GIANGIACOMO FELTRINELLI, CHI ERA COSTUI? - I SOLDI DA PORTARE A CHE GUEVARA IN BOLIVIA, IL TENTATIVO DI SPINGERE ALLA RIVOLUZIONE L’IRREDENTISMO TRENTINO, L’OBIETTIVO DI DISINTEGRARE LO “STATO BORGHESE” FACENDO COLLABORARE GLI OPPOSTI ESTREMISMI, LA PROTEZIONE DA PARTE DEL PCI E DELLA GERMANIA OVEST - PERCHÈ FELTRINELLI SI DILEGUA UNA SETTIMANA PRIMA DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA? - IL LIBRO "UNTOLD - LA VERA STORIA DI GIANGIACOMO FELTRINELLI" DI FERRUCCIO PINOTTI

-

Condividi questo articolo


UNTOLD - LA VERA STORIA DI GIANGIACOMO FELTRINELLI UNTOLD - LA VERA STORIA DI GIANGIACOMO FELTRINELLI

Dago-flash da “Untold - la vera storia di Giangiacomo Feltrinelli” di Ferruccio Pinotti

 

PROFESSIONE PERICOLO

Che Guevara muore in Bolivia, durante una delle fasi più calde della grande rivoluzione anticolonialista, innescata dalla seconda guerra dei trent’anni (1914-15). L’ex modella Sibilla Melega, ultima moglie di Feltrinelli, rammenta come il marito si gettò nella mischia: «Sì, lui voleva portare dei fondi a Che Guevara. Aveva fatto arrivare dei soldi da New York presso la Banca nazionale boliviana. I funzionari dell’istituto hanno subito avvisato i servizi segreti, perché si trattava di una somma importante. Aveva anche affittato un aereo per andare nella selva, dove si trovava Che Guevara».

 

GIANGIACOMO FELTRINELLI fidel castro GIANGIACOMO FELTRINELLI fidel castro

Sibilla racconta l’interrogatorio che subì dalla Cia dopo essere stata arrestata insieme a Feltrinelli: «Arriva uno che aveva l’aria di essere della Cia, cercava di farmi parlare in spagnolo, ma io gli ho detto di parlarmi in inglese perché si sentiva che era la sua lingua madre. Poi mi fa una visita intima e mi dice: “Feltrinelli non ha comprato due biglietti aerei per il Costa Rica bensì uno solo, voleva lasciarla qua e andarsene”. Ha cercato di metterci l’uno contro l’altra. In seguito Giangiacomo mi ha raccontato la storia dell’aereo, dei soldi per il Che… lui voleva vedere Che Guevara e incontrarlo».

 

GIANGIACOMO FELTRINELLI GIANGIACOMO FELTRINELLI

CON PICCOZZA E BORRACCIA IN TRENTINO

Equipaggiato alla tirolese, divisa in panno verde, berretto ponpon con stella alpina d’ordinanza, piccozza, borraccia, scarponcini, corde e ganci da arrampicata, Feltrinelli va in Alto Adige per guadagnare alla Rivoluzione l’irredentismo trentino, proprio quando la questione altoatesina si fa bollente.

 

Racconta Martha De Biasi, vedova dell’avvocato Sandro Canestrini: «Giangiacomo Feltrinelli veniva a casa nostra in Trentino e siamo anche stati ospiti da lui nel suo chalet a Oberhof. Lui e mio marito parlavano spesso della questione del Sudtirolo. Feltrinelli voleva conoscere tramite mio marito le persone che avevano messo la dinamite sotto ai tralicci».

GIANGIACOMO FELTRINELLI SIBILLA MELEGA GIANGIACOMO FELTRINELLI SIBILLA MELEGA

 

I detrattori dell’editore pensano che lui si recò fra le brume trentine (e fra i nuraghi sardi) per strappare l’assenso di nuove reclute confidando nel fatto che, parlando poco l’italiano, non avrebbero capito bene cosa lui gli diceva? Fisime da malfidati. I lettori di Untold leggeranno infatti un’autorevole ammissione di uno dei ras di Potere Operaio, secondo cui Feltrinelli aveva capito più di loro la questione altoatesina.

 

E CHI SE NE FREDA!

Pinotti ha raccolto dall’ in-intervistabile Franco Freda i di lui racconti relativi ai sulfurei intenti attuativi che lo stratega nero della cultura vergò ne La disintegrazione del sistema, con i quali strizzava l’occhio alla frangia opposta, decisamente bazzicata da Giangiacomo, al fine di distruggere l’ordine borghese: «Vede, se il nemico c’è, cerco di abbattere il nemico con quelli che sono i suoi nemici. Il dialogo fra le estreme in chiave anti-Stato rientrava nelle aspirazioni nostre e anche nelle aspirazioni di qualcuno della cosiddetta estrema sinistra di allora».

 

Inge e Giangiacomo Feltrinelli Inge e Giangiacomo Feltrinelli

La storia ha dimostrato a Freda che i suoi intenti sono rimasti sulla carta? Lui le risponde “e chi se ne Freda”: «Ho appena compiuto 81 anni e sono in grado di sottoscrivere ancora quelle parole che Freda, allora, aveva scritto».

 

FELTRINELLI ATTENZIO…NATO

Perchè Feltrinelli si dilegua una settimana prima della strage di piazza Fontana? Secondo Giorgio Marenghi, strenuo ricercatore di storie e verità venete che ha reso ad Untold un’analisi sfiziosa, «l’editore fu sempre destinatario delle “attenzioni” dei servizi segreti di mezzo mondo.

 

Giangiacomo Feltrinelli con Inge e Carlo Giangiacomo Feltrinelli con Inge e Carlo

L’amicizia con Castro, l’operazione di “esfiltrazione” dal territorio sovietico dei manoscritti di Pasternak del romanzo Il dottor Zivago in combutta con la rete dell’ex generale nazista Gehlen, capo dei servizi segreti tedesco-occidentali (Bnd), fa capire che gli interessi politici su Feltrinelli, tipici di una stagione come la Guerra fredda, erano molteplici».

 

Allora, secondo Marenghi, «Con questo background alle spalle, cosa doveva fare Feltrinelli, se non immergersi in una provvisoria “irreperibilità”? Una cosa mi ha sempre colpito: che Feltrinelli abbia goduto della protezione di settori di numerosi Servizi, di centri di potere che rispondevano a logiche che per noi sembrano paradossali, ma che invece erano il pane di ogni giorno per gli apparati.

 

Così fu per il Pci, suo nemico ufficiale, ma in camera caritatis attento protettore; così fu per la rete tedesca occidentale che puntava al dissenso nell’Europa Orientale e che vedeva nel filocastrista Feltrinelli un “guastatore” di qualità».

giangiacomo feltrinelli giangiacomo feltrinelli

 

D’AMATO PORTAVA PAZIENZA

In Untold compare un’intervista all’ex agente Sismi Francesco Pazienza, 76 anni di avventure e missioni, che racconta la sua amicizia con Umbertino D’Amato, il re dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale: «D’Amato l’ho conosciuto bene: era diabolico e simpaticissimo al contempo, un mix raro; oltre che un raffinato esperto nell’arte ricattatoria. Sicuramente fu la più grande spia italiana di tutti i tempi».

 

giangiacomo feltrinelli giangiacomo feltrinelli

Le imprese dello spione dell’Uar erano connotate da una doppiezza che gli fecero conquistare una grande stima non solo a Ovest, ma pure a Est: «Fu - svela Pazienza - «invitato dal Kgb all’Hermitage di San Pietroburgo e a Mosca».

 

Il cinico e mellifluo Umbertino aveva Feltrinelli nel mirino e la sua gelida manina giocava a incunearsi nel Pci per arrivare all’editore; testimonia Pazienza: «D’Amato mi raccontava che il nemico principale della struttura che presiedeva era il Pci. Aveva una bussola da seguire: capire se e quanto ci si poteva incuneare fra l’anima democratica e quella rivoluzionaria di quel partito e agire a seconda delle convenienze del momento. Paragonava fra loro quelle che per lui erano le due anime del Pci, Di Vittorio e Secchia; di quest’ultimo diceva che fosse un rivoluzionario irredimibile. E se conoscete bene i rapporti fra Secchia e Feltrinelli, beh, allora due più due fa quattro».

Giangiacomo Feltrinelli Giangiacomo Feltrinelli

 

GIANGIACOMO PAGAVA I VASSALLI DI FUMAGALLI, CHE GLI PESTO’ I CALLI

In questo mondo di ladri c’era anche Giovanni Rossi, che si dedicava al furto di automobili che venivano “taroccate” in un’officina di Segrate - vicinissima al fatale traliccio - e poi vendute. Al proprietario dell’officina - il fondatore del Mar (Movimento d’Azione Rivoluzionaria) Carlo Fumagalli - Untold dedica notevole spazio: «chiacchieratissimo ex partigiano “bianco” della Valtellina, in odore di traffici di tutti i tipi, impelagato in situazioni losche e “politicizzate”».

 

Giangiacomo Feltrinelli and Sibilla Melega Giangiacomo Feltrinelli and Sibilla Melega

Secondo il ricettatore Rossi, Fumagalli aveva «un capannone a Segrate, è vicino al traliccio dove è morto da poco il Feltrinelli. Feltrinelli e Fumagalli erano soci, anzi l’editore passava ogni mese a Fumagalli la somma di lire 800.000 più le spese che erano per la copertura dell’attività che veniva svolta nel capannone, c’erano anche cinque o sei operai che venivano anch’essi pagati dal Feltrinelli». Il lettore di Untold scoprirà come, secondo Rossi, i vassalli di Fumagalli pestarono i calli all’editore la sera della morte.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

