Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
«Sottogenere cinematografico, nato e sviluppatosi in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta e caratterizzato dalla presenza di giovani cantanti, già famosi presso i loro coetanei, che si esibiscono interpretando le loro canzoni di maggior successo, inserite all’interno di trame in cui vengono affrontati, in maniera piuttosto convenzionale, contrasti di tipo generazionale». Stiamo parlando dei «musicarelli»: la definizione che avete appena letto è dell’Enciclopedia del Cinema della Treccani e lo spunto per parlarne nasce da un’antologia di musicarelli proposta da «Techetechete’».
I grandi interpreti del (sotto)genere sono stati Al Bano e Romina (sul set di quei film è anche nato il loro amore), Rita Pavone, Gianni Morandi, Little Tony, Bobby Solo, Caterina Caselli. Negli anni Sessanta se ne produssero più di cento. Snobbati dalla critica, hanno fatto la fortuna dell’industria dell’epoca, rivolgendosi soprattutto a un pubblico di giovani.
Goffredo Lombardo, boss della Titanus e grande produttore cinematografico, amava ripetere: «I musicarelli hanno garantito il cinema italiano». Traduzione: se ho potuto produrre Il gattopardo di Luchino Visconti, il merito va ai musicarelli.
[…]dobbiamo ai musicarelli la prima proposta industriale di una interpretazione visiva della canzone. Dopo di loro i videoclip.
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