Bruno Ventavoli per Tuttolibri - la Stampa
«Maledetto buffone, proprio te dovevo incontrare». Fu la prima frase che Corto Maltese pronunciò mentre andava alla deriva nel Pacifico, legato a croce su una zattera. Quel «te», per inciso, era Rasputin. Il marinaio di Hugo Pratt nacque così, nel 1967. E per i cinquant' anni esce un cofanetto che contiene tutte le 29 storie che lo videro protagonista. Da Una ballata del mare salato a Mu (1988).
Sette ottimi volumi in bianco-nero. Occasione per riscoprire - qualora ce ne fosse bisogno - la magna opera di un geniale storyteller. Che così riunita acquisisce l' aspetto, la coerenza e l' unità di un immenso ciclo picaresco che spazia dall' Oceania alla Siberia, a Venezia, dal 1905 al 1925.
Quando lo concepì, Hugo Pratt aveva un solido tirocinio di fumetti avventurosi in Argentina, poi le strisce di Sinbad , L' odissea , L' isola del tesoro . E tante letture guida: Conrad, Kipling (allora snobbato perché cantore dell' imperialismo), Fenimore Cooper, Rilke; e un imprevedibile Zane Grey, il novelliere del west, che lo aiutò a forgiare un «non eroe» «che non deve niente a nessuno e va contro le idee ricevute».
Dopo la chiusura del piccolo mensile Sgt. Kirk sul quale aveva debuttato, Corto Maltese avrebbe potuto naufragare nel nulla. Invece trovò prima ospitalità in Francia, su Pif .
Poi un successo dilagante, dal Linus di Odb al Corriere dei Piccoli . Persino sull' Espresso , che era un lenzuolone di inchieste militanti, capace di far dimettere presidenti.
Longilineo, fascinoso, figlio di una zingara bellissima che aveva fatto innamorare Ingres, Corto Maltese è un marinaio errante, che non segue leggi, se non quella di non tradire gli amici, e l' altra altrettanto aurea, «non si voltano le spalle a una bella avventura», che lo spinge a partire sempre, avido di virtute, canoscenza e tesori (perché un po' è figlio di Stevenson e della letteratura marinara).
Disegnato dalla stessa mano per oltre vent' anni, resta uguale negli attributi iconografici, come un santo mascalzone: il berretto, l' orecchino, le sigarette, il paltò… Ma nei tratti qualcosa un po' muta. Quasi avesse una sua propria vita, o il pennino avvertisse, in modo fin commovente, gli anni che scorrono nel suo creatore. Una basetta più corta, un ciglio più dolce, i capelli meno crespi.
Corto non ha ideologie. Fiancheggia tedeschi o amazzoni, l' Ira o i bolscevichi. È un anarchico individualista. Un' anomalia nell' Italia presessantotto, dove era quasi doveroso schierarsi. Le sue strisce, invece, le trovavi ovunque. Nelle comuni fricchettone accanto al narghilè; nella mazzetta dei padri di famiglia; nella cartella dei ragazzini. Perché era un übermensch perfettamente nietzschiano, per tutti e per nessuno.
umberto eco e paolo poli babau 3
E anche una magnifica icona pop che comprimeva nelle vignette a china o acquerello, come in un quadro di Lichtenstein, l' alto e il basso, la grande letteratura e il popolare. Umberto Eco, dixit: «Se voglio divertirmi leggo Hegel, se voglio impegnarmi leggo Corto...». Perciò il marinaio incontra D' Annunzio, Jack London e la neoplatonica Hipazia (che somiglia a Patty Pravo); il Bushido e la Torah; Butch Cassidy in Patagonia, Hermann Hesse in Svizzera, Stalin, portiere d' albergo ad Ancona.
Da bambino una chiromante gli prese la mano e notò inorridita che non aveva la linea della fortuna. Lui se ne incise una con il rasoio del padre. Mica per sottolineare che «Homo faber fortunae suae» come si inculcava nei liceali. Bensì per rimarcare che non sottostava al destino e agli schemi del giudizio.
Libero di scegliere di volta in volta la causa per cui combattere seguendo solo il cuore, l' istinto, la foga, senza mai dividere il mondo in buoni e cattivi a priori, solo perché militano sotto un simbolo, una nazione, un' ideologia, un sì o un no. Regalatelo agli amici più cari. O anche a voi stessi. Sarà un dono prezioso in questo Natale di confusione globale.