer Jordan col nome di Sarah Nicholson (non fece fortuna con nessuno dei due nomi).
Craven, che aveva già diretto il violentissimo “L’ultima casa a sinistra” nel 1972, che doveva contenere scene hard, assieme ai suoi produttori Sean S. Cunnigham e Peter Locke, come tanti giovani cinematografari non solo americani dei primi anni ’70, pensiamo a Abel Ferrara, bazzicava tranquillamente il porno, visto come un genere non tanto più (o meno) scatenato dello sleazer o del cannibal. La cosa curiosa del film è che nella distribuzione italiana del 1980, oltre a cambiare il titolo, si chiamava “The Fireworks Woman”, cambiò la storia. Da sorella del prete, l’incestuosa protagonista diventa da noi una meno imbarazzante cugina.
Passiamo a cosa vedere in streaming, dove non trovate certo gli hard. Io ieri sera sono impazzito su Netflix per il danese "Ehrengard", favola romantica con principi e principesse diretto da Billie August, tratto dal romanzo omonimo di Karen Blixen (ne fece una versione, modesta, anche Emidio Greco nel 1983) con il nasuto Mikkel Boe Følsgaard come il pittore Cazotte (nel film di Greco lo interpretava Jean-Pierre Cassel), pazzo della bella e virginale Ehrengard di Alice Esther Leisner, che deve nascondere, per ordine della regina, interpretata da Sidse Babett Knudsen, la gravidanza troppo prematura della moglie del principe. E intanto trama su come conquistare Erenghard.
L’aspetto incredibile del film, appena uscito in tutto il mondo su Netflix, è che le scenografie sono tratte dalle opere di decoupage della vera regina danese, l’anziana Margrethe II, 83 anni, e anche i costumi. Assieme al film trovate un folle documentario che spiega che tutto il film è stato costruito per mettere in scena le idee visive dell’anziana regina, che progetta il film da più di dieci anni. E il povero Billie August si è prestato all’operazione con una troupe di primissimo livello. Ma non è che le opere della regina Margrethe II, che già stampa, con propria traduzione e proprie tavole “Il signore degli anelli” in danese, siano dei capolavori… Il film però, si vede molto volentieri.
Oltre a “Barbie”, che trovate su Amazon, vedo che Netflix è ricca di nuove entrate, a cominciare dallo stravagante e autoriale “El Conde” di Pablo Larrain, appena passato a Venezia, con Pinochet-vampiro che succhia sangue dai giovani cileni. Lo trovo un po’ avvitato, mantiene meno di quello che promette, ma assolutamente è un film da vedere.
Come è da vedere, anche se non funzionò per nulla quando venne presentato a Venezia nel 2019, “Seberg nel mirino”, sorta di fumettone-biopic della meravigliosa attrice americana Jean Seberg diretto da tal Benedict Andrews e interpretato dalla pur notevole Kristen Stewart, che forse assomiglia alla vera Seberg, ma non ha nulla del fascino malato, della tristezza così glam dell’eroina di “Santa Giovanna” di Otto Preminger, che interpretò a 18 anni, di “Bonjour tristesse”, di “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard, di “Lilith” di Robert Rossen, dove la vediamo assieme a Peter Fonda.
E non le somiglia nemmeno fisicamente, troppo asessuata la Stewart, senza corpo anche quando è nuda, mentre la Seberg, anche nei suoi film italiani, penso a “Questa specie d’amore” di Alberto Bevilacqua, che si vantava di una storia con lei, o nel superiore “Ondata di calore” di Neo Risi o in “Camorra” di Pasquale Squitieri, riesce comunque a trasmetterci una carica sessuale e un malessere pulsante. Questo Seberg ci mostra la star in un momento particolare della sua vita quando, moglie infedelissima dello scrittore Romain Gary, si sposta in America per girare il musical western di Joshua Logan La ballata della città senza nome con Clint Eastwood e Lee Marvin, e si innamora di un leader delle Black Panther, Hakim Jamal, interpretato da Anthony Mackie, e della sua causa.
la probabilita statistica dell amore a prima vista
Diventando anche lei, da star hollywoodiana, una rivoluzionaria. E finendo così tra le braccia poco raccomandabili dell'FBI, che ne segue ogni passo e ogni stravaganza. Vi segnalo, sempre su Netflix, il film più gettonato dagli spettatori, la commedia romantica “La probabilità statistica dell’amore a prima vista”, diretto da Vanessa Caswell e interpretato dalla star giovanile Haley Lu Richardson (“The White Lotus”) e Ben Hardy (“Bohemian Rhapsody”). Lei è americana, figlia di un professore che va a lavorare in Inghilterra, lui inglese. Le critiche non sono male. Ma non credo che sia un film per genitori.
E’ ottimo, ma è proprio un altro genere, “Una femmina”, serissimo ’ndrangheta movie nonché opera prima del talentuoso Francesco Costabile, presentato a Berlino un anno fa, con Lina Siciliano, Fabrizio Ferracane, Anna Maria De Luca. Uno degli esordi eccellenti del cinema italiano. Mi sembra una totale follia, sempre su Netflix, “Once Upon a Crime”, rilettura in chiave crime giapponese delle favole dei Grimm, da Cenerentola a Cappuccetto Rosso, diretta da Yûichi Fukuda con le star giapponesi Kanna Hashimoto, Yuko Araki, Takanori Iwata. Occhio anche al revenge movie di Bollywood “Bhola Shankar” diretto da Meher Ramesh con Chiranjeevi e Tamannaah Bhatia, appena uscito su Netflix in tutto il mondo.
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