Arianna Ascione per www.corriere.it
«Sul palco faccio l'amore con 25mila persone. Poi torno a casa sola» ha detto una volta - parlando di se stessa - la regina del blues Janis Joplin. Che rimase sola anche il 4 ottobre 1970, quando morì nella stanza 105 al primo piano del Landmark Motor Hotel, a Los Angeles.
Aveva soltanto 27 anni, gli stessi di un’altra leggenda del rock scomparsa a Londra soltanto due settimane prima: Jimi Hendrix.
L’appuntamento mancato
La cantante in quei giorni si trovava a Los Angeles per registrare con la sua nuova band, i Full Tilt Boogie Band, quello che sarebbe diventato il suo ultimo album: «Pearl».
La sera del 2 ottobre si sarebbe dovuta vedere con la sua amica e amante Peggy Caserta (con cui condivideva la passione per l’eroina) e il suo fidanzato, lo scrittore Seth Morgan, ma nessuno dei due - nonostante glielo avessero promesso - passa dal Landmark Hotel (e Janis ci rimane molto male).
L’ultima canzone
La scelta del Landmark Hotel come base durante la lavorazione di «Pearl» per Janis non è una casualità: nei paraggi infatti bazzicano numerosi spacciatori. Tra loro c’è George, da cui la cantante si rifornisce abitualmente.
Janis lo chiama anche la mattina del 3 ottobre e con in corpo una piccola quantità di quell’eroina che George le aveva portato va in studio: assiste alla registrazione della base strumentale di una canzone dal titolo tragicamente profetico, «Buried Alive In The Blues», scritta dal suo amico Nick Gravenites. Poi, insieme agli altri membri della band, va a bere qualcosa al Barney's Beanery. Sarebbe tornata in studio ad incidere le sue parti vocali l’indomani.
Ritorno in hotel
Quando Janis torna nella sua stanza è ormai passata mezzanotte. Secondo la ricostruzione più accreditata delle sue ultime ore la cantante si fa una nuova dose di eroina e scende nella hall dell’albergo per comprare le sigarette, visto che era rimasta senza. Lì fa due chiacchiere con Jack Hagy, il direttore del Landmark, l’ultima persona a vederla viva.
Una morte accidentale
Alle 19.30 del 4 ottobre 1970 scatta l’allarme. Da San Francisco Seth Morgan chiama il tour manager di Janis, John Byrne Cooke: non riesce a mettersi in contatto con la sua fidanzata. Dato che anche in studio nessuno l’ha vista Cooke si precipita al Landmark. Nota subito l’auto della cantante ancora ferma nel parcheggio, così si fa dare una copia delle chiavi ed entra nella stanza 105 al primo piano.
Janis è ancora lì, distesa a terra tra il letto e il comodino, ormai morta da ore. Ad ucciderla, come stabilirà l’autopsia, è stata un’overdose accidentale di eroina. Se ne erano verificate diverse quello stesso fine settimana, proprio tra i clienti del famigerato George. Che, proprio quell’unica volta, non aveva avuto tempo di controllare la qualità dell’eroina che aveva tra le mani, come faceva sempre.
janis joplin janis joplin 5 janis joplin janis joplin woodstock4 tom jones janis joplin janis joplin woodstock 5 janis joplin woodstock 2 jimi hendrix janis joplin la morte di janis joplin janis joplin janis joplin janis joplin 15 janis joplin sul palco a woodstock janis joplin al chelsea hotel 1 janis joplin al chelsea hotel janis joplin nel 1969 janis joplin al chelsea hotel 3 la stanza di janis joplin al landmark hotel di los angeles 1 janis joplin al chelsea hotel janis joplin woodstock janis jolpin 4 tom jones janis joplni janis joplin woodstock 3 la stanza di janis joplin al landmark hotel di los angeles