“CHE PENA IL MACBETH! LA REGIA DI LIVERMORE HA UMILIATO SHAKESPEARE. IL RISULTATO? TANTISSIMA NOIA” – LA LETTERA DI FILIPPO FACCI AL MAESTRO CHAILLY: "IL MAGNIFICO RISULTATO È CHE QUEL PALCOSCENICO, MARTEDÌ SERA, NON EMANAVA NIENTE" – LA STILETTATA CONTRO “I FONDALONI TECNOLOGICI DEL BURBANZOSO LIVERMORE, INVASIVO E PATETICO COME QUEI VEGLIARDI CHE A 70 ANNI HANNO SCOPERTO INTERNET E VOGLIONO FARLO SAPERE AL MONDO”

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Filippo Facci per "Libero quotidiano"

 

MACBETH 1 MACBETH 1

Spettabile Maestro Riccardo Chailly, piacerebbe sapere quando vorrà riprendere per sé, e quindi restituire anche a noi, le opere che dovrebbero essere temporaneamente Sue e che invece ogni anno (quasi) Le vengono strappate di mano per subordinarle al capriccio arrogante del regista di turno.

 

Trattasi di opere immortali (da mantenere in vita, la loro vita) e non di materiale plastico da usarsi a piacimento per esprimere pensierini rudimentali, e, nel caso, divertirsi un po' col denaro altrui e per scalciare in faccia Shakespeare, Verdi, poi Lei e infine anche noi, che forse ci capiamo ancora qualcosa ma sappiamo, pure, che nell'era dell'immagine rimane impressa l'immagine, mentre le orecchie, a cui Lei si rivolge, i più hanno perdute da un pezzo. Qualcuno, ieri, ha scritto che per l'Opera questa sarebbe «l'unico modo di farla sopravvivere». Crediamo che non sia vero. Se fosse vero, piuttosto sopprimiamola.

 

RICERCA E RISPETTO

MACBETH MACBETH

Vorremmo sapere, in ogni caso, perché Lei deve aver fatto infinita ricerca filologica, confrontato partiture e versioni storiche, aver seguito di persona, da ragazzo, le prove della mitica versione di Abbado e Strehler, aver diretto il Macbeth in forma di concerto e opera e film in 35 anni di esperienza, averlo ristudiato da capo dopo la ristampa critica di David Lawton nel 2005, aver riletto le lettere personali di Verdi sul tema, approfondito il Verdi maniacale nel suo rispetto del sommo poeta inglese

 

IL MACBETH DI VERDI ALLA SCALA BY GIANNELLI IL MACBETH DI VERDI ALLA SCALA BY GIANNELLI

(Verdi mandò in Scozia gli scenografi a studiare gli ambienti, essendo Macbeth ambientato in Scozia nel basso Medioevo) per poi assistere al celere stupro da parte di un regista che in un battito di ciglia non in 35 anni - ha deciso che vuole «trasporre» e «attualizzare» ciò che non è trasponibile né attualizzabile: egli vuole «toccarci dal vivo nel nostro presente» e «risvegliare le coscienze», inventandosi fantascientifiche citazioni (che poi erano arredi fascisti nel primo atto e luci dell'Est nei successivi) umiliando anche i cantanti, costretti in vestiari che ne enfatizzavano i difetti.

 

Ma sono sciocchezze, in confronto alla fissità imbranata e fotografica dei medesimi che banalmente, che solamente, non dovevano disturbare i fondaloni tecnologici del burbanzoso Livermore, invasivo e patetico come quei vegliardi che a settant' anni hanno scoperto internet e vogliono farlo sapere al mondo. Il magnifico risultato è che quel palcoscenico, martedì sera, non emanava niente. Niente. Non emozioni sbagliate: nessuna emozione. Non a teatro, non in televisione.

 

riccardo chailly e sergio mattarella 3 riccardo chailly e sergio mattarella 3

Una noia perfetta e mortale in realtà percepita anche dalle scatole mentali musicalmente confuse dei primaioli moderni, collezionisti di highlights - quando va bene - che orribilmente applaudivano a ogni tonica finale, a scena aperta, come se fosse un recital.

 

Ella non può essersi rassegnato a tutto questo, Maestro Chailly, non può arrendersi e credere che questo sia l'imprescindibile compromesso con il contemporaneo: perché sennò qualcuno, magari dall'aldilà, tornerà a dirci che tanto valeva tenersi le protervie intolleranti di Riccardo Muti, oppure, dall'aldiqua, ci dirà che tanto valeva chiamare un Damiano Michieletto che nell'«usare» le opere, e illudersi di «fare arte», con Davide Livermore va a braccetto.

 

riccardo chailly e sergio mattarella 1 riccardo chailly e sergio mattarella 1

Anche tralasciandola trasposizione storica - che non va tralasciata, nella sua inadeguatezza - in ogni caso al Macbeth «di Livermore» manca tutto: non c'è una vera ricerca figurativa e materica che avvinghi i personaggi (in passato spesso imperniata sui colori della terra e del sangue) né una penombra degli interni e dell'anima in cui maturi lo slittamento di Macbeth nella follia punto chiave- così come è completamente assente un tratteggio degli infiniti contrasti di Lady Macbeth - fragile/decisa, ambiziosa/impaurita, vitale/morente - e insomma manca il cuore dell'opera di Shakespeare e persino di Verdi, tantoché in quella «di Livermore» (virgolette obbligatorie, trattandosi di intruso) Macbeth si limita a divenire progressivamente uno sfigato, e lei a intristirsi da donnicciola senza grandiosità. La vividezza e crudezza degli eccidi sono evitati da un simbolismo cretino e fuori luogo.

 

SCELTE DISCUTIBILI

Anche sulle scelte dei cantanti, si sono predilette delle superstars indiscutibili che si sono anche impegnate, hanno studiato, soprattutto Salsi, ma tecnicamente erano inadatte alle parti, punto. Verdi scartò il miglior tenore dell'epoca perché cantava troppo bene. Per Lady Macbeth cercò esplicitamente una donna brutta dalla voce brutta, anche se non era il mostro che i gazzettieri dell'epoca descrissero.

 

macbeth alla scala 6 macbeth alla scala 6

Maria Callas, in una registrazione che è passata alla storia, rifece da capo la registrazione (tutta) perché riascoltandola si accorse che aveva cantato pure lei troppo bene. E a proposito di storia, ci si vada a rivedere la versione di Abbado-Strehler, che Livermore considererà anticume presumiamo - forse perché gli italiani hanno già visto Braveheart al cinema, chissà.

 

chailly livermore chailly livermore

Il tema di Macbeth è notoriamente la tragedia della Storia (tutta) perché «ciò che è fatto non può essere disfatto». Il tema di Macbeth è l'imprescindibile male che alberga nel cuore umano nelle sue mille sfaccettature. E l'unico che l'ha colto, martedì sera, è stato Luciano Chailly, cioè Lei: nel suo incredibile lavoro fatto sull'orchestra. Qualcuno se n'è persino accorto, usando le orecchie e non soltanto gli occhi. Ci aiuti a usare ancora entrambi, Maestro.

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