Da www.riservaindie. blogspot.it
Quando porti 55000 paganti ad assistere a un concerto in una città abitata da poco meno di centomila abitanti potrebbero essere inevitabili disagi e problemi di ordine pubblico. Un po' come quando si va all'Esselunga la vigilia di Natale e si pretende di non trovare coda alle casse o che il cotechino sia sempre quello di prima qualità che trovi a metà Novembre a prezzo scontato.
Ma si sa che gli italiani fanno la coda volentieri solo per entrare a ballare nei locali gestiti da Briatore e dalla pitonessa Santanchè. I grandi eventi di massa quasi sempre portano in pegno una sensibile affluenza di persone che solitamente stanno al rock come Tina Cipollari sta a Oriana Fallaci.
Persone che con cento o duecento euro comprano non tanto l'evento ma la possibilità di farsi un selfie con il palco alle spalle per poter dire ai propri amici: io c'ero. La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva il grande timoniere, e un concerto rock non è mai stato roba per fighetti dalla puzza sotto il naso.
Inutile mostrare al bamboccione polemico di turno le foto di festival "veri" come Glastonbury o Reading dove il pubblico paga biglietti tre volte superiori a quelli degli Stones per stare quasi sempre in mezzo al fango a godersi 12 (dodici) ore di musica dal vivo anche se alla fine non canta Vasco Rossi.
Ci si lamenta del numero dei bagni e del prezzo delle bibite nell'area interna. Tutto vero, ma se hai problemi in quel senso forse è meglio che i grandi eventi li guardi su YouTube o sul più rassicurante smartphone.
Ma non dimentichiamo, come ha ricordato qualcuno, che c'era confusione all'uscita del concerto: un paese che non riesce a tenere l'ordine nemmeno in coda alle poste figuriamoci all'uscita di un evento con migliaia di persone che escono contemporaneamente.
Resta il mistero della "moneta" interna ai live, e questo non riguarda solo gli Stones, che da un po' ha preso a girare nei grandi concerti: il token. Sull'abuso del "valore di cambio" di questa pseudovaluta mi sento di poter avallare le polemiche in atto.
Chiudo il post con un ringraziamento personale a D'Alessandro e Galli. Sono partiti da un piccolo ufficio di Viareggio e hanno costruito un Festival che in oltre 20 anni ha portato Lucca ad avere un appuntamento fisso di livello mondiale. In un paese di bamboccioni lamentoni più abituati a criticare che a fare come il nostro, viva il silenzio dei risultati e della voglia di agire dei due promoter versiliesi. Ps: gli Stones a Lucca hanno portato in tre ore circa due milioni di euro di Iva nelle casse dello stato. Padoan ringrazi.
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