“ROBERTO POLETTI CONDUCE OGNI GIORNO UN PROGRAMMA RADIOFONICO SU RADIO1 E LAVORA ANCHE PER MEDIASET: O È UN GENIO O È BEN AMMANICATO” – ALDO GRASSO ASFALTA IL CONDUTTORE DI “4 DI SERA WEEKEND”: “NON CAPISCO PERCHÉ MEDIASET GLI PERMETTA DI BULLIZZARE LA CO-CONDUTTRICE FRANCESCA BARRA CON FASTIDIOSE FRECCIATINE, COME A MARCARE CHE È LUI IL VERO DOMINUS. OGNI POSSIBILE ARGOMENTO DEMAGOGICO RESTA IL SUO VERO CAVALLO DI BATTAGLIA”

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Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

 

aldo grasso aldo grasso

Non capisco perché la Rai debba invitare nei suoi programmi persone fragili, persone che faticano a controllarsi, al solo scopo di alzare un polverone. Nel programma di Rai1 «La volta buona», condotto da Caterina Balivo, è stata invitata Francesca De André, figlia di Cristiano, che è già uno con i suoi bei problemi.

 

Sollecitata da Balivo, Francesca (la ricordiamo concorrente all’Isola dei Famosi e al Grande Fratello) si è scagliata contro il padre: «Anche mio fratello non parla più con mio padre perché non si è interessato di me nemmeno quando ho avuto delle masse tumorali. Lui si affida a cliniche private, di me invece non si è interessato e so che si è fatto una risata parlando della mia salute a rischio. Non posso quindi avere parole amorevoli nei confronti di quest’uomo che faccio fatica anche a chiamare padre».

roberto poletti roberto poletti

 

[…] È proprio necessario che la Rai sparga tanto veleno? È nei suoi compiti dare spazio a tanto livore, tra l’altro in assenza dei diretti interessati?

 

Non capisco perché Mediaset permetta a Roberto Poletti di bullizzare continuamente la sua co-conduttrice Francesca Barra con fastidiose frecciatine, come a marcare continuamente che il vero dominus di «4 di sera» è lui.

 

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Poletti conduce ogni giorno un programma radiofonico su Radio1 e lavora anche per Mediaset: o è un genio o è ben ammanicato. Lunga gavetta nelle tv locali, ex direttore di Radio Padania Libera, Poletti si è occupato di maghi e occultismo, di canzoni popolari, di ogni possibile argomento demagogico, che resta il suo vero cavallo di battaglia.

Come tutti i cantori dell’antipolitica, adesso gode dei sostanziosi frutti che la politica amica gli riserva.

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Non capisco perché i commentatori di tennis si sentano sciolti dal giuramento di laconicità. C’è un tennis televisivo a. S. (avanti Sinner) dove telecronisti e glossatori misuravano le parole nello stile di uno sport elitario e c’è un tennis televisivo d. S. (dopo Sinner) che rischia di avviarsi sulla strada delle telecronache calcistiche, dove la parola è più importante del gioco.

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