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Il giornalismo non è soltanto andare a prendere "le carte" in Procura, in caserma o da qualche avvocato, ma anche andare a verificare sul campo le notizie e scoprirne di nuove. E come tale, anche il giornalismo d'inchiesta non può essere zittito da querele pretestuose, a patto che i fatti narrati siano ovviamente veri ed esposti con obiettività.
RICCARDO BOSSIE' con queste motivazioni che il Tribunale di Milano ha archiviato la denuncia di Riccardo Bossi contro Ferruccio de Bortoli e Giuseppe Guastella, per lo scoop sulla barca tenuta in Tunisia e che sarebbe stata pagata con soldi sottratti ai rimborsi elettorali della Lega Nord. Motivazioni che faranno la gioia non solo del Corriere della Sera, ma di tutti coloro che cercano notizie in modo autonomo.
Con una sentenza depositata il 14 febbraio scorso, il Gip Fabrizio D'Arcangelo ha confermato la richiesta d'archiviazione già chiesta dal pm e alla quale si era opposto il legale torinese di Bossi junior. In particolare, ha confermato che Guastella, difeso da Caterina Malavenda, aveva fondato tutta la ricostruzione originaria sulla titolarità dello yacht da 2,5 milioni di euro e sull'origine dei fondi sulle carte dell'ordinanza d'arresto di Francesco Belsito e soci.
RICCARDO BOSSI ALLE CORSEMa il passaggio-chiave della sentenza è quello che riguarda l'autonoma attività d'indagine del giornalista, che è poi andato in Tunisia a scovare la barca. Il gip ricorda la sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo del 1997 in cui si afferma che il giornalista ha diritto a cercare le notizie autonomamente e anche attraverso fonti non ufficiali, che vanno quindi protette.
YACHT DI RICCARDO BOSSI IN TUNISIA FOTO GUASTELLA PER IL CORRIEREE poi scrive che "attesa la particolare modalità di esercizio di tale forma del diritto d'informazione, viene meno l'esigenza di valutare la veridicità della provenienza della notizia, non essendo la medesima attinta da alcuna fonte preesistente, bensì acquisita personalmente dal giornalista". Non solo, ma nella sentenza si sottolinea il valore "propulsivo e induttivo di approfondimenti" del giornalismo d'inchiesta. Un giornalismo lodato ai convegni ma spesso bastonato nei tribunali.
Caterina Malavenda