DA GILETTI IL RACCONTO DELLA 18ENNE CHE ACCUSA GENOVESE DI STUPRO: “MI SONO SENTITA FATTA PER DUE GIORNI, MI RICORDO SOLO CHE MI HA DETTO 'È L'ORA DI DARMI IL CULO'"
Riceviamo e pubblichiamo:
LA VITTIMA DI ALBERTO GENOVESE PARLA A NON E' L'ARENA
Giunti alla milionesima volta in cui un tribunalino televisivo o giornalistico ci spiega e condanna il sig. Genovese Alberto per stupro (abbiamo capito!!!) con tanto di avvocati e “periti” di parte (solo una, ovviamente), di deposizione delle vittime (o presunte tali, spetta ai magistrati), dopo che ci ha ripetuto che i medici non hanno mai visto nulla di così “efferato” (per loro urge uno stage nei luoghi di guerra), sommessamente ricordando che saremmo ancora nel Paese di Cesare Beccaria e che il reo – un uomo chiaramente precipitato nell’abisso - andrebbe recuperato evitando di usare perennemente il tono del “buttate la chiave” contro l’“orco”.
Quindi, al solo fine di comprendere il fenomeno sociale dei comportamenti giovanili nelle notti milanesi - non si mette in dubbio il “reato”, non si fa quello che le maestrine di una “pesudoscienza” (K.R.Popper) definiscono “vittimizzazione secondaria” – avremmo dieci domande da porre alla vittima intervistata e alle altre presunte vittime che nessun giornalista sembra si senta di porre per non infrangere il muro del conformismo dilagante:
1) Che scuola fa o ha fatto la ragazza vittima? Perché ha, eventualmente, lasciato la scuola? Si rendono conto ragazze come queste che non sanno nemmeno parlare italiano (verbi coniugati in maniera sbagliata e non distinguono la differenza tra la parola “onere” e “onori”. Dicono: “Ci viene offerta la droga per fare gli oneri di casa”)?
2) Che lavoro fa e con quali guadagni? Come si mantiene questa ragazza? Guadagna abbastanza per il suo tenore di vita?
3) Dove vive e con chi? Che rapporti ha con la propria famiglia? Deve riferire a qualcuno quando non rientra a casa di notte? A chi? Dove aveva in previsione di dormire quella notte?
4) Con quali soldi acquista la droga quando “vuole divertirsi”, oppure se la fa sempre regalare? E se è così, e va in casa di “persone più vecchie” (ha detto così la ragazza), dove si trova droga gratuitamente, pensa che la droga le venga data in cambio di qualcosa o liberamente?
5) Se uno vuol stare con degli amici, immaginiamo amici reali e conosciuti da più di un minuto, perché va a casa di un uomo adulto?
Non bastava mettersi veramente d’accordo tra amici e trovarsi a casa propria (sempre, per altro, che ciò non fosse regolare per il Dpcm in atto)?
6) La ragazza paga o ha mai pagato le tasse? Sa che dalle tasse che un cittadino versa una quota (circa lo 0,4% del Pil ) viene usata per combattere la droga?
Il fatto che il consumo di modica quantità sia stato depenalizzato non significa che lo Stato italiano abbia liberalizzato il consumo delle droghe. Lo Stato è impegnato contro la diffusione della droga che ha un costo sociale altissimo. Lo sanno queste ragazze?
7) La ragazza sa che quando uno le offre della droga questi sta commettendo un reato e che, di fronte a un reato un buon cittadino chiama la polizia e se ne va?
Ovvero, si chiama la polizia non solo quando si è vittime di un reato, ma anche quando osserviamo il consumarsi di un reato. Se vedo un furto in gioielleria chiama i carabinieri non va davanti alla gioielleria sperando che cada un anellino dal sacco dei malviventi!
Quest’ultimo atteggiamento, infatti, favorisce la diffusione del reato: se nessuno assumesse droga non ci sarebbe il narcotraffico!
daniele leali alberto genovese
8) Non è lesiva dell’immagine del nostro Paese e della città di Milano continuare a ripetere che in tutte le feste “fighe”, “ricche” ecc. ecc. circoli droga? Nelle feste dove vanno e cercano di andare queste ragazze circolerà droga!
Nelle case e ai ricevimenti di persone più locupletate e qualificate di Genovese non ne circola alcuna droga! Si può dire a queste ragazze che “far festa” non è la finalità dell’agire umano e “far festa” non vuol dire drogarsi per godere “di più” e andare fuori di testa?
9) Tre giorni dopo l’accaduto stava per uscire dall’ospedale (con i traumi gravissimi riscontrati dai “sanitari”), come dichiarato dalla vittima, o era a un’altra festa come dichiarato dal sig.Leali? O entrambe le cose (ma i sanitari non hanno dato un periodo di convalescenza atto anche a stabilire l’eventuale gravità penale delle lesioni)?
10) Le dichiarazioni rilasciate da persona straniera, che ha riferito di aver contattato con la sua compagna la ragazza vittima di Genovese sul sito Tinder circa un anno prima dell’accaduto in esame (quando risulterebbe ancora minorenne) e che lei ha accettato di incontrarli più volte in cambio di soldi (per parlare), che in sua assenza si è impossessata illecitamente di denaro e della carta di credito usandola per proprio interesse corrisponde al vero oppure no?
alberto genovese daniele leali
Tutte queste risposte nulla cambiano sull’episodio al vaglio della magistratura ma, giunti alla milionesima volta in cui un tribunalino televisivo o giornalistico ci spiega (!) le cose, ecco, forse, sarebbero utili per capire quali siano effettivamente i comportamenti di queste giovani ragazze in rapporto alla società, ovvero famiglia, scuola, lavoro, amicizie… onde rendere possibile alla società valutare eventuali interventi – di carattere generale – per il sostegno dei giovani oppure consentire al Legislatore di introdurre nuove norme di controllo e anche tutela, se a diciotto anni non si è sufficientemente maturi, come pare evidente.
Un cittadino
alberto genovese alberto genovese Alberto Genovese alberto genovese alberto genovese alberto genovese alberto genovese