Andrea Montanari per "Milano Finanza"
La cessione da parte di Rcs Mediagroup della divisione Libri a Mondadori non è certo in discussione. I termini fissati con la dead-line del 30 settembre, dovrebbero essere rispettati. E, salvo cambiamenti dell'ultima ora che al momento non sono in discussione, si dovrebbe arrivare alla agognata firma.
L'operazione da 135 milioni di enterprise value (120 milioni è l'equity) è considerata win-win. Il gruppo editoriale di Via Rizzoli si priverà di una parte consistente del proprio perimetro e di un business storico che ha sollevato anche polemiche di natura politica (poi rientrate), ma riuscirà ad abbattere una buona parte dell'ingente debito bancario, 526,3 milioni al 30 giugno scorso in deciso rialzo rispetto al dato di fine anno, 482,5 milioni, e anche rispetto ai valori del primo semestre dello scorso anno, 518,2 milioni.
Mentre l'azienda di Segrate che fa capo alla famiglia Berlusconi, con questo deal, rafforzerà la leadership sul mercato librario nazionale arrivando a una quota vicina al 40% nel comparto trade. Per questo, sia il presidente Marina Berlusconi sia l'ad Ernesto Mauri sono decisi ad andare fino in fondo e staccare l'assegno per un'attività, Rcs Libri, che però ha visto calare il proprio giro d'affari di 30 milioni nell'arco degli ultimi 3 anni con una perdita di 16 milioni nel biennio 2013-2014 (nel 2012 ci fu una posta straordinaria superiore ai 100 milioni).
Un business che ha chiuso il primo semestre 2015 con ricavi per 47,5 milioni e un ebitda negativo di 6,9 milioni.
E se non è ancora chiaro il perimetro di attività che sarà realmente ceduto (Adelphi o Marsilio potrebbero essere lasciate fuori dalla trattativa), è dato per scontato che le parti trovino l'accordo in tempi rapidi. Perché poi l'affare dovrà obbligatoriamente essere valutato dall'Antitrust. Un percorso dovuto, che secondo diversi osservatori non dovrebbe incontrare particolari ostacoli, ma che comunque richiederà tra 60 e 90 giorni. Quindi, di fatto, è plausibile che si arrivi al passaggio di quote formali a fine anno. E solo in quel preciso istante, Mondadori metterà sul piatto i 135 milioni.
Ma ciò rischia, secondo alcune interpretazioni di mercato, di essere un pericolo serio per Rcs che proprio con le banche deve trattare per trovare una soluzione definitiva sul debito e rischia potenzialmente di sforare i covenant sull'esposizione complessiva se non rispetta i paletti prefissati al momento della ristrutturazione del debito. Tradotto: se i soldi da Segrate arriveranno entro dicembre, allora non ci saranno problemi. Ma se invece tutto dovesse slittare all'anno nuovo, allora lo spettro dell'aumento di capitale da 200 milioni potrebbe materializzarsi veramente.
Sulla validità del deal nei giorni scorsi si è espressa anche Mediobanca Securities. Per gli analisti di Piazzetta Cuccia, la nuova società dovrebbe generare circa 550 milioni di vendite annuali con un ebitda pre-sinergie di 60 milioni. Se si arriverà a un accordo con Rcs , «crediamo che il management di Mondadori possa estrarre una discreta dose di valore, con il nostro modello che suggerisce 15 milioni come obiettivo da raggiungere in tre anni. Ciò porterebbe a quasi 80 milioni di ebitda nel medio termine, con un ebitda margin del 13%, un livello di redditività registrato da Mondadori nel 2014», affermano gli esperti di Mediobanca che si attendono anche 3-5 milioni di costi legati all'm&a nel primo anno dell'operazione.