Da Oggi.it
In un’intervista a OGGI, in edicola da domani, Gabriele Muccino spiega le ragioni della remissione della querela per diffamazione ai danni del fratello Silvio, dopo il rinvio a giudizio dello stesso per aver detto in tv nel 2016 che il regista aveva dato una sberla all’allora moglie Elena Majoni causandole la rottura del timpano. «Non penso di aver fatto nulla di straordinario. Semplicemente non volevo che mio fratello fosse condannato. Quando le cose rischiano di superare certi limiti, è bene che chi sente una responsabilità faccia un passo indietro. Mi sono comportato da fratello maggiore. Tutto qua», dice.
E aggiunge: «Se Silvio torna, sa dove trovarmi. Io sono qui e l’aspetto. In questi anni ho fatto molti passi verso di lui: per esempio, gli avevo offerto di recitare nel mio penultimo film, A casa tutti bene. Quello che è successo non è partito da me, ma mi rendo conto che noi siamo vittime della nostra stessa popolarità: fossimo stati persone comuni non ci sarebbe stata questa micidiale risonanza».
Alla domanda «C’è qualcosa che non rifarebbe», il regista risponde: «Certamente quei messaggi su Twitter in cui accusavo Silvio di essersi fatto plagiare (dalla scrittrice Carla Vangelista, ndr). Ero a Los Angeles, da solo. Da anni avevo perso completamente le tracce di mio fratello e mi venne di lanciare un Sos come si fa coi messaggi in bottiglia, affidati al mare. Ora lo so, quella fu una terribile sciocchezza».
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