Marco Giusti per Dagospia
Lo ricorderemo per sempre crivellato di colpi come Sonny Corleone ne “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, forse non il suo personaggio migliore, ma certo quello più popolare e quella morte inaspettata fu per gli spettatori del tempo un duro colpo da assorbire.
James Caan, morto a 82 anni, era un attore di grande finezza e intelligenza, non sempre fortunato nei destini dei suoi film, cosa che gli provocò non pochi cali di successo, ma sempre in grado di riprese inaspettate con scelte di grande qualità.
james caan e anjelica houston huston gardens of stone
Non a caso lo ricordiamo in film del tutto diversi come il meraviglioso “Thief” di Michael Mann con la musica dei Tangerine Dreams dove è il ladro protagonista, in “Misery” di Rob Reiner, dove è lo scrittore preso in ostaggio e torturato da Kathy Bates, in “Rollerball” di Norman Jewison, che anticipa i personaggi alla Stallone, in “Dogville” di Lars Von Trier e in “The Yards” di James Gray, nel ruolo del mafioso da commedia padre di Jeanne Tripplehorne in “Mickey Blue” di Kelly Makin.
amy sedaris, james caan e will ferrell elf
Nato nel Bronx nel 1940 da due immigrati ebrei tedeschi, il padre era macellaio, si distinse negli anni dell’Università, dove studiò Economia, come sportivo, rugby, cintura nera di karaté e rodeo, tanto da esser chiamato “The Jewish Cowboy”, tutte passioni che porterà nel cinema negli anni successivi.
Scopre di saper recitare molto presto e appare in una serie di spettacoli off Broadway, ma nei primi anni ’60 lo troviamo già a Hollywood. Il suo esordio al cinema, dopo qualche apparizioni nelle serie tv, è come marinaio in “Irma la dolce” di Billy Wilder nel 1963, ma è già protagonista di “Lady in a Cage”, thriller di Walter Grauman con Olivia De Havilland e uno dei protagonisti di “Doringo!” di Arnold Laven.
al pacino james caan il padrino
Ancora meglio sarà nel piccolo film di corse automobilistiche “Linea rossa 7000” di Howard Hawks. Sarà proprio Hawks a portarlo sul set di “El Dorado”, con un buffo cappello a mezza tuba e una sputafuoco in mano, tra due miti come John Wayne e Robert Mitchum. Non solo non sfigurò, ma lo notammo tutti.
Al punto che la Universal ne fa il protagonista di una serie di film di genere piuttosto interessanti, come “Assassinio al terzo piano” di Curtis Harrington, giallo di grande culto con Simone Signoret e Katharine Ross o “I 7 del Texas” di William Hale, un western che allora ci apparve di grande novità.
Nel 1969, assieme a un paio di film interessanti, “Rabbit, Run” di Jack Smight con Anjanette Comer, “T.R.Baskin” di Herbert Ross con Candice Bergen, incontra Francis Coppola che gli offre un ruolo di ragazzone buono ma disturbato che accompagna la protagonista Shirley Knight in fuga dalla famiglia e dal ruolo di moglie in “Non torno a casa stasera”/”The Rain People”.
Grande successo gli portò anche in tv il ruolo di Brian Piccolo, giocatore professionista di rugby dei Chicago Bears malato di cancro, in “Brian’s Song”, 1971.Tutto questo lo porterà nel 1972 al ruolo di Sonny Corleone in “Il Padrino” di Coppola, ruolo che gli valse la sua unica nomination all’Oscar.
james caan e ingrid hajek 1993
Visto come un attore di impostazione diversa, non legato all’Actor’s, rispetto ai Pacino, De Niro, anche a Duvall, James Caan dovrà dimostrare negli anni di non avere solo un fisico adatto al cinema degli anni ’60, ma di saper anche recitare ruoli più sottili.
Lo troviamo in coppia con Alan Arkin nel poliziesco “Freebie and the Bean”, 1974, nel favoloso “The Gambler” di Karel Reisz, una delle migliori versioni cinematografiche de “Il giocatore” di Dostoevskij, dove recita assieme a Lauren Hutton. In “Funny Lady” di Herbert Ross, 1975, è l’uomo della Fanny Brice di Barbra Streisand. Negli anni ’70 lo troviamo protagonista di “Rollerball” di Norman Jewison, girato in Germania, e, assieme a Robert Duvall, del bellissimo “Killer Elite” di Sam Peckimpah, dove si può vedere la sua passione per il karaté.
james caan barbra streisand funny lady
Non furono dei successi film come “Slither”, “Cinderella Liberty”, “Harry and Walter Go to New York”, “Comes a Horseman” e la commedia “Capitolo secondo”, ma ritrovò il suo status di attore di culto in “Thief” di Michael Mann nel 1981. Non facile da dirigere sul set, si ritrovò col suo regista preferito di sempre, Francis Coppola, nel bellissimo e tristissimo “Giardini di pietra” nel 1987.
Non funzionarono né “Alien Nation” né “Dick Tracy” di Warren Beatty, ma fu grandissimo in “Misery” di Rob Reiner nel 1990. Anche se negli anni ’90 la cocaina non lo aiutò molto nella carriera, lo ritroviamo in gran forma, in film diversi e decisamente più moderni come “The Yards” di James Gray e “Dogville” di Lars Von Trier, che una ventina d’anni fa lo riportarono alla luce, quando non aveva che sessant’anni.
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