Marco Giusti per Dagospia
marco giallini monica bellucci l ultimo capodanno
Preparatevi perché stasera, in chiaro, avete buoni film. O comunque film originali. Fortunatamente. Come “L’ultimo capodanno”, il film maledetto di Marco Risi, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti, prodotto da Angelo Guglielmi quando stava all’Istituto Luce (ci perse tanti di quei soldi…) con Monica Bellucci con la topa di fuori, Marco Giallini fuori di testa, Francesca D'Aloja, Antonella Steni. Fu un fiasco clamoroso, ma assolutamente da raccontare.
Il film uscì a Pasqua del 1999 quando il tema trattato era il Capodanno dell’Umanità (tutti a toccarsi in sala…). Venne tolto di mezzo dopo una settimana e il magro bottino di 120 milioni di lire. L’idea era di cambiarlo un po’, e di ripresentarlo più in là. Cosa che si fece. Ma le cose non migliorarono. Anzi. Rimane uno dei grandi cult degli anni 90. Uno stracult immediato.
MARCO RISI ULTIMO CAPODANNO MONICA BELLUCCI
Cast trashissimo che va da Adriano Pappalardo come il Mastino di Dio, capo della tifoseria del Purchiano Terme. Beppe Fiorello nel ruolo del gigolò meridionale col codino Gaetano Malacozza, Iva Zanicchi la mamma dello strafattone Claudio Santamaria. Rubana la scena a tutti tre ladri, Giorgio Tirabassi, Ricky Memphis e Natale Tulli, con tanto di storia clamorosa di come Tulli si ruppe un dente con un’oliva ascolana, la prima della sua vita. Ma ci sono anche Haber come avvocato sadomaso, Piero Natoli, Riccardo Rossi simil Frizzolone tv.
All’anteprima al cinema Europa di Roma gridavano tutti al capolavoro. Aldo Nove cercava a tutti i costi la Bellucci, Carlo Verdone diceva che era un film importante, anche Dino Risi sembrava convinto della riuscita del film. Io avevo intervistato Marco Risi per l’Espresso dei bei tempi. Ci puntavano molto.
Rai Movie alle 21, 10 presenta “Pinocchio”, quello di Matteo Garrone con Federico Ielapi come Pinocchio, Roberto Benigni come Geppetto, Gigi Proietti come Mangiafuoco, Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo che fanno il gatto e la volpe, Marine Vacth la fatina. Ma ci sono anche Teco Celio incredibile giudice scimmia, il Mastro Ciliegia di Paolo Graziosi il Grillo di Davide Marotta, l’Omino di Burro sulfureo e pedofilo di Nino Scardina, l’oste di Gigio Morra e il Corvo e la Civetta dei fratelli Gallo.
Garrone inserisce questi attori meravigliosi, in gran parte napoletani e toscani, dentro ambienti e villaggi che ci riportano intatta la povertà, la fame, la terra del nostro Ottocento. Sembra di percepire davvero la fame nella scena all’osteria con un Benigni-Geppetto-Charlot in cerca di un piatto di minestra o con la ricerca di un pezzo di cacio che apre tutto il film. Come sentiamo la crudeltà di un mondo adulto e davvero lontano, ormai quasi due secoli, visto attraverso gli occhi di un bambino.
Anche se, forse, la crudeltà di oggi, potrà essere diversa nei modi, ma si muove con la stessa violenza. E la scena dell’Omino di Burro che trasforma i bambini in ciuchini può essere letta davvero in maniera moderna quasi da adescamento pedofilo. Garrone si trova un po’ in difficoltà col suo Pinocchio quando è solo in scena, ma funziona benissimo quando recita con Benigni e con Papaleo e Ceccherini o con Gigi Proietti.
E’ come se Pinocchio fosse nulla di più del nostro sguardo, bambino, sul mondo crudele degli adulti. Tutto il lato dark, ma anche comico del film, viene da questo spostamento di sguardo. Noi, come Pinocchio, facciamo scelte casuali e siamo osservatori del mondo. Questo funziona benissimo anche in certe scene meno famose e più libere, penso a quelle della scuola col maestro antipatico o al rapporto di gioco con la fatina-bambina e la lumaca.
