1. “QUANDO AL GILDA ARRIVO’ DAVID BOWIE SUL LIBRO DELLE DEDICHE SCRISSE CHE IL NOSTRO LOCALE ERA IL PEGGIORE MAI VISTO IN ITALIA, MA IO CANCELLAI L’AGGETTIVO, E AGGIUNSI...” 
2. LAURA MELIDONI MEMORIES – PELÈ, FALCAO, LA SERATA PER I SORTEGGI DEI MONDIALI DI CALCIO DI ITALIA ‘90, DA ZUCCHERO A PINO DANIELE AL JOY, GLI ANNI DA PR DELLA AS ROMA – “ERAVAMO SPENSIERATI, IN UN MOMENTO DI BENESSERE IN CUI LA GENTE SPENDEVA...” – E SUL GRUPPO FACEBOOK “VENT’ANNI DI ROMA BY NIGHT” CREATO DA CORRADO RIZZA…

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Maria Egizia Fiaschetti per roma.corriere.it

 

LAURA MELIDONI TONY HADLEY LAURA MELIDONI TONY HADLEY

Le pubbliche relazioni nell’era pre social, quando non esisteva ancora il telefonino (tuttalpiù si chiamava dal fisso) e si stampavano gli inviti, distribuiti a mano nei circoli, correva sul filo dell’immaginazione.

 

Amica, fin da bambina, di Davide Bornigia e della sua famiglia, a 22 anni Laura Melidoni, che già frequenta i locali più in voga (Piper, Gattopardo, Mais) ha un’intuizione: «Andava di moda la musica dal vivo, che mi piaceva, ma ho sempre avuto una passione per il revival. Nell’87 ho proposto ai proprietari dell’Olimpo una serata, “I meravigliosi anni Sessanta-Settanta e Ottanta” e ho chiamato a collaborare con me Alessandra Del Drago, conosciuta in estate a Montecarlo. L’evento è esploso, dal martedì siamo passate subito al venerdì e siamo diventate le pr di riferimento».

 

DAVID BOWIE DAVID BOWIE

Dopo un’altra esperienza di successo, all’Open Gate con Paola Lucidi, arriva la chiamata di Giancarlo Bornigia: «All’epoca il Gattopardo era un locale per stranieri, soprattutto per gli americani, è stata nostra l’intuizione di trasformarlo nel Gilda. Con noi lavorava anche Billy Bilancia che, però, voleva riservare l’ingresso soltanto ai tesserati... La nostra idea era diversa, io mi sono sempre sentita libera di invitare chi volevo, così ce ne siamo andate». Se non fosse che l’anno dopo vengono richiamate e, insieme con Raffaele Curi, danno vita al «salotto» glamour frequentato da una Roma ancora inebriata di Dolce vita, edonista e piaciona, prima che Tangentopoli e lo spirito iconoclasta della generazione no global spengano gli ultimi sprazzi di entusiasmo.

DAVID BOWIE GILDA DAVID BOWIE GILDA

 

Ad animare le notti della Capitale, ignara dei cambiamenti che preso l’avrebbero attraversata, il jet set internazionale, attratto dalla commistione pop tra cinema, televisione, moda e intrattenimento: «Ricordo ancora quando al Gilda arrivarono David Bowie con la moglie Iman in compagnia di John Taylor (bassista dei Duran Duran, ndr) e della fidanzata. Fu una sorpresa, la casa discografica ci aveva detto che avevano altri programmi, invece...». La pagina vergata dal Duca Bianco sul libro delle dediche è diventata un cimelio da collezionisti: «Scrisse the worst, che il nostro locale era probabilmente il peggiore mai visto in Italia, ma io cancellai l’aggettivo, mi sembrò ingiusto, e aggiunsi the best, il migliore... Bowie fu trattato con grande rispetto... I fotografi, che allora avevano un altro standing, si guardarono bene dall’importunarlo». Altro parterre di star, da Pelè a Falcao, alla serata per i sorteggi dei mondiali di calcio di Italia ‘90, organizzata in collaborazione con Tele Montecarlo. Quarta di sei fratelli, Melidoni riesce a farsi strada inventandosi un mestiere anche grazie alla rete di contatti intorno ai quali si crea un gruppo di fedelissimi.

 

DAVID BOWIE DAVID BOWIE

Figlia di Gianni Melidoni, storico capo della cronaca sportiva del Messaggero, fa da trait d’union tra l’ambiente sportivo e quello del cinema (sua sorella Lisa ha sposato il regista Carlo Vanzina, ndr): «La domenica era un classico, andavamo a vedere le partite di basket, poi a cena al Fontanone all’Eur e a ballare al Gilda». Un miscuglio variegato nel quale Melidoni si muove con naturalezza: «Dal Duemila è cambiato molto nel modo di organizzare le serate: si è persa la fidelizzazione, prevale il nomadismo da un posto all’altro. Tutto è molto flash, istantaneo, senza identità. Se mi trovassi oggi a lavorare nel mio campo, mi sentirei un pesce fuor d’acqua».

 

 

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Dopo il Gilda, eccola proiettata verso una nuova sfida, il lancio del Joy in via Massaciuccoli, assieme a Luca Pavoni: «Avevo sentito Umberto Smaila in Sardegna e volevo portarlo a Roma, ma non riuscii ad accordarmi con Bornigia. Il Joy è stato un successo, sebbene molti pensassero fosse un azzardo. Lasciavo uno dei locali più importanti di Roma, in Centro, per spostarmi nel quartiere Africano ma i miei amici erano pronti a seguirmi ovunque... L’operazione è andata benissimo: ci hanno suonato tutti, da Zucchero a Pino Daniele».

 

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Le relazioni nel mondo del calcio e la fede giallorossa la porteranno poi a diventare pr della AS Roma in anni che la vedono impegnata anche come madre: «Ma i ricordi di quel periodo sono indimenticabili: eravamo spensierati, in un momento di benessere in cui la gente spendeva... Sul gruppo Facebook “Vent’anni di Roma by night” creato da Corrado Rizza, il mio dj del cuore, e altri protagonisti delle notti romane, ci ritroviamo per rivivere quelle emozioni magiche. In questi giorni penso molto ai proprietari dei locali per le difficoltà che stanno affrontando, a che disastro sarebbe stato se mi fossi trovata nella stessa situazione».

 

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