Estratto dell'articolo di Valerio Cappelli per il Corriere della Sera
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Claudia Gerini, ora è single?
«Sono in una fase di osservazione. Ho il binocolo. Sto vivendo una fase di grande libertà. Avevo bisogno, dopo tante convivenze, di avere una one-on-one con me stessa».
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Non solo Jessica.
«Ho fatto 86 film. Io sono Jessica, Lorenza, Maria, Giovanna. Ho recitato due settimane al Mercadante di Napoli Canzoniere italiano di Pasolini. Il primo film l’ho fatto a 16 anni, ne ho 51. Ciao ma’ di Giandomenico Curi, di cui è cosceneggiatore Roberto D’Agostino. Nella stessa estate ho fatto Roba da ricchi di Sergio Corbucci. Poco dopo ho cominciato in tv Non è la Rai . Ma l’Italia, lo sappiamo, è un Paese senza memoria, sembra sempre che non hai fatto niente».
Ha mai avuto la paghetta dai suoi genitori?
«Mai. Ho fatto anche diversa pubblicità, con i Baci Perugina guadagnavo bei soldini.
Vengo da una famiglia umile, papà aveva un autolavaggio, in seguito entrò all’Ama, l’azienda municipalizzata di smaltimento rifiuti. Trasteverino doc, ha la quinta elementare ma sa tutto di cinema».
Il politically correct minaccia la libertà?
«Sui social puoi dire tutto, nascondendoti dietro l’anonimato. Il mondo è pieno di bulli, c’è tanta cattiveria, sono tutti arrabbiati, pronti a spararti se sbagli una parola. La civiltà è in evoluzione, è meglio avere questi problemi di ipocrisia di quello che avevamo prima. Intendo le mani addosso degli uomini, come forma di ricatto e di potere, in qualunque ambiente di lavoro. Prima era normale».
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Catherine Deneuve, Valeria Golino e altre sue colleghe dicono che bisogna distinguere tra avances, molestie e violenze.
«Vero, verissimo. Le avances, magari goffe, brutte, indesiderate, egualmente condannabili, non sono la stessa cosa di una violenza. Lo dico per rispetto di chi ha subìto una violenza inaudita.
Mia figlia Rosa rifletteva sul fatto che gli uomini non prendono più l’ascensore per paura di venire denunciati. Io dico: meglio che gli uomini abbiano paura piuttosto che mi infilino le mani dove vogliono.
Ci sono debiti che i maschi, tra virgolette, devono pagare, colpe reiterate nei secoli. Gli uomini oggi vengono educati a un altro tipo di comportamento. Poi possono esserci conseguenze infernali. Penso alla clausola nelle produzioni cinematografiche americane secondo cui un regista o un produttore non può fissare negli occhi un’attrice per più di tot secondi».
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Lei è stata molestata?
«Certo, ci sono stati tentativi ai quali mi sono sottratta, ho avuto attenzioni anche spinte. Ero ragazzina, avevo 17 anni, sono stata fortunata e ho potuto andarmene».
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Com’è essere femme fatale da adulte?
«Posso fare l’operaia ma non un ruolo sexy? Io mi considero una femme fatale, non è che lo faccio: ci sono nata! Non posso guardare con seduzione un uomo, non posso mettere una calza velata se ho ancora un bel fisico?».
Come vive le sconfitte, i provini falliti?
«Tanti colleghi non li vogliono fare: sono tal dei tali, come ti permetti di chiedermi un provino? Per me, invece, ti allungano la vita, ti costringono a rimescolare le carte. È un esercizio di umiltà. La sconfitta non esiste in questo mestiere ma certo che ho sofferto quando Paolo Sorrentino in The Young Pope prese Cécil de France e non me.
In Questione di cuore Francesca Archibugi ha scelto Micaela Ramazzotti. Io sono troppo volitiva, e serviva quel tipo di fragilità, una donna un po’ inconsapevole. Giusto così. Io non ragiono con l’ego. Per il provino di Nine andai a New York, a Broadway ho cantato e ballato, mi dissero cose belle ma per quel ruolo presero Marion Cotillard. Ma penso che c’è sempre qualcos’altro».
L’incontro che l’ha sorpresa?
«Con Liliana Cavani. Ho girato il suo nuovo film, L’ordine del tempo , ispirato al romanzo di Carlo Rovelli, con Alessandro Gassman. Sul set ci diceva “dove sono i miei due comici?”. Liliana mi raccontava che stava rileggendo l’ Iliade . A 90 anni è inebriante. Un giorno mi ha detto che le ero piaciuta tanto in un film di cui non ricordava il nome. Forse è La sconosciuta di Tornatore, le ho suggerito. Faceva di no con le dita. Non ti muovere di Castellitto? Niente. Poi urlò: Jessica! Ho chiamato subito Carlo Verdone che mi ha detto: ma lo sai chi era un altro grande fan di Viaggi di nozze ? Michelangelo Antonioni. L’ho trovato divino».
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