Certo, se Pinocchio è solo non ha la vivacità del Pinocchio umano di Andrea Balestri della versione di Comencini, e la tensione cala. Mentre cresce quando entrano in campo Benigni, che riesce a portarsi dietro tutta la sua umanità e antica toscanità e un Ceccherini meraviglioso, omaggiato con primi piani che ne mettono in luce l’aspetto animale e crudele, e diventa una volpe cattiva e pericolosa molto meno da vaudeville di quella disneyana, anche se il rapporto che ha col gatto-Papaleo è piuttosto simile.
Su Iris alle 21 avete il bellissimo “Room” di Lenny Abrahamson con Jacob Tremblay, Brie Larson, Joan Allen, William H. Macy, Jack Fulton. Brie Larson, la sua giovane protagonista, vinse un Oscar nel ruolo di Joy, la mamma di un adorabile bambino di cinque anni, Jack, interpretato da Jacob Tremblay, che vede la stanza, room, come qualcosa che fa parte di sé. Perché è la stanza dove la mamma è stata rinchiusa da un pazzo maniaco da sette anni e dove lui è stato concepito, nato e cresciuto senza mai uscire da lì.
Al punto che anche una volta fuori, nel mondo, visto come fosse un altro pianeta, la stanza sarà ancora una presenza forte nel rapporto tra i due e nel loro primo tentativo di farsi una nuova vita. "Se non chiudi la porta non è la stanza", dirà Jack alla mamma, spiegando così come la fisicità della stanza chiuda non tanto un set quanto una parte integrante della loro identità di coppia. Bellissimo e complicatissimo film, che deve molto al romanzo da cui è tratto, ma altrettanto alle performance dei due protagonisti.
Su Cielo alle 21, 15 avete l’erotichello-giallo “Spogliando Valeria” diretto nel 1989 da Bruno Gaburro con Dalila Di Lazzaro, Gérard Manzetti Donald Burton, Federica Farnese, Gino Concari, Calogero Buttà. Cine 34 alle 21, 15 si butta su “Din Don 5 – Bianco Natale” di Paolo Geremei con Enzo Salvi, Maurizio Mattioli, Fiordaliso, Andrea Dianetti, Simona Borioni, Marco Milano.
Su Tv2000 alle 21, 20 passa “Un amico molto speciale” di Alexandre Coffre con Tahar Rahim, Victor Cabal, Annelise Hesme, Michaël Abiteboul, Philippe Rebbot, storia dell’amicizia tra un Babbo Natale maghrebino e furfante e un bambino.
Lo ricordo molto carino. Ottima commedia con Morgan Fremman che fa Dio è “Un’impresa da Dio” di Tom Shadyac con Steve Carell, Lauren Graham, Johnny Simmons, Graham Phillips, Italia 1 alle 21, 20. Ha molti fan ancora “Il ragazzo di campagna” di Castellano & Pipolo con Renato Pozzetto, Massimo Serato, Massimo Boldi, Donna Osterbuhr, Rete 4 alle 21, 25. Grande però l’apparizione del cugino Severino Cicerchia detto lo scorreggione, alias Massimo Boldi (“Ma come hai fatto a riconoscermi” dice dopo averne mollata una).
Passiamo alla seconda serata con “Hugo Cabret” diretto da Martin Scorsese, tratto dalla graphic novel di Brian Selznick (nipote di David O. Selznick) con Asa Butterfield, Chloe Moretz, Sacha Baron Cohen, Jude Law, Emily Mortimer, Ben Kingsley, Rai Movie alle 23, 10, girato in 3D da uno Scorsese che lo costruisce anche in 3D e gioca con la storia del cinema francese delle origini. Le parti migliori sono quelle dedicate al cinema muto di Georges Méliès.
Se il protagonista del film di Scorsese, il piccolo Hugo Cabret, nella fredda Parigi del 1931, è ossessionato dal dover rimettere a posto i meccanismi, far girare tutte le rotelle degli orologi della Gare de Lyons dove, novello Quasimodo, è stato relegato dalla morte del padre orologiaio, e dal far funzionare l’automa meccanico che gli ha lasciato proprio il padre e che lo ricondurrà alla scoperta del cinema fantastico e alla figura di Georges Méliès, Scorsese e la sua grande montatrice Thelma Schoonmaker, che non solo ha montato tutti i suoi film, ma che aveva sposato un pezzo di storia del cinema fantastico come Michael Powell, il regista di “Scarpette rosse” e “Peeping Tom”, sono da sempre ossessionati dal funzionamento delle loro macchine-cinema e dalle infinite possibilità che il cinema ha di espandersi come percezione temporale (cito solo la scena di “Good Fellas” con De Niro e Ray Liotta al bar, quando sentiamo che forse è scattata una trappola e non capiamo come Liotta posse uscirne).
Da “Toro scatenato” a “Casino”, da “Good Fellas” a “The Departed”, ma anche nei titoli meno riusciti, non c’è un film dove non si senta il loro bisogno maniacale di costruire film che non solo funzionino come racconto di per sé, ma dove non si assista al loro corpo a corpo col cinema e coi suoi meccanismi e le sue teorie, spingendosi sempre oltre come per una sfida personale (pensiamo alla complessità di “Casino”), che coinvolge spesso attori, da De Niro a Ben Kingsley, che in “Hugo Cabret” è un Méliès fenomenale, ma anche scenografi come Dante Ferretti o direttori della fotografia come Robert Richardson. Dove un altro regista si fermerebbe, Scorsese non la finisce di provare e sperimentare.
jean reno e robert de niro in ronin
Su Rai 4 alle 23, 25 ritrovate “Ronin” di John Frankenheimer con Robert De Niro, Natascha McElhone, Jean Reno, Skipp Sudduth. Superiore al pur eccellente “Sleepers” di di Barry Levinson con Dustin Hoffman, Kevin Bacon, Robert De Niro, Vittorio Gassman, Jason Patric, Iris alle 23, 25. Ricordo carina la commedia diretta da Rolando Ravello “La prima pietra”, tratto da un soggetto di Stefano Massini, con Kasia Smutniak, Corrado Guzzanti, Lucia Mascino, Valerio Aprea, Iaia Forte, Serra Yilmaz, Rete 4 alle 23, 35, sorta di cinepanettone di sinistra, dove il protagonista è un preside di una scuola romana, certo Ottaviani, interpretato da un sempre divertente e stralunato Corrado Guzzanti.
Il povero preside cerca di non far precipitare un piccolo incidente scolastico in una rissa tra culture diverse. Il tutto mentre sta per andare in scena la recita di Natale dei bambini della sua scuola, recita alla quale il preside tiene particolarmente e che ha scatenato proprio l’incidente che dà il titolo al film.
Il piccolo Samir, che nella recita deve interpretare il bue, ha infatti tirato una pietra contro la vetrata della scuola colpendo la coppia di bidelli, Marcello e Loretta, cioè Valerio Aprea e Iaia Forte. Per capire sia come sono andati i fatti sia chi pagherà la vetrata vengono così convocati la maestra di Samir, Lucia Mascino, e la mamma e la nonna di Samir, Kasia Smutniak e Serra Yilmaz, donna inflessibile. Intanto ci si prepara alla recita di Natale… Tutto il film, che ha proprio l’impianto ben preciso da commedia, poggia più sulle capacità dei suoi attori che della storia di Massini.
Dominano Serra Yilmaz e Iaia Forte, mentre Lucia Mascino ha un ruolo più limitante di maestra un po’ esaltata e spiritata, Valerio Aprea fa una sorta di Peppino De Filippo iroso. Corrado Guzzanti recita un po’ di sponda per cercare di portare la pace nella scuola e far partire la sua recita natalizia.
All’1 su Cine 34 trovate l’avventuroso “I predatori di Atlantide” di Ruggero Deodato con Christopher Connelly, Gioia Maria Scola, Tony King, George Hilton, Ivan Rassimov. Potrebbe essere da vedere anche “£Selvaggi in fuga” del neozelandese Taika Waititi con Julian Dennison, Rachel House, Rima Te Wiata, Oscar Kightley, Rhys Darby, Cohen Holloway, Rai 4 all’1, 35. Cine 34 alle 2, 25 si butta sul rarissimo fantascientifico italiano “Battaglie negli spazi stellari” di Alfonso Brescia con John Richardson, Yanti Sommer, Walter Maestosi, Massimo De Cecco, Gisela Hahn. Chiudo con un altro fantascientifico, “Fratello dello spazio” di Mario Gariazzo con Martin Balsam, Agostina Belli, Eduardo Fajardo, Manuel Gallardo, Cine 34 alle 3, 55.
“E’ un film non fortunato che diressi in Spagna”, spiegava il regista (“Nocturno”), “Terminate le riprese, io spedii laggiù tutto e non ne seppi più nulla. Aveva per interpreti Martin Balsam e Agostina Belli. Lei faceva la parte di una cieca sensitiva che entrava in contatto con gli extraterrestri”, Ma tutta questa fantascienza italiana…