Estratto dell’articolo di Riccardo Luna per “la Repubblica”
Twitter non è finita il 24 luglio 2023 quando Elon Musk, all'improvviso, ma ci lavorava da tempo, decise che si sarebbe chiamata X. Twitter, per come la conosciamo e per come avevamo imparato ad apprezzarla, è finita la mattina del 7 ottobre scorso, dopo l'attacco a sorpresa di Hamas, mentre iniziava il contrattacco israeliano. Allora si è capita davvero la trasformazione che c'è stata in questi mesi. Non una semplice evoluzione ma una mutazione genetica piuttosto.
[…] X è un'altra cosa: è come una piazza senza vigili e senza cartelli e dove è facile camuffarsi per quello che non sei. Lo sentite anche voi, dai vostri divani, il frastuono che c'è in quelle timeline? «Non sorridete, gli spari sopra sono per noi» come diceva una vecchia canzone.
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[…] Se sarà così vorrà dire che ci siamo persi qualcosa di importante. Per esempio quando c'era una guerra, o una rivoluzione, o anche solo un terremoto, c'era un posto dove dovevi andare se volevi sapere subito quello che stava accadendo. Se volevi sentire il battito cardiaco del mondo. E quel posto non era una tv, non era il sito di un giornale. Quel posto era Twitter.
Lì c'erano subito migliaia di persone che postavano contenuti, a volte anche foto, altre anche video, prima che qualunque giornalista potesse arrivare sul fronte, e si accendevano discussioni, potevi rilanciare quel tweet in modo da amplificarne l'audience e sentivi che in qualche modo stavi contribuendo ad una buona causa, stavi dando una mano.
L'illusione che bastasse un retweet per contribuire a far cadere un lontano regime ha illuso molti rivoluzionari da poltrona dalle nostre parti, ma resta il fatto che Twitter era un'arma negli smartphone di chi stava provando a cambiare il mondo a costo della vita. Senza, forse, non ci sarebbe stata la primavera araba con i moti di piazza Tahrir in Egitto, e nemmeno la mancata rivoluzione iraniana del 2009 e quella invece vincente in Ucraina del 2014.
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Twitter era un'arma di costruzione di massa. Poi è arrivato Elon Musk (sarà un anno esatto a fine mese) e Twitter è cambiata non solo perché oggi si chiama X, ma perché il team che moderava i contenuti, cancellando quelli violenti o palesemente falsi, è stato smantellato e in parte sostituito da improbabili "community note" una specie di autogestione; mentre gli utenti certificati, quelli di cui fidarsi al cento per cento, quelli con la famosa spunta blu, non sono più quelli davvero autorevoli, ma quelli che pagano 8 dollari al mese. Vuoi spacciare balle oppure opinioni farneticanti ma essere premiato dall'algoritmo di X ed essere visto da milioni di persone? Pagati la spunta blu.
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Il risultato si vede in questi giorni di conflitto a Gaza: nelle ore immediatamente successive all'attacco di Hamas e al contrattacco israeliano, ci sono state scene di videogame fatte passare come immagini vere; una festa con fuochi d'artificio in Algeria spacciata per un bombardamento; un video della guerra in Siria di tre anni fa riproposto come se fosse stato appena girato a Gaza; un altro di un generale israeliano catturato da Hamas che è stato visto quasi due milioni di volte (ma era un separatista dell'Azeirbajan); e una foto di Cristiano Ronaldo con la bandiera palestinese (ma era invece un calciatore marocchino al Mondiali del 2022).
Nei primi due giorni del conflitto X è stata letteralmente travolta dalla disinformazione al punto che lunedì l'amministratore delegato Linda Iaccarino ha cancellato tutti gli impegni pubblici per occuparsi - ha detto - «della sicurezza della piattaforma» mente il piccolo team che modera i contenuti ha diramato una nota per dire che loro stavano letteralmente facendo il possibile: il che è vero, per esempio hanno sospeso il finto profilo del Jerusalem Post che aveva sostenuto che Netanyahu era in ospedale. Troppo tardi, troppo poco.
Chiariamo: non che prima, su Twitter, non ci fossero tentativi di disinformazione, ci sono sempre stati; ma adesso su X sembra praticamente impossibile arginarli perché l'algoritmo promuove chi paga rispetto a chi è affidabile. Tra gli inaffidabili va annoverato lo stesso Elon Musk il quale domenica, appena il conflitto è esploso, ha invitato tutti a seguire due account, noti spacciatori di disinformazione. Quel messaggio è stato cancellato ma dopo essere stato visto 11 milioni di volte.
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