Carrie Weisman per “AlterNet”
In teoria il sesso fa sentire bene, in pratica spesso coincide con la tristezza. Forse perché realizziamo che, come tutte le cose belle della vita, è fugace. Forse perché dopo essersi persi nel corpo di un altro e aver occupato uno spazio dove il tempo non conta, il rientro nella realtà meno bella pesa molto. O forse riguarda le persone più inclini alla depressione.
Qualche psichiatra tratta con antidepressivi i pazienti affetti dal blues post-sesso, clinicamente noto come disforia post-coitale, un fenomeno più diffuso di quanto crediamo.
Secondo uno studio del 2015 condotto su 230 giovani, almeno la metà l’ha sperimentata. L’1% delle donne l’ha provata ogni volta che faceva sesso, il 5% ha provato malinconia, depressione, ansia, o è scoppiato in lacrime dopo l’atto sessuale. E lo studio è stato condotto fra coppie felici del proprio rapporto.
Il dottor Schweitzer ha scoperto non il motivo principale ma sicuramente qualcosa che possa prevedere la disforia post-coitale: una storia di abuso sessuale nell’infanzia. Altre teorie danno colpa agli ormoni, alla prolattina che inibisce la dopamina, responsabile della eccitazione sessuale. Qualcuno pensa addirittura che questa condizione serva all’evoluzione. La verità è che il sesso aiuta a rilasciare la tensione, non solo fisica. Porta via stress, preoccupazioni, pensieri negativi.
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L’altra teoria si basa sulle aspettative sessuali, su ciò che accade quando i regni della fantasia e della realtà non sono sincronizzati. Per tutti il sesso è una cosa bella, piacevole, e piangere successivamente non è quello a cui ci si prepara. Però essere tristi perché si è inspiegabilmente tristi dopo il piacere, non è una soluzione.