“TOTO CUTUGNO È STATO UN GRANDE NEL MONDO, MA È STATO MALTRATTATO IN ITALIA” – AL BANO: “ERA VISTO QUASI COME UN NON-ARTISTA. FORSE PER SNOBISMO, FORSE PER MIOPIA. POTREBBE ESSERE RIVALUTATO COME È SUCCESSO COL GRANDE TOTÒ, CHE FU "SCOPERTO" QUANDO GIÀ NON C'ERA PIÙ" – QUANDO AL BANO GLI SALVO’ LA VITA NEL 2004 E LO SCREZIO CHE LI ALLONTANO' PER UN PERIODO – PIPPO BAUDO: "ERA TENERO E FRAGILE, MAI SICURO DI QUELLO CHE FACEVA. IL SUO EREDE? MAI AVERNE” – VIDEO

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1. PIPPO BAUDO: “TOTO, ETERNO SECONDO ALL’ARISTON, MA INCANTÒ IL RADIO CITY MUSIC HALL”

Michela Tamburrino per “La Stampa” - Estratti

 

Erano gli anni dei gloriosi Festival di Sanremo di Baudiana memoria, dove tutto funzionava come un orologio svizzero, cantanti che cantavano, comici che facevano ridere, la valletta bruna e quella bionda.

 

pippo baudo toto cutugno 33 pippo baudo toto cutugno 33

Dal 1968 al 2008, ben tredici e in alcuni di questi c'era pure Toto Cutugno. Perché Toto, se ci si ferma a una conta squisitamente sanremese, era riuscito a battere persino Sua Pippità, quanto a permanenza sul palco dell’Ariston: ben 15 volte con una sola vittoria e una teoria infinita di secondi posti.

 

Pippo e Toto avevano un rapporto speciale di affetto e simpatia negli anni diventata una bella amicizia. Pippo aveva un orecchio speciale per le canzoni e Toto, come una infinità di suoi colleghi, ci contava.

 

toto cutugno ray charles toto cutugno ray charles

A sentire della scomparsa del cantante, Baudo parla non solo da amico ma soprattutto da estimatore sincero e qualificato.

 

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Ricordiamo quando si presentò, nel 2013, con il coro simbolo di Mosca (da lui voluto e pagato, bloccando così le polemiche che pure ci furono) sulle note del suo L’Italiano riarrangiato per l’occasione.

«Certo che lo dobbiamo ricordare perché Cutugno era adorato all'estero, non solo in Russia e amatissimo dai grandi artisti. Tra le sue uscite eccezionali dobbiamo assolutamente parlare di quando Ray Charles cantò Gli amori, appunto di Cutugno. Una interpretazione meravigliosa. Charles ne fece una canzone sua, da brividi».

 

toto cutugno pippo baudo toto cutugno pippo baudo

Possiamo dire che Cutugno era proprio un italiano vero?

«Certo che possiamo, anzi, dobbiamo. Quella canzone è un capolavoro che all'estero cantano tutti. Io ne sono testimone: Radio City Music Hall pieno di pubblico che la cantava in italiano senza sbagliare una parola. Piaceva tanto perché, oltre ad essere bello, catturava l’essenza dell’italianità».

 

Quali erano i lati deboli e quelli vincenti di Cutugno?

«In lui combaciavano. Era tenero e fragile, mai sicuro di quello che faceva. E questo rappresentava la sua forza e, appunto, la sua debolezza. Una caratteristica dei veri artisti quella fragilità psicologica che li fa dubitare della loro grandezza. Io l’ho conosciuto in un momento particolarmente felice, mi presentò suo figlio, ne era orgogliosissimo».

 

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Cutugno è nell’Olimpo dei cantanti pop?

«Ci sta in piena luce. Un posto che si è meritato nel corso di tutta la sua carriera d’artista. Vorrei tanto che il pubblico continuasse a volergli bene. Se lo merita».

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Chi può essere considerato l’erede di Toto Cutugno?

«Eredi? Mai averne».

 

«MALTRATTATO IN ITALIA IL MONDO LO AMAVA»

Valeria Arnaldi per “il Messaggero” - Estratti

 

«È stato un grande nel mondo, ma è stato maltrattato in Italia».

Questo il primo commento di Albano Carrisi, che abbiamo raggiunto alla notizia della morte di Toto Cutugno, spentosi ieri pomeriggio al San Raffaele di Milano, dov'era ricoverato. Al Bano era suo amico da oltre quarant'anni, e con lui, in più occasioni, aveva condiviso il palco in Italia, in Russia e in altri Paesi, nonché gli studi di questa o quella trasmissione televisiva.

 

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In cosa sentiva che eravate diversi, distanti?

«Sul palco Toto era un accentratore, mentre io, in scena, non lo sono affatto, sono democratico. Lui invece, voleva sempre avere la chiusura dei concerti e via dicendo. Non era un suo difetto, però, attenzione, ero io ad essere sbagliato».

 

E fuori dal palco che tipo era?

«Simpatico, divertente. Proprio come si vedeva quando era sotto i riflettori».

 

Però, diceva che è stato maltrattato in Italia.

toto cutugno al bano toto cutugno al bano

«Sì, ma è stato stra-amato all'estero. Davvero e ci tengo a sottolinearlo. Stra-amato è proprio la parola giusta da usare. È stato un grande nel mondo, ma per qualche strano motivo, che non saprei spiegare, in Italia non è accaduto altrettanto. Era visto quasi come un non-artista. Forse per snobismo, forse per miopia, dipende dai casi».

 

Potrebbe essere rivalutato ora?

«Fu così anche con il grande Totò, che fu "scoperto" quando già non c'era più».

 

Toto Cutugno disse che lei gli aveva salvato la vita. È vero?

«Era il 2004, ero socio fondatore dell'ospedale San Raffaele, lui aveva bisogno di cure. Chiamai i medici e mi diedi da fare per dargli la possibilità di essere operato. I dottori, poi, mi dissero che aveva cinque/sei mesi davanti. Dopo otto mesi, mi parlarono di nuovo delle sue condizioni e mi dissero che era un miracolato».

 

E lui, per questo, la ringraziò sempre, anche pubblicamente.

«Sì, ma io gli dicevo che doveva ringraziare i medici, non me».

 

Non c'è stato mai alcuno screzio tra voi?

«Per un periodo abbiamo smesso di sentirci e frequentarci proprio per quell'atteggiamento da accentratore in scena. Era un mattatore».

 

E come vi siete ritrovati?

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«Un giorno mi telefonò, mi parlò di una ragazza che si chiamava Cristina, mi disse che aveva avuto un figlio da lei (Ndr. Nicolò nato nel 1989) e che voleva condividere con me quella gioia. Quella richiesta così umana mi fece riflettere. Da quel momento i rapporti sono tornati esattamente come erano prima».

 

Vi sentivate ancora?

«Sì certo, poi lui ha smesso di rispondere al telefono. Sarà accaduto circa cinque mesi fa. Non riuscivo a capire perché, non avevo altri contatti, il nostro era sempre stato un legame diretto. Si era aggravato, sì, ma non immaginavo che sarebbe successo quello che ora è accaduto».

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