Bruno Ruffilli per www.lastampa.it
[…] I Joy Division sono finiti con la scomparsa di Ian Curtis, i New Order cominciano la loro avventura. Sotto la guida di Bernard Sumner inventeranno il pop degli anni Ottanta, elettronico e contaminato con la dance: una formula ripresa tra gli altri da Pet Shop Boys e Chemical Brothers.
Ma nella storia del rock quello dei Joy Division è un capitolo a parte, abbagliante di luce e denso di oscurità. Dove il vero protagonista è il fantasma di Ian Curtis, ucciso a ventitré anni dalla solitudine, dal peso del successo, dai medicinali che usava per curare l’epilessia. Con i suoi compagni firma due album, uno bianco e uno nero: cupi, ossessivi, traboccanti di angosce senza rimedio, saranno ricordati per la musica gelida e ossessiva, per i testi drammaticamente introspettivi; perfino le copertine di Peter Saville cambieranno per sempre la grafica dei dischi.
La storia di Ian Curtis inizia a Macclesfield, poco lontano da Manchester, il 15 luglio 1956, quella dei Joy Division il 4 giugno 1976: dopo un concerto dei Sex Pistols decide con alcuni amici di formare una band. In pieno fermento punk, i quattro guardano indietro, ai Roxy Music, ai T. Rex, a David Bowie; a un suo brano si ispirano per il primo nome, Warsaw. Verso la fine del 1977 si ribattezzano Joy Division: così si chiamava nei lager la sezione che ospitava le prostitute destinate ai gerarchi nazisti.
Il primo mini album con quattro brani esce nel maggio del 1978. Colpisce il suono della band, con sezione ritmica in evidenza, chitarre ridotte al minimo, astrusi echi di sintetizzatori, e su tutto la voce baritonale e monotona di Curtis. Gli stessi elementi del primo disco, Unknown Pleasures, pubblicato l’anno successivo: trentotto minuti, dieci sole canzoni, in copertina le pulsazioni di luce di una stella appena scoperta e nient’altro, neppure il nome della band. L’album è accolto bene dalla critica musicale e vende discretamente, ma in classifica entrerà solo dopo la morte di Curtis. Che intanto è diventato padre di una bambina, Nathalie, nata dalle nozze con Deborah Woodruff.
Unknown Pleasures cambierà la vita di molte persone: Moby e i Red Hot Chili Peppers riprenderanno New Dawn Fades, i Cure ne trarranno ispirazione per i giri di basso dei loro brani più famosi, da A Forest in poi.
[…] Ian Curtis ricorre sempre più spesso agli psicofarmaci, un paio di volte esagera con le dosi e finisce in ospedale. Il 7 aprile 1980 tenta il suicidio con i barbiturici; sopravvive, ma nessuno sembra cogliere il segnale di una crisi già gravissima. Intanto l’interesse per i Joy Division cresce: il secondo album è pronto, la casa discografica prepara un video e il manager organizza un tour che dovrebbe aprire ai quattro le porte del mercato americano. La partenza è fissata per il 19 maggio, ma all’alba del giorno prima Curtis si impicca; quando la moglie lo scopre, qualche ora più tardi, il giradischi suona ancora The Idiot di Iggy Pop. Closer esce due mesi dopo: è un disco desolato, rarefatto, spettrale. L’autore non ne era soddisfatto (in una lettera da poco ritrovata lo definirà «un disastro»), eppure il suo testamento sarà proprio quell’album bianco con una foto scattata nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova.
Appena Ian Curtis entra nel paradiso degli eroi rock, gli U2 gli dedicano A day without me, primo singolo dal loro album di esordio, poi arriveranno gli omaggi di Radiohead, Coldplay e mille altri. A ricordarlo sulla terra, una lapide a Macclesfield. Qualcuno la rubò, tempo fa; ora ce n’è una uguale, con un verso della sua canzone più famosa: Love will tear us apart, «l’amore ci farà a pezzi».