MUSK SMASCHERA GLI OBAMA: È STATA MICHELLE A FARE PRESSIONE PER RIMUOVERE TRUMP DA TWITTER – LO SCRITTORE MICHAEL SHELLENBERGER PUBBLICA NUOVE RIVELAZIONI SUI DOCUMENTI RESI DISPONIBILI DAL NUOVO PROPRIETARIO DEL SOCIAL NETWORK: NEL 2018 TWITTER DECISE DI NON BANNARE L’ALLORA PRESIDENTE. POI DOPO L’ASSALTO DI CAPITOL HILL CAMBIÒ IDEA: COSA SUCCESSE NEL FRATTEMPO? – GLI INCONTRI DEL DIRIGENTE DELLA SOCIETÀ, YOEL ROTH, CON L’FBI, E L’ATTACCO DI MUSK A FAUCI: “VA PERSEGUITO A LIVELLO PENALE”

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Stefano Graziosi per “La Verità”

 

donald trump donald trump

Proseguono le rivelazioni legate alla pubblicazione dei cosiddetti Twitter Files. Sabato sera, Elon Musk ha reso disponibili nuovi documenti, che sono stati diffusi dallo scrittore Michael Shellenberger. Questa tranche continua a raccontare il processo interno che portò al blocco dell'account di Donald Trump l'anno scorso, arricchendo la vicenda di ulteriori dettagli.

 

Shellenberger ricorda innanzitutto che, nel 2018, i vertici di Twitter si erano rifiutati di bloccare il profilo di Trump: una posizione, mutata ciononostante nel gennaio 2021, soprattutto dopo le richieste arrivate da Michelle Obama e dall'Anti defamation league. Il che è già di per sé un vistoso cortocircuito. Ricordiamo che la decisione di bloccare quell'account fu presa, tra gli altri, dall'allora responsabile legale dell'azienda, Vijaya Gadde.

michael shallenberger michael shallenberger

 

Ebbene, secondo il sito Open Secrets, costei è stata finanziatrice della campagna presidenziale di Barack Obama (oltre che di altri noti esponenti dem, come Hillary Clinton, John Kerry e Kamala Harris).

 

Ora, non solo Michelle Obama fu attivamente impegnata nella campagna presidenziale di Joe Biden del 2020. Ma l'Anti defamation league è anche guidata dal 2015 da Jonathan Greenblatt, che fu direttore dell'ufficio per l'innovazione sociale della Casa Bianca tra il 2011 e il 2014, cioè ai tempi della presidenza Obama.

 

Sembrerebbe quindi che il network della famiglia Obama abbia avuto voce in capitolo nel blocco del profilo di Trump: blocco arrivato l'8 gennaio 2021 per «incitamento alla violenza» (mentre personaggi controversi come Ali Khamenei e Nicolas Maduro hanno potuto continuare a cinguettare comodamente).

 

twitter files parte 4 la rimozione di donald trump by michael shellenberger twitter files parte 4 la rimozione di donald trump by michael shellenberger

«Twitter afferma che il suo divieto si basa "specificamente su come [i tweet di Trump] vengono ricevuti e interpretati". Ma nel 2019, Twitter aveva dichiarato di "non tentare di determinare tutte le potenziali interpretazioni del contenuto"», scrive Shellenberger. Un capovolgimento, accompagnatosi al nodo del cambio repentino delle politiche societarie che, fino ad allora, avevano fondamentalmente evitato di bloccare gli account di «funzionari eletti».

 

michelle obama michelle obama

Un ingegnere interno fece presente questo problema all'allora dirigente di Twitter, Yoel Roth, scrivendo: «Sento che molti dibattiti sulle eccezioni derivano dal fatto che l'account di Trump non è tecnicamente diverso da quello di qualsiasi altro e tuttavia è trattato in modo diverso a causa del suo status personale, senza corrispondenti regole di Twitter». «Le politiche sono una parte del sistema di funzionamento di Twitter [...] Ci siamo imbattuti in un mondo che cambia più velocemente di quanto siamo stati in grado di adattare il prodotto o le politiche», replicò Roth.

 

Insomma, pare proprio che le politiche societarie vennero modificate discrezionalmente ad personam e, assai probabilmente, a fronte di pressioni, come quella di Michelle Obama. Non dimentichiamo tra l'altro che la terza tranche dei Twitter Files ha mostrato come Twitter avesse già iniziato a colpire e a etichettare negativamente i tweet di Trump molte settimane prima dell'irruzione in Campidoglio. Senza poi trascurare i frequenti (e controversi) incontri tra i vertici aziendali e l'Fbi nel periodo precedente alle elezioni presidenziali statunitensi del 2020.

 

yoel roth yoel roth

Infine, ma non meno importante, la piattaforma di San Francisco attuò forme di censura anche sul fronte sanitario. Secondo quanto emerso dalle precedenti tornate dei Twitter Files, nella «lista nera delle tendenze» finì per esempio Jay Bhattacharya: professore di medicina all'Università di Stanford e «colpevole» di aver criticato i lockdown pandemici.

 

È in questo quadro che, proprio ieri, Musk è andato all'attacco di Anthony Fauci, paragonandolo sarcasticamente al (poco simpatico) personaggio tolkieniano di Grima Vermilinguo e chiedendo esplicitamente che venga perseguito a livello penale. Non solo: sempre ieri, il nuovo Ceo di Twitter ha dichiarato che molto presto saranno pubblicati i files relativi alla censura in materia pandemica, risalenti alla gestione di Jack Dorsey.

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