Da Circo Massimo - Radio Capital
Adesso è ufficiale. "Ho in mano la lettera che mi è arrivata ieri dal ministero dello sviluppo economico in cui vengo designato all'UNESCO", annuncia Lino Banfi a Circo Massimo, su Radio Capital. "Sono andato a parlare con il presidente dell'UNESCO italiano, Micciché, per chiedergli cosa dovessi fare, e lui mi ha detto che sono stato scelto per parlare ai giovani, per farli sorridere con i miei modi e fargli capire cos'è l'UNESCO che ancora non si sa. E io questo farò", dice l'attore a Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto,
"Molto pensano che questo mi arricchirà, ma come l'UNICEF, che è una delle cose a cui tengo di più, ci rimetterò qualcosa". Poi rivela com'è stata presa la nomina in famiglia: "Mia moglie sente poco, non aveva capito bene, e ha detto era ora, dopo 56 anni di matrimonio e 10 di fidanzamento, che ci facessero matrimonio dell'UNESCO".
Banfi poi solleva una questione: "Nessuno mi chiede 'che chézzo ci facevi tu quando presentavano il reddito di cittadinanza?'". E racconta com'è andata: "Mi chiamarono al ministero dei beni culturali, Bonisoli mi spiegò la situazione, mi disse che avrei preso il posto di Folco Quilici e che poi Di Maio mi avrebbe contattato per l'ufficialità. Poi, mentre andavo via, il ministro mi raggiunse sulle scale dicendomi di non chiamare il taxi, perché l'aveva chiamato Di Maio per ufficializzare la nomina quello stesso giorno", continua, "Io non sapevo niente, dissi 'andiamo', mi portarono in questo posto pieno di persone, dove c'erano pure il presidente del Consiglio e tutti i ministri, mi applaudivano, mi sorridevano, tutti i cameraman a chiedersi cosa ci facessi, e Di Maio mi presentò, gli ricordai di quando mi era venuto a trovare nella mia orecchietteria, e poi lui disse della nomina.
Ringraziai, dissi 'adesso andate avanti con il reddito', e me ne andai. C'è chi dice che fui una calamita. Beh, se sono stato una calamita vuol dire che avrò fatto qualcosa di buono...". Come patrimonio, dopo la pizza, Banfi vorrebbe proporre le orecchiette, "ma sarebbe troppo banale. Io mi devo acculturare, devo far finta di essere colto. In questo periodo ho fatto così male la noblesse, mi sento quasi in colpa. L'unica paura mia è che un giorno all'altro vengono ad arrestare me e Di Maio... nel caso, dirò che il guaio l'ha combinato lui".
Dopo la nomina dell'attore l'altro vicepremier Salvini ha più volte ironizzato: "E allora Pozzetto, Smaila, Jerry Calà?". "Non ho capito quella battuta", riflette Banfi, "Preferisce i comici del nord? Mi sembra una cosa strana, in un momento in cui deve ringraziare Dio perché si è conquistato l'affetto del sud che prima non aveva". E alla trasmissione mattutina di Radio Capital l'interprete di Oronzo Canà ricorda come, da emigrante, dribblava il razzismo dei settentrionali: "All'epoca c'era chi non affittava ai meridionali, ma io li ho sempre fregati tutti: sono nato ad Andria, con la scolorina cancellai la N e divenne Adria, quindi cercavo una stanza per dormire parlando veneto. Li ho sempre fottuti".
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