Asra Q.Nomani per “Washington Post”
Asra Q. Nomani è una ex reporter del “Wall Street Journal” e co-fondatrice del “Muslim Reform Movement”. Ci confessa che ha votato per Trump e ci spiega il perché.
«Io, 51 anni, musulmana, immigrata, donna di colore, sono una dei votanti silenziosi che hanno scelto Donald Trump. Non sono bigotta, razzista, sciovinista, non mi riconosco in nessuno degli aggettivi usati per i sostenitori di Trump. Per quasi un anno ho tenuto il mio voto segreto, poi martedì, alle urne, ho tracciato il cerchio sulla mia scheda, su Trump.
Dopo la vittoria di Trump, un’amica su Twitter ha chiesto scusa al mondo, si è vergognata per i milioni che hanno votato per l’ignoranza, la divisione, l’odio. Presumo io sia fra quelli. Sostengo le posizione democratiche su aborto, matrimoni fra persone dello stesso sesso, cambiamenti climatici, ma sono una madre single e non posso permettermi l’assicurazione sanitaria con Obamacare.
Il suo programma non mi ha aiutato e non ha aiutato chi come me non riesce ad arrivare a fine mese, dopo otto anni di amministrazione Obama. Se provavo a spiegare la mia posizione sui social subito venivo aggredita ed etichettata come “redneck”.
In quanto musulmana liberale che ha sperimentato l’estremismo islamico, non ho gradito il tip tap democratico attorno allo Stato Islamico. E’ chiaro che la retorica di Trump sia stata molto più indelicata, ma mi sembra che sia stata esagerata e demonizzata da Qatar, Arabia Saudita, Al Jazeera e altri canali occidentali, diventando una distrazione da un problema enorme, e cioè l’Islam estremista che ha sparso sangue da Orlando a Parigi all’India.
Ad uccidere il mio sostegno ad Hillary sono state le rivelazioni sulle donazioni di Qatar e Arabia Saudita alla “Clinton Foundation”. No, non voglio il muro con il Messico né che i musulmani siano banditi dagli Stati Uniti, ma nemmeno credo alle iperboli politiche. Sono indiana, vivo in America dal 1969, e non temo il fatto si essere una musulmana con Trump. L’America ha una storia di giustizia sociale e diritti civili che non scompariranno. Piuttosto, a preoccuparmi, era l’influenza delle dittature teocratiche musulmane nell’America di Hillary Clinton (incluse Qatar e Arabia Saudita appunto).
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Queste dittature non sono esempi luminosi di società progressista, falliscono sui diritti umani fondamentali e sull’aiuto ai profughi siriani. Quella società è, di fatto, schiava di una dittatura. Dobbiamo alzarci, con coraggio morale, non solo contro l’odio per i musulmani, ma contro l’odio esercitato dai musulmani. Perciò ho votato.
proteste per l elezione di donald trump 10 sostenitori di hillary clinton