Andrea Greco per “Oggi”
Come per alcune partite di Serie A, sulla carta sembrava non esserci storia: nella stessa città, Bologna, e negli stessi giorni, la scorsa settimana, si dividevano la scena due spettacoli teatrali: da una parte la corazzata di Fiorello, dall’altra il vascello di Drusilla Foer.
Eppure, inaspettatamente, dopo il passaggio a Sanremo, i biglietti per vedere l’alter ego con la messa in piega di Gianluca Gori sono finiti nel giro di poche ore, volatilizzati. Per trovare una spiegazione abbiamo provato ad appostarci in anticipo all’entrata dei teatri, e osservare il pubblico che entrava.
Qualche dato vagamente statistico: tra i 960 in fila per Eleganzissima abbiamo contato una media di solo 2,5 uomini ogni 10 donne. Tanti grupponi di amiche, molte coppie gay, pochi (anzi pochissimi) outfit eleganti, tante biciclette nelle rastrelliere. Tutt’altro panorama fuori dall’EuropAuditorium, dove era in cartellone Fiorello: molte coppie, chiome che hanno incontrato poche ore prima il parrucchiere, vestiti scelti con cura, e come colonna sonora l’inconfondibile tacchettio di chi, in ritardo, cerca di recuperare il suo po-sto in bilico sulle scarpe alte.
Forse si potrebbe archiviare tutto con semplicita: il pubblico della superstar tv considera l’appuntamento al teatro un evento mondano, mentre chi segue Drusilla e piu smaliziato e affronta la serata con confortevole understatement. Forse, perche poi quando la Foer entra in scena si affaccia un’altra ipotesi: il pubblico e li semplicemente per lei, non per quello che fara.
Le risate sono generose a ogni parola, gli sguardi partecipi e affettuosi, proprio come quando si va a trovare la cara zia bizzarra, quella con tanti aneddoti alle spalle e una vita affascinante. E Drusilla/Gianluca Gori, con l’occhio di bue che la illumina, unico punto di riferimento oltre al pianoforte nella scenografia minimalista, unisce le canzoni che fanno da ossatura allo spettacolo con gli aneddoti di una vita che, ovvio, non e mai esistita: il negozio di abiti usati che gestiva a New York, il marito deceduto, gli uomini bastardi che l’hanno mollata, e quelli ancora piu bastardi che si sono fatti mollare. E poi consigli, rimpianti, rimorsi e qualche battuta a doppio senso.
Quello che uno si aspetta di ascoltare andando a prendere un te dalla parente eccentrica, che con la sua vita intensa ci rassicura sul fatto che, chissa, anche noi potremmo averne una altrettanto spericolata.
UN’ALTRA MUSICA
Chiariamo un punto: lo spettacolo della Foer e stato in cartellone per due giorni, tutti e due sold out con largo anticipo, un risultato sorprendente per uno spettacolo intimo (e datato 2016). Detto questo, quello di Fiorello ha riempito, con un filo di fatica in piu, per tre date una sala da 1.350 posti, rispetto ai 960 dell’altro.
Insomma, stiamo parlando comunque di un grande successo, ma fatto di tutta un’altra pasta. Il pubblico si e messo in ghingheri e ora si aspetta uno show, grande e pieno di luci, e attende al varco il mattatore della serata. I piccoli inciampi che alla Foer sono stati tosto perdonati, qui non sarebbero accolti con la stessa tolleranza.
Forse proprio per questo di inciampi Fiorello non ne ha. Dedica una lunga introduzione a Bologna, gioca col pubblico e coinvolge Gianni Morandi, in sala con la moglie, e spinge sull’acceleratore tutto il tempo: nei 100 minuti abbondanti di spettacolo passa da TikTok alla musica trap, dai figli adolescenti alla sua avversione per le banane mature e via divagando senza mai perdere un colpo, o il filo del discorso.
Insieme agli autori deve aver lavorato parecchio, i testi sono solidi, le battute funzionano e si capisce che rincorrono l’attualita. Alla fine Ambra, infermiera, o Valentina, albergatrice, o Franco, commercialista, sono soddisfatti, e il perche lo spiega per tutti il signor Carlo, cartolaio: «Fiorello ha tenuto la scena per due ore, mica ha fatto il furbo».
E infatti fuori dal teatro tutti ridono di nuovo ripetendosi le gag piu divertenti. Questa e l’altra grande differenza con lo spettacolo di Drusilla: nessuno si e fermato fuori a commentare. E del resto da quando, dopo che sei andato a trovare una cara zia, o un’amica di famiglia, ti fermi fuori dall’uscio a ripetere quello che ha detto?
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