Marco Vigarani per Corriere.it
«Le donne di Modena hanno le ossa grandi - Le donne di Modena hanno larghi i fianchi - Le donne di Modena accettano un invito - E non è il caso di essere il marito». Dopo oltre trent’anni di successo, il brano «Le donne di Modena» di Francesco Baccini di cui avete appena letto i primi versi finisce nell’occhio del ciclone con accuse di sessismo. Anzi, più precisamente con un’accusa singola che però lo stesso cantautore ligure non ha fatto passare sotto silenzio.
Il racconto è stato affidato dallo stesso Baccini ai social network: «Ero ospite in teatro a Sondrio ad un premio internazionale di poesia e mi è successa una cosa inedita. Prima di cantare ‘Le donne di Modena’ faccio una battuta dicendo che oggi questa canzone sarebbe accusata di sessismo. Al termine dell’esibizione vengo chiamato sul palco per ricevere una targa alla carriera e in quel momento si sente una voce nel buio: ‘Sessista!’. Prendo la palla al balzo e invito la voce a salire sul palco: una ragazza sui vent’anni prende coraggio e mi raggiunge tipo automa».
«Una canzone ironica»
Dopo aver scherzato per primo sul suo brano, Baccini non ha accettato passivamente l’isolato attacco e deciso di avviare un dibattito: «Chiedo alla ragazza cosa l’avesse offesa, tento di farle capire che è una canzone ironica in cui prendo proprio in giro il gallismo italico ma lei immobile come un robot continua a ripetere la stessa frase senza nemmeno fare il tentativo di capire.
Quando mi rendo conto che è impossibile alcun confronto verbale la saluto dicendo che mi piacerebbe portarla in tour con me e ripetere la scena ogni sera». Nel testo del brano datato 1990 il cantautore gioca ironicamente su alcune caratteristiche volutamente stereotipate delle donne di Modena, Genova, Padova e Napoli concludendo che «tutte fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore».
Il post del cantante
Un brano dal ritmo coinvolgente ma che già alcuni decenni fa di fatto denunciava proprio una visione maschilista della donna e proprio per questo motivo quella contestazione ricevuta a Sondrio ha generato una riflessione amara. «Questo è il frutto di quel maledetto politically correct che sta cancellando la libertà di parola e di pensiero - scrive Baccini - uccidendo qualsiasi possibilità di avere un senso critico e analizzare le parole e il contesto in cui vengono dette.
Oggi più del 70 per cento di canzoni, libri, film che hanno fatto la storia della nostra cultura non potrebbero più esistere. Se ‘Le donne di Modena’ ha un testo sessista saremo costretti a cancellare De Andre, Jannacci, Dalla, Vecchioni e Vasco. Si va avanti in retromarcia». E poche ore fa ha rincarato la dose con un nuovo post: «In un Paese dove regnano l’ignoranza, l’ipocrisia, il neo benpensantismo, la mancanza di creatività e fantasia dalle nuove generazioni l’ironia sarà capita sempre meno. La satira invece è già un ricordo del secolo scorso. Si va avanti in retromarcia. La satira e l’ironia sono l’unità di misura per comprendere il livello di cultura, di libertà di espressione
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