vittorio feltri giampiero mughini - copyright Pizzi
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Caro Dago, a fine 2013 il mio compenso a “Libero” era talmente alto - 600 euro lordi a botta - che, contrariamente a quanto ti ha scritto il mio amico Maurizio Belpietro, non avrei avuto nessuna difficoltà ad accettare un’amputazione del 20 per cento. In realtà in quella nostra civilissima telefonata lui ebbe il tempo solo di dirmi che il mio costo di collaboratore andava abbassato, ciò che era ragionevolissimo.
Non parlammo affatto di cifre, non ce n’era bisogno. Io non ne volevo più sapere di stare in un giornale di cui non soltanto non condividevo la linea (questo da sempre, ma non era stato affatto un problema), ma che mi imbarazzava. E lo dico da borghese quanto più liberale e realista in politica, non da uno che sproloquia in difesa dei valori della Resistenza o che acchiappa le nuvole di un qualche mondo perfetto edificato con il marchio della sinistra. Sono andato via da “Libero” perché non volevo più scrivere su quel giornale e non ritenevo di essere adatto al pubblico che si era scelto. Semplice.
Quanto all’ “Indipendente” di venti e passa anni fa, eravamo tutti più giovani, caro Maurizio. La vitalità dell’ “Indipendente” diretto da Vittorio Feltri e poi da Pialuisa Bianco è stata quella di far convivere personaggi che avevano caratteristiche e umori diversi, da me a Massimo Fini a Giordano Bruno Guerri a Oliviero Beha. P
er leghisti e simileghisti io non avevo la benché minima simpatia. I titoli dell’ “Indipendente” li saltavo e comunque facevano parte dell’amosfera di quel tempo e di quel giornale, che a suo modo fu corsaro e innovatore. Quando una nullità leghista sventolò in Parlamento un cappio contro Giuliano Amato, io chiesi e ottenni da Vittorio Feltri di poter scrivere un articolo in cui connotavo quel pagliaccio per quello che si meritava.
A lato del mio Feltri pubblicò l’articolo di non ricordo quale carneade che si diceva invece entusiasta del gesto del leghista. Così era l’ “Indipendente”, ciascuno di noi diverso dagli altri. Andava benissimo così.
Quanto a Maurizio, un arrivederci il più amicale. Anche perché quando noi duettavamo sulla prima pagina di “Libero”, lo so bene che lui in fondo era più d’accordo con me che con se stesso.
pp indipendente LIBERO-BERLUSCONI
Giampiero Mughini