PRIMO ATTO DOPO LA DENUNCIA DI GENNARO SANGIULIANO: LA PROCURA DI ROMA HA PERQUISITO L’ABITAZIONE E SEQUESTRATO IL TELEFONINO DI MARIA ROSARIA BOCCIA. NELLA SUA CASA TROVATI ANCHE GLI "OCCHIALI-SPIA" - LA "POMPEIANA ESPERTA" E' INDAGATA PER LESIONI E VIOLAZIONE DELLA PRIVACY - L'EX MINISTRO "GENNY DELON", SOTTO INDAGINE PER PECULATO E RIVELAZIONE DEL SEGRETO D'UFFICIO, AVEVA ALLEGATO NELLA DENUNCIA MESSAGGI E FOTO CON L'EX AMANTE, DAL GRAFFIO IN TESTA ALLA FEDE SCOMPARSA: "MI HAI SFREGIATO" – L'IRONIA DI SELVAGGIA E IL MESSAGGIO (A GENNY?) DELLA "BAMBOLONA DI POMPEI" CHE DURANTE IL G7 DELLA CULTURA POSTA UNA FOTO DA…

DAGOREPORT – AVVISATE LA MELONA CHE URSULA LE HA RIFILATO UNA SOLA: DA’ A FITTO LA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA MA GLI CONCEDE UN PORTAFOGLIO DI SERIE B (E SULLA GESTIONE DEL PNRR LO HA “COMMISSARIATO” METTENDOGLI VICINO IL MASTINO LETTONE DOMBROVSKIS) - LE FORCHE CAUDINE PER IL PENNELLONE SALENTINO SARA' L’AUDIZIONE CON LA COMMISSIONE PARLAMENTARE CHE DOVRA’ VALUTARLO: IL COLLOQUIO E' IN INGLESE, LINGUA CHE FITTO PARLA A SPIZZICHI E BOCCONI - PER PASSARE L'ESAME, SERVIRA’ L’OK DEL PD (GRUPPO PIU' NUMEROSO TRA I SOCIALISTI DEL PSE) - MA I DEM SONO SPACCATI: ALCUNI SPINGONO PER IL NO, DECARO-ZINGARETTI PER IL SÌ, ELLY SCHLEIN TRACCHEGGIA MA SPERA CHE FITTO SI SCHIANTI IN AUDIZIONE PER FARLO SILURARE - IL CONTENTINO AI VERDI CON LE DELEGHE ALLA SPAGNOLA RIBERA E LA CACCIATA DEL “MAESTRINO” BRETON CHE STAVA SULLE PALLE A TUTTI, DA MACRON A URSULA...

CHI FERMERÀ ORCEL NELLA SCALATA A COMMERZBANK? UNICREDIT VUOLE CHIEDERE ALLA BCE IL VIA LIBERA PER PORTARE IL SUO CAPITALE DELL'ISTITUTO TEDESCO AL 30%, SOGLIA LIMITE PER LANCIARE L'OPA – DEUTSCHE BANK POTREBBE RILANCIARE MA HA I CAPITALI PER UNA FAIDA BANCARIA? – IL VERO OSTACOLO PER ORCEL SONO I SINDACATI TEDESCHI, CHE TEMONO UNA PESANTE SFORBICIATA AI POSTI DI LAVORO. ANCHE PERCHÉ LA GERMANIA VIVE UNA CRISI ECONOMICA PESANTE, COME DIMOSTRA IL CASO VOLKSWAGEN, CHE MINACCIA DI FARE FUORI 15 MILA DIPENDENTI…

DAGOREPORT - TUTTI A BACIARE LA PANTOFOLA DEL PRIMO PORTANTINO D'ITALIA, OGGI “RE DELLE CLINICHE” ED EDITORE DEL MELONISMO MEDIATICO, ANTONIO ANGELUCCI: CENA PLACÉE CON OLTRE 200 INVITATI NELLA SUA VILLONA SULL’APPIA ANTICA - LA PRIMA A FESTEGGIARE I PRIMI 80 ANNI È STATA GIORGIA MELONI - SALVINI COCCOLATO DA TUTTI DOPO LA RICHIESTA DI CONDANNA PER IL CASO "OPEN ARMS" - PRESENTI I MINISTRI CROSETTO, SCHILLACI, TAJANI E PIANTEDOSI, ASSENTI INVECE SANTANCHE’ E LOLLOBRIGIDA - PIU' GARRULO CHE MAI MATTEO RENZI. NESSUNO HA AVVISTATO BELPIETRO, CLAUDIO LOTITO E ANDREA GIAMBRUNO - CARFAGNA, SALLUSTI, CERNO, CHIOCCI, RONZULLI, BISIGNANI, LUPI, MALAGO', LUZI ETC.: ECCO CHI C'ERA - FUOCHI D’ARTIFICIO, SIGARI FATTI A MANO E SHOW DELL’ELVIS AL TORTELLO, ALESSANDRO RISTORI, STAR DEL TWIGA