Gloria Satta per “il Messaggero”
Primo atto: «Con Venezia stiamo pensando a iniziative comuni», rivela il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux. Secondo atto: «Con Cannes tutto è possibile, ma ad oggi non c' è dialogo perché non ci dicono cosa hanno in mente di fare, è sconcertante», ribatte il presidente della Biennale, Roberto Cicutto.
Terzo atto: «Con Frémaux il discorso è ancora aperto, c' è la concreta volontà di entrambi di fare qualcosa insieme, siamo disponibili a tutte le soluzioni», rilancia Alberto Barbera, dal 2012 direttore artistico della Mostra.
COLLABORAZIONE Che succede nel preoccupatissimo mondo dei festival, messi a repentaglio dagli effetti devastanti della pandemia? È guerra? E le dichiarazioni di Cicutto e Barbera su Cannes, apparentemente in contrasto, nascondono forse un incipiente conflitto di poteri? «Assolutamente no, non c' è nemmeno l' ombra della polemica: il presidente e io siamo sulla stessa linea d' onda», risponde convinto il direttore artistico della Mostra.
«Cicutto ha detto semplicemente che, finché Frémaux non espone i suoi programmi, non possiamo ipotizzare nessuna forma di collaborazione. Sono d' accordo con lui e al tempo stesso confermo di avere continui contatti con il delegato di Cannes: la volontà di fare qualcosa in comune esiste in entrambi ma una proposta concreta non c' è ancora. Potrà nascere, in segno di solidarietà per il cinema attualmente in difficoltà, soltanto quando sapremo il destino che ci attende e a quali condizioni sarà possibile fare la Mostra».
La Biennale si è data come deadline la fine di maggio per prendere decisioni circa la 77ma edizione che resta in programma dal 2 al 12 settembre. Si parla, in linea con le disposizioni post-quarantena, di prevedere meno partecipanti, mascherine, distanziamento sociale, niente presenze hollywoodiane, il ricorso alla tecnologia digitale.
«Sarà un' edizione di passaggio, sperimentale», spiega Barbera, che auspica un «contingentamento gestibile» e non nasconde l' ottimismo sulla Mostra che negli ultimi anni ha conquistato sempre più prestigio e considerazione da parte degli americani e fatto da apripista agli Oscar
Ma varrà la pena di fare un festival senza star hollywodiane, con il pubblico distanziato, molte conferenze stampa on line?
«Ragioneremo sui dettagli nel momento in cui conosceremo le disposizioni del governo, ma sono convinto che il vantaggio di essere presenti al Lido ci sarà comunque. C' è moltissima gente che vuole venire. E io continuo a vedere film da tutto il mondo».
Cosa dicono gli americani?
«Aspettano di capire l' evoluzione della situazione, ma sperano tanto di essere a Venezia che rappresenta una ribalta cruciale per i loro film, molti dei quali sono stati spostati in autunno», risponde il direttore della Mostra. Bisognerà capire se gli spazi aerei tra Usa ed Europa saranno riaperti, ma il problema non tocca la presidente della Giuria Cate Blanchett che abita a Londra e potrebbe espletare le sue funzioni «nel rispetto delle disposizioni sanitarie» magari con mascherina e guanti, come nessuno l' ha mai vista. Barbera parla anche del futuro del cinema, messo in ginocchio dal coronavirus.
DIFFICOLTÀ «Ci sarà un periodo di difficoltà, i produttori avranno meno soldi e il pubblico forse sarà disorientato ma poi si ripartirà com' è successo anche nel dopoguerra», afferma. E nega che l' aumento esponenziale del consumo di film in streaming registrato durante il lockdown abbia inferto la mazzata definitiva al settore. «Proprio perché la gente è stata costretta a stare in casa per troppo tempo, la voglia di andare al cinema sarà prepotente. Lo streaming si affiancherà alla sala e il pubblico vedrà ancora più film. Sono più che ottimista».
ALBERTO BARBERA VENEZIA roberto cicutto thierry fremaux monica bellucci alberto barbera