Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
Domenica su Rai1, saranno state le quattro del pomeriggio, la tv generalista ha dimostrato ancora tutta la sua potenza: la «vecchia» tv è totalizzante, quindi inclusiva, trasversale, identitaria. Chi la guarda si sente parte di una comunità. Il transito al digitale cambierà il nostro modo di guardare (e con esso i contenuti) ma per ora Mara Venier, attraverso progressive metamorfosi e alterazioni, rappresenta ancora il mito della Grande Madre.
Per farla breve: a Domenica in si stava esaltando la carriera di Orietta Berti (ma quando verrà riproposto lo splendido documentario che Gianni Menon dedicò alla Berti nel lontano 1972? Si chiamava Stasera ti dico di no ; e poi ci sarebbe anche il fondamentale libro di Tommaso Labranca La vita secondo Orietta ) e a tessere le lodi della cantante c'erano il direttore di Vanity Fair , Simone Marchetti, e Fedez, in collegamento telefonico causa Covid.
A un certo punto è intervenuta anche Chiara Ferragni (figuriamoci se quella sta indietro!) e ha versato in diretta qualche lacrima. Non ricordo bene cosa stessero dicendo tutti quegli ospiti perché ero rapito da come quella trasmissione tenesse ancora in vita il rito antico della passeggiata domenicale, adempisse alla sua vocazione di normalizzare l'insolito in modo tale che tutti possano partecipare alla cerimonia, regalasse impressioni senza assumersene alcuna responsabilità.
Puoi dirigere la fiera delle vanità, puoi essere una imprenditrice digitale ma poi tutto ruota ancora attorno a Orietta Berti. La tv generalista non ha confini, né obblighi: più tardi Venier aveva in studio Paolo Del Debbio, uno dei volti più conosciuti della concorrenza. Aveva un suo libro da promuovere, una sua lacrima da versare in pubblico e quindi poteva ambire al grande abbraccio ecumenico. La realtà è sempre in balìa di chi la rappresenta, metà reale e metà no. La tv generalista resiste perché è malleabile.
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