Marco Giusti per Dagospia
Ma lo avete già visto il film di Lillo Elfo su Amazon? Si intitola “Elf Me”, lo dirigono il duo di videoclippari romani YouNuts!, cioè Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, responsabili, oltre che di qualcosa come 170/170 videoclip degli ultimi quindici anni, dello sfortunato, mai accettato dai fan, “Altrimenti ci arrabbiamo”, reboot abbastanza assurdo di un classico della coppia Bud&Terence ricostruita da Edoardo Pesce e Alessandro Roja, e di ben altri due film, abbastanza gradevoli, con Lillo protagonista, “Con chi viaggi?” e “Grosso guaio all’Esquilino”.
“Elf Me”, che vanta il leone della MGM (leo, sì, lui) sui tioli, oltre che la produzione Amazon e Lucky Red, è un progetto di Christmas Movie ideato, e prodotto dal Gabriele Mainetti di Jeeg Robot, che lo ha scritto con Marcello Cavalli, Giovanni Gualdoni, Tommaso Renzoni e il Leo Ortolani di “Ratman”. Tanti eh? E tutti maschi. Qualcuno in questo gruppo di autori, forse lo stesso Mainetti, forse Ortolani, avrà detto, perché non prendiamo Lillo, gli mettiamo le orecchie a punte, gli infiliamo un vestito rosso, un cappellino in testa e gli facciamo fare l’elfo pasticcione di Babbo Natale che combina guai anche nel mondo degli umani?
Devo dire che Lillo funziona perfettamente come elfo. L’ha fatto anche Will Ferrell l’elfo, lo può benissimo fare Lillo. Le scene migliori, ci avrei fatto tutto un film, sono quelle che ha con l’elfa di Caterina Guzzanti. L’avventura umana natalizia, come sempre, ci interessa meno. Diciamo che c’è un paesino in alta montagna, sotto la neve, dove i bambini parlano tutti romano di Roma Nord, è il cinema italiano, bellezza…, e dove Anna Foglietta fa la giocattolaia vestita di rosso che adora solo giocattoli antichi, ha un adorabile bambino, Federico Ielapi, il Pinocchio di Garrone, un bel po’ cresciuto, e un uomo da qualche parte, che li ha lasciati, è Giorgio Pasotti, l’unico attore italiano che ha detto di essere di destra.
E c’è naturalmente un cattivo, Claudio Santamaria in versione Jim Carrey che parla burino, e vuole vendere uno stock di un giocattolo che tutti i bambini vogliono, un orsetto che si chiama Buddy Buddy, perché è schiavo del consumismo. Quindi, dopo che l’elfo Tripp si sarà palesato al bambino protagonista e ai suoi amichetti, si scatenerà una guerra di Natale tra Santamaria e la giocattolaia. Diciamolo. La storia vale quella della Befana di Paola Cortellesi di qualche anno fa che andò benissimo (avercene un altro, eh?).
Nulla di eccezionale. La regia e tutta la parte tecnica, francamente, sono più curate, non ci vergogna perché i giocattoli sembrano avanzi delle befane della Rai del 1952. Ci sono trucchi ben fatti, colori funzionanti, effetti visivi. L’esperienza, non del tutto felice, di “Freaks Out” di Mainetti, qui sembra servire a qualcosa. Anche se la regia di questi Younuts!, come negli altri film, è funzionale, ma del tutto anonima. Direte.
Meglio anonima che imbarazzante, come in certi film comici italiani che ci capitano sotto tiro. Vero. Però vorresti qualcosa in più. Perché, insomma, Lillo elfo con le orecchie pizzute e le babbucce con la spirale fa ridere. Ci sta. Per la prima volta posso mettermi seduto sul divano in attesa del Natale, magari con la tazza di cioccolata calda in mano, e vedermi un Christmas movie italiano divertente. Però, un po’ più d’anima, per bacco…
Guardatevi “Leo”, su Netflix, cartone animato americano appena uscito tutto battute, personaggi, situazioni scatenate, diretto da Robert Marianetti, Robert Smigel, David Watchtenheim con le voci di Adam Sandler e Bill Burr. E’ una bomba. Protagonista è un vecchio lucertolone che vive in una scatola di plastica di una scuola elementare assieme a una tartaruga non meno decrepita.
Dopo aver dormito tutta l’estate, il giorno del ritorno a scuola dei bambini, Leo scopre che al posto della maestra, incinta, è arrivata una supplente anziana, arcigna e per nulla simpatica. E scopre anche che sta per compiere 74 anni essendo nato nel 1949. Quanto ancora gli resta da vivere? Decide allora di evadere e di godersela come non ha mai fatto in vita sua. Favoloso. Lo trovate su Netflix. In America è uscito anche in sala, qui no. I bambini impazziranno.
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