“LA VIRILITA’ SFUMA E IL SESSO PERDE IMPORTANZA? NON PER ME, SONO COME UN TORO” – LO SCRITTORE BRTANNICO HANIF KUREISHI CE L’HA SEMPRE DURO: “IL DESIDERIO È UNO DEI MOTORI PRINCIPALI DELLA NOSTRA CULTURA, INOLTRE, È UN GENERATORE DI CONFLITTO....” – DA DOMANI PORTA LA SUA PIECE IN SCENA A ROMA: "DA TIFOSO DEL MANCHESTER UNITED SONO FELICE DI AVERVI RIFILATO MOURINHO. LUI È UN ANARCHICO, OVUNQUE VADA CREA CAOS. MA LA COSA DIVERTENTE È CHE…”

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Francesco Musolino per "il Messaggero"

 

«Alcune persone meritano di essere eliminate con la cancel culture ma dobbiamo stare attenti a non cadere nei soliti cliché quando si parla di gender e razzismo».

 

hanif kureishi hanif kureishi

Una cosa è certa, il 67enne Hanif Kureishi non ha mai avuto paura di dire ciò che pensa. Sceneggiatore, drammaturgo e romanziere di fama internazionale, politicamente ha sempre guardato con sospetto i populismi e mentre molti autori si trincerano in libri buonisti, lui torna in teatro con un testo cinico e pungente, The Spank, che debutta domani al Parioli di Roma, in programma sino al 13 febbraio.

 

«Al centro della scena racconta - ci sono due amici di vecchia data, Sonny e Vargas, figli di immigrati che a Londra vivono una vita agiata ma un'infedeltà coniugale potrebbe rimettere tutto in discussione». Kureishi ha vinto numerosi premi - fra cui il PEN/Pinter Prize e in The Spank (letteralmente, la sculacciata), ritroviamo la verve dei suoi testi più intensi, come Nell'intimità, Il Budda delle periferie sino al recente Love+Hate.

 

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Non fa sconti alle nostre idiosincrasie, raccontando l'amicizia al maschile - «è una forma di ozio volontario, il rapporto si basa sulla parità, non sul potere» - fra bugie e tradimenti, scandite da pinte di birra al pub, lo Spankies. Sul palco, ci saranno Filippo Dini (nel ruolo di Vargas) e Valerio Binasco (nel ruolo di Sonny), per la regia dello stesso Dini in uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale. Inoltre, sabato 5 (ore 18) al MAXXI di Roma, si terrà un incontro con Hanif Kureishi, Dini e Binasco (direttore artistico del Teatro di Torino), introdotti da Giovanna Melandri e coordinati da Monica Capuani (che firma la traduzione di The Spank, pubblicato da Scalpendi editore).

 

Mr. Kureishi, emozionato per la prima romana al Parioli?

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«Sì. Finalmente lo vedrò in scena La prima assoluta è stata a Torino l'11 maggio scorso ma per via del lockdown non ho potuto assistervi mentre a Milano è stato cancellato per la chiusura dei teatri. Sono stato sempre in contatto con gli attori ma non ho li ho mai incontrati, non era mai successo. Sarò emozionante essere a Roma ma mi lasci dire che da tifoso del Manchester United sono felice di avervi rifilato José Mourinho»

 

Attenzione, il calcio in Italia è un tema bollente.

«Anche in Inghilterra. Mourinho è un anarchico, ovunque vada crea caos. Ma la cosa divertente è che tutta la famiglia della mia compagna tifa per la Roma, quindi non me ne sono liberato».

 

Allora cambiamo discorso. Il Covid ha cambiato il mondo?

«Ci ha reso più spaventati, timorosi. Non è un bel segnale».

 

Lei ha sempre raccontato il mondo delle periferie, l'entropia della società. La paura dell'Altro aumenterà?

«Temo di sì. Non c'è solo il Covid ma il cambiamento climatico, il timore per la guerra e le disuguaglianze sociali che sono enormemente cresciute in quest' epoca liberista. Molti sono preoccupati per l'avvenire e sì, fanno bene ad esserlo».

 

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Politicamente parlando il Regno Unito è nell'occhio del ciclone. Cosa ne pensa?

«Boris Johnson è un bugiardo, lo sanno tutti. I leader populisti sono incapaci di fornirci delle risposte, di ascoltare le nostre paure. Per questo siamo così disillusi».

Come definirebbe il populismo?

«Una corrente politica i cui leader non si prendono le conseguenze dei loro proclami. Credo che la transizione da Trump a Biden sia significativa, ci servono leader più affidabili, pur se noiosi».

 

Anche la Corona è scossa da liti e scandali. Sarà la fine della monarchia?

«Non credo. Certamente c'è bisogno di un riavvio, magari sarà più modesta ma non meno grintosa».

Al Parioli andrà in scena l'elogio dell'amicizia al maschile. Com' è nato The Spank?

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«Ho lavorato nel cinema e nella televisione, stavolta volevo raccontare una situazione più piccola, con due amici che si incontrano in un bar e si raccontano in libertà davanti ad una birra. Ma accade qualcosa, c'è un'infedeltà ed è la scintilla che innesca una serie di conseguenze imprevedibili. Credo che oggi il mondo sia in difficoltà, le amicizie si rivelano fondamentali per resistere ma è il conflitto a metterci a nudo, svelando chi siamo davvero».

 

E intanto la virilità sfuma e il sesso perde importanza?

«Non per me. Sono come un toro» (e si lascia andare ad una risata)

Il sesso l'affascina?

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«Il desiderio è uno dei motori principali della nostra cultura, inoltre, è un generatore di conflitto, capace di distruggere amicizie e cambiare le carte in tavola e questo aspetto mi interessa moltissimo».

 

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Si sente libero dal punto di vista artistico?

«Oggi più che mai abbiamo un disperato bisogno di esserlo e di poter parlare di cambiamento climatico, gender e razzismo ma farlo in modo banale è dannoso perché banalizza tutto. Siamo onesti, la libertà d'espressione non è mai stata totale, i limiti ci sono sempre stati. Ma alcune persone meritano di essere eliminate dalla cancel culture». Chi?

«Ad esempio, Harvey Weinstein. L'ho conosciuto, è un vero prevaricatore come chiunque abbia abusato del proprio potere facendone un'arma per sopraffare gli altri».